La visita di re Carlo III, con la regina Camilla, in Vaticano è ''più''.
Più di una visita di Stato, come quelle che punteggiano le agende del monarca britannico e del Pontefice.
Più dell'incontro tra due capi di Stato, accomunati dal cristianesimo, ma anche da una visione della vita che vede al centro l'Uomo.
Più di uno scambio di complimenti, saluti e doni.
Re Carlo incontra il Papa in Vaticano per una storica preghiera
La visita del capo della Chiesa anglicana a quello della Chiesa cattolica è stato l'incontro tra due personaggi internazionali, che hanno capito la potenza della parola e dei simboli, come è stata fortemente simbolica la preghiera che, insieme, hanno recitato in una delle più belle ambientazioni del mondo, la Cappella Sistina, dove sono risuonate le parole e la musica (il coro è stato quello delle voci bianche di Saint James's Palace), ma anche la certezza di un nuovo capitolo nella storia dei rapporti tra Londra e il Vaticano.
Un incontro che è sembrato quello tra due persone che, da oggi e per il futuro, vogliono essere parte di un afflato universale; due persone e personalità che sanno benissimo cosa significhi l'esposizione mediatica (re Carlo, per le vicende personali e della sua famiglia, lo sa anche troppo).
Come confermato da un brevissimo scambio di battute sui media e sulla loro invadenza. Pochi istanti dopo essersi incontrati, Carlo ha detto al papa che le telecamere che stavano riprendendo l'evento erano un ''pericolo costante''. Parole alle quali, con un sorriso, Leone XIV ha risposto con la leggerezza che sembra permeare ogni suo gesto.
''Ci si abitua'', ha detto, facendo capire che anche lui ha dovuto prendere consapevolezza del suo essere ormai un personaggio pubblico.
Tutto, in questo evento - che è storico anche perché è la prima volta che un sovrano britannico, quindi capo della Chiesa anglicana, prega con un papa - assume un valore particolare. Anche lo scambio dei doni e delle onorificenze, spesso un rito, ma che, in occasione della visita dei monarchi britannici in Vaticano, assume importanza.
Carlo III ha regalato al Papa un'icona di Sant'Edoardo il Confessore (il re è noto per il suo interesse per le icone, che caratterizzano la devozione della Chiesa Ortodossa), dicendo, nel momento della consegna, che si tratta di un ''piccolo segno'', ma molto significativo. Sant'Edoardo fu un re d'Inghilterra noto per essere un uomo di grande preghiera.
In cambio, il Papa ha regalato al re una versione in scala di un mosaico "Cristo Pantocratore" , che si trova nella cattedrale normanna di Cefalù.
La funzione - durante la quale il ministro degli Esteri britannico, Yvette Cooper, ha letto un passaggio della Lettera di San Paolo ai Romani - si è conclusa con una preghiera di Leone XIV, ''Dio nostro padre, tu hai creato i cieli e la terra".
Il simbolismo di un Papa e di un Re che pregano insieme quasi 500 anni dopo la separazione della Chiesa d'Inghilterra da Roma è sorprendente.
Lo stesso vale per il gesto di riconoscere il ruolo svolto dai governanti anglosassoni nella manutenzione della bellissima Basilica di San Paolo fuori le Mura.
Ma naturalmente il rapporto tra la Chiesa, di cui il Re è governatore supremo, e il Vaticano ha già fatto molta strada dal 1534. Come confermato dal fatto che le due Chiese lavorano insieme su numerosi progetti e questioni globali.
Papa Francesco e l'ex arcivescovo di Canterbury Justin Welby hanno anche fatto un viaggio, insieme, in Sud Sudan per cercare di incoraggiare la pace. Così, mentre le immagini del Vaticano di oggi saranno storiche, le basi per questi momenti sono state gettate nel corso di decenni e secoli di incontri.