In perfetta continuità stilistica con il suo personaggio in ''Babygirl'' in cui interpreta una gelida boss aziendale, Nicole Kidman ha intrapreso il tour promozionale del suo film, in uscita negli Stati Uniti a Natale, mettendo in valigia praticamente i costumi utilizzati sul set, cavalcando a pieno titolo il nuovo trend ''office siren'' che prevede anche per le star, la maggior parte di cui non ha mai messo piede in un ufficio, almeno non per lavorare, proprio la classica divisa aziendale: gessato, giacche doppiopetto e la cosiddetta gray tailoring, ovvero un nome, un programma.
"Office siren": Nicole Kidman e il nuovo trend
Nel caso di Kidman, il favoloso tailleur firmato Dolce&Gabbana, austero e sensuale al tempo stesso, indossato il 16 dicembre a New York per partecipare al “The Late Show with Stephen Colbert”, dove era attesa come ospite è astutamente abbinato alla t-shirt da merchandising della sua ultima fatica cinematografica, in uscita il 25 dicembre negli Stati Uniti e il 30 gennaio in Italia.
L’attrice si è quindi affidata a un grande classico di tendenza come il suit maschile rivisitato in chiave femminile, proprio mentre sui social la Gen Z incorona le righe sottili e i collant coprenti sotto l’egida appunto dell’office siren, che conta 48.000 video associati su TikTok, alcuni dei quali hanno totalizzato milioni di visualizzazioni, grazie anche all’endorsement di vippame vario, da Rihanna che fa commissioni a Los Angeles indossando un completo a righe di Bottega Veneta, a Elle Fanning che si presenta a un photocall londinese per "A Complete Unknown" con una camicia gessata di Saint Laurent, pantaloni larghi beige e una cravatta blu navy.Alla sfilata di Saint Laurent a settembre, la stessa collezione che Fanning ha scelto per i suoi outfit, il direttore creativo Anthony Vaccarello ha puntato sul tailleur, disegnandolo con enormi spalle anni '80, camicie a righe sottili e cravatte dai colori gioiello. Brand del calibro di LaQuan Smith, Nina Ricci e Antonio Marras hanno seguito subito l'esempio, proponendo il gessato a righe sottili su miniabiti e silhouette esagerate.
Addio quindi all’equazione gessato=Corleone, anzi: ormai lontani gli echi di una certa narrazione stereotipata e abolita del tutto quell’aria da Padrino di ''Coppoliana'' memoria, il motivo può essere fatto risalire almeno all'epoca medievale.
Una delle prime menzioni del pinstriping in letteratura, infatti, risale addirittura ai "Racconti di Canterbury" di Geoffrey Chaucer, scritti nel XIV secolo, in cui lo scrittore inglese descriveva un avvocato con addosso un semplice cappotto "cinto da una cintura di seta a righe sottili". Nell'era vittoriana, gli abiti decorati con linee a trama singola erano diventati un punto fermo nella classe bancaria britannica: si dice che ogni banca possedesse una particolare combinazione di colori o tessuto, mentre lo spessore e la spaziatura delle righe stesse delineavano il rango di una persona all'interno dell'azienda.
Proprio perché si cerca sempre ciò che manca e per questo gli esseri umani sono incapaci di starsene tranquilli in una stanza, è paradossale che le star, notoriamente al di sopra delle quotidianità e della miseria del lavoro in ufficio e del dresscode dei dipendenti, siano fra i più ferventi fans di un simbolo della professionalità aziendale: a tranquillizzarli, forse, la certezza che in ogni caso non dovranno scendere mai nell’arena e che si tratta di uno sfizio spesso ottimamente remunerato. Del resto, Kevin Bacon, abbandonata l’aura hollywoodiana, aveva deciso di trascorrere una giornata da “anonimo” in un centro commerciale californiano, The Grove, per poi ammettere al Graham Norton Show che una vita del genere è “una schifezza”: insomma, la consapevolezza di doverci andare mai sicuramente rende vestirsi da ufficio molto più piacevole.