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Carceri: le parole di Francesco raccontano una realtà che oscilla tra utopia e distopia

Redazione
 

Se una persona in età avanzata dice delle cose che non condividiamo, la via d'uscita più elegante, davanti all'imbarazzo, è dire che è talmente avanti negli anni che bisogna fare finta di non avere sentito.
Ma se la persona, sebbene abbia 88 anni, è il capo di uno Stato sovrano e per di più è anche il Papa, ogni sua parola merita di essere ascoltata, ma, se del caso, anche essere commentata.
Soprattutto quando, come ha fatto ieri, uscendo da Rebibbia, ha detto che lì, nel carcere romano, c'erano ''pesci piccoli'' mentre quelli grossi sono fuori.

Carceri: le parole di Francesco raccontano una realtà che oscilla tra utopia e distopia

Una frase detta con il cuore dopo avere visto come si vive dietro le sbarre; come la privazione della libertà personale e la distanza dagli affetti abbrutisca uomini e donne; come spesso le prospettive per i detenuti di cancellare gli errori e avviarsi ad una vita di normalità sono inesistenti o quasi e spesso per colpe non loro, almeno quelle.
Ma è anche una frase che merita una piccola, rispettosissima (visto chi l'ha pronunziata, che merita un quotidiano ringraziamento per quanto si spende quotidianamente per chi soffre e per la pace nel mondo) considerazione perché, sia pure indirettamente o involontariamente, alimenta il rancore di chi vede in questo modo certificato che il marcio della nostra società spesso sfugge al castigo.

Se potessimo rivolgerci a papa Francesco gli diremmo solo che parlando di pesci grossi che fuori sguazzano nel male e nel crimine non è che renda merito a chi, ogni ora di tutti i giorni, senza domeniche o feste, combatte chi delinque, sia esso un ladruncolo o un grande trafficante di droga, sia esso qualcuno che fa soldi sui bisogni degli altri o uno squalo del lato oscuro della grande finanza.

Il mondo non si divide in nero e bianco, ed è nelle sfaccettature dello spettro dei colori che convivono delinquenti e persone per bene, senza che per questo tra di essi vengano a cadere le differenze.
Se si delinque la sola cosa che dirime è l'ampiezza, e quindi la gravità, del crimine, che viene punito appunto tenendo conto di quali siano le conseguenze. Ridurre tutto a chi delinque in piccola oppure grande scala è solo un punto di vista, non certo un contributo a risolvere l'enorme e imbarazzante piaga del sovraffollamento delle carceri italiane e, a monte, della lentezza della macchina della giustizia che tiene in galera chi ancora deve essere processato.

Sparare, metaforicamente, nel mucchio non serve a nessuno, se non a chi - come lo stesso papa Francesco - chiede che vengano adottate misure per abbassare la pressione del numero dei detenuti, ma non proponendo misure che ne evitino ricadute nel crimine e, quindi, accrescendo lo sconcerto delle persone oneste, magari vedendo di nuovo in giro piccoli spacciatori, ladri, truffatori e professionisti disonesti.

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