Economia

Il taglio dei tassi statunitensi si avvicina

César Pérez Ruiz, Head of Investments & CIO di Pictet Wealth Management
 

La scorsa settimana l’indice S&P 500 ha guadagnato lo 0,9% (in USD) dopo che il calo dell’inflazione dei prezzi al consumo di giugno ha aperto la strada a un primo taglio dei tassi da parte della Fed (pensiamo a settembre). I risultati del 2° trimestre delle principali banche sono stati contrastati ma sostanzialmente in linea con le attese. La prospettiva di tassi più bassi ha portato gli investitori a ridurre le scommesse sulle big tech e ad effettuare una rotazione verso i settori rimasti indietro, incluse le small cap, con l’indice Russell 2000 che ha messo a segno un +6,0% (in USD) nel corso della settimana. La stasi politica ha fatto segnare il passo al CAC 40 francese la scorsa settimana, ma i dati sulla crescita e la nuova agenda economica dei laburisti (che include più case e infrastrutture) ha aiutato le azioni britanniche a chiudere un’altra settimana positiva, con il FTSE 250 in rialzo del 2% (in GBP). Gli US Treasury hanno registrato un rally grazie alle notizie sull’inflazione, e il calo dei tassi è stato ancora più pronunciato in Europa. Le obbligazioni societarie hanno avuto anch’esse un buon andamento, con un marcato restringimento degli spread dell’high yield statunitense. La sterlina ha continuato ad apprezzarsi, mentre lo yen si è rivalutato rispetto all’USD la scorsa settimana (grazie probabilmente ad un intervento ufficiale effettuato al momento giusto). Il calo dei tassi statunitensi ha aiutato l’oro.

Aggiungendosi agli interrogativi riguardo all’età e alle capacità cognitive del presidente Biden, il tentato assassinio di Donald Trump di sabato, potrebbe, almeno nel breve periodo, migliorare le sue probabilità di vittoria nelle elezioni presidenziali di novembre. Considerata la sua agenda di tagli delle imposte, questo potrebbe portare ad un aumento dell’inflazione e, soprattutto se i repubblicani dovessero avere la maggioranza in entrambe le camere del Congresso, ad un ulteriore allargamento del deficit federale. Venendo all’inflazione, il rapporto CPI di giugno rafforza la nostra ipotesi di un primo taglio dei tassi da 25 punti base da parte della Fed a settembre, seguito da un altro a dicembre. Il rapporto ha inoltre avviato una repentina e largamente prevista riduzione della concentrazione di mercato, con le small cap che hanno performato molto meglio rispetto alle azioni collegate alle big tech. Ora si prevede che la stagione degli utili del 2° trimestre mostrerà un calo della quota della crescita degli utili delle «Magnifiche 7» nell’S&P 500 dal 1° trimestre,  quando questi sette titoli si erano accaparrate praticamente tutta la crescita degli utili. Questa settimana seguiremo con attenzione i dati sulle vendite al dettaglio negli Stati Unti per vedere se segnaleranno un rallentamento della spesa dei consumatori, nonché la terza sessione plenaria del partito comunista cinese.

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