Gli italiani dicono no ai tagli sul sociale e sull’agricoltura per sostenere la spesa militare. È questo il messaggio netto che emerge dal rapporto Coldiretti/Censis, presentato al XXIII Forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione, organizzato da Coldiretti in collaborazione con The European House - Ambrosetti. Secondo l’indagine, il 76% dei cittadini italiani si oppone in modo deciso a qualsiasi ipotesi di riduzione dei fondi destinati a welfare e politiche agricole per finanziare le armi, una posizione che attraversa classi sociali, generazioni e territori senza distinzioni.
Rapporto Coldiretti/Censis: il 76% degli italiani contro i tagli sociali per finanziare le spese militari
Il dato riflette un sentimento sempre più diffuso di insofferenza verso scelte considerate lontane dalla quotidianità reale delle persone e dei lavoratori. Mentre l’Europa discute di bilanci e di strategie militari, in Italia cresce la percezione che le priorità siano altre: proteggere i redditi, sostenere le imprese agricole, difendere il sistema di welfare che rappresenta una delle colonne portanti della società. A preoccupare è anche la distanza che si sta aprendo tra cittadini e istituzioni comunitarie. Il 70% degli italiani, secondo il rapporto, dichiara di sentirsi sempre più estraneo alle decisioni prese a Bruxelles. Un’Europa percepita come “lontana”, incapace di ascoltare i territori e sempre più chiusa nella propria burocrazia.
La parola più ricorrente è “tecnocrazia”: un potere regolato da numeri e procedure, ma povero di empatia politica e di visione sociale. Nel documento emerge un quadro critico nei confronti di un’Unione vista come una macchina complessa, dove il principio democratico appare indebolito da un apparato amministrativo che decide senza consultare davvero i cittadini. Questa sensazione di distanza, sottolinea il rapporto, alimenta una crescente sfiducia e un progressivo “svuotamento della democrazia”, percepita come sempre più formale e meno partecipata.
A finire sotto accusa è anche la gestione dei rapporti economici internazionali. Il malcontento si concentra, in particolare, sull’operato della Commissione Europea guidata da Ursula von der Leyen, accusata di aver mantenuto un atteggiamento “troppo accondiscendente” nei confronti degli Stati Uniti nella partita sui dazi. Una posizione che, secondo Coldiretti e Censis, avrebbe penalizzato le imprese europee, e in particolare quelle italiane, già messe alla prova dall’aumento dei costi energetici e dalla concorrenza dei mercati extraeuropei.
Il rapporto denuncia un’Unione che, pur imponendo regole stringenti e talvolta onerose ai propri Stati membri, non mostra la stessa fermezza nel difendere gli interessi economici e sociali del continente sullo scenario globale. In altre parole, una Europa rigida all’interno e debole all’esterno, dove la tutela del mercato agricolo e del lavoro sembra passare in secondo piano rispetto agli equilibri geopolitici. Un monito forte arriva dal segretario generale di Coldiretti, Vincenzo Gesmundo (in foto), che nel suo intervento ha richiamato con forza la necessità di un cambio di rotta contro “Un processo che rischia di trasformare l’Unione da spazio di cooperazione, pace e democrazia in una struttura tecnocratica e autoreferenziale, dove le scelte vengono imposte dall’alto, svuotando il ruolo dei cittadini e dei parlamenti nazionali”, ha denunciato il segretario generale di Coldiretti, Vincenzo Gesmundo. “Per evitarlo - ha aggiunto - occorre riconnettere l’Europa ai suoi valori fondativi: sviluppo, agricoltura, welfare e partecipazione, restituendo centralità alla sovranità popolare e alle regole democratiche.”