Il mercato dell'energia nucleare può generare in Italia un mercato da 46 miliardi entro il 2050 per la filiera industriale italiana, con un valore aggiunto di 14,8 miliardi di euro e la creazione di circa 117mila nuovi posti di lavoro e un risparmio annuo stimato tra 8 e 10 miliardi sulle importazioni di energia, ponendosi come risorsa strategica per la transizione energetica. E' quanto stima una nuova analisi di EY “Nucleare Italia: il punto della situazione”.
Nucleare, studio EY valuta un mercato da 46 miliardi in Italia con 117.000 posti di lavoro entro il 2050
Facendo un paragone con gli altri Paesi europei, in Europa l'energia nucleare gioca un ruolo cruciale nella transizione energetica. La Francia ha una capacità nucleare installata di circa 61 GW, coprendo il 70% della domanda elettrica nazionale. La Germania, invece, ha deciso di disattivare le proprie centrali nucleari entro il 2022, ma sta valutando la possibilità di riaprire il dibattito sul nucleare a causa delle crescenti preoccupazioni per la sicurezza energetica e la decarbonizzazione.
“La strada per la decarbonizzazione - spiega Paola Testa, EY Europe West Energy & Resources Consulting Leader - richiederà l'adozione di una varietà di fonti energetiche per soddisfare la domanda di energia in modo sostenibile e sicuro. In questo contesto, l'energia nucleare sta emergendo come uno strumento essenziale nel contrastare il cambiamento climatico. Per questo, anche in Italia, risulta determinante la collaborazione tra il mondo istituzionale, accademico e industriale per consolidare il percorso verso la transizione energetica di cui questa energia ne rappresenta il futuro. Le prospettive per il 2025 indicano che gli investimenti nel nucleare potrebbero avere un impatto economico complessivo di 50,3 miliardi di euro, beneficiando di 35,5 miliardi di ricadute indirette e indotte, con un risparmio annuo stimato tra 8 e 10 miliardi di euro sulle importazioni di energia.”
“Il disegno di legge approvato dal Consiglio dei ministri il 28 febbraio 2025 - aggiunge - rappresenta un passo significativo verso la sostenibilità energetica. L'energia nucleare, se gestita in modo sicuro e responsabile, può contribuire alla riduzione delle emissioni di carbonio e garantire una fonte energetica stabile che possa affiancare le rinnovabili e mantenere stabile la baseline produttiva. I futuri decreti legislativi dovranno abilitare anche investimenti e fondi per la creazione di piattaforme di sviluppo tecnologico che si muovano nella realizzazione di alleanze industriali a presidio e protezione della filiera energetica e nucleare italiane ed europea. D'altronde, l’investimento nella ricerca e nello sviluppo di tecnologie avanzate, come la fusione nucleare realizzabile in un futuro non troppo lontano, potrebbe portare a innovazioni cruciali per il futuro energetico del Paese”.
In particolare, gli SMR (Small Modular Reactors, reattori avanzati con una capacità massima di 300 MWe per unità ovvero circa un terzo della potenza di un reattore convenzionale), per EY posso giocare un ruolo strategico negli obiettivi di decarbonizzazione. Infatti, grazie ad una rete di partnership italiane ed europee che favoriscono la crescita e l'innovazione nel settore, il nostro paese, spiega l'analisi, sta consolidando il proprio ruolo come attore di primo piano nello sviluppo delle tecnologie nucleari avanzate e punta a definire una strategia per il reintegro dell’energia nucleare nel mix energetico entro il 2027 e a coprire tra l'11% e il 22% della domanda elettrica nazionale entro il 2050. In questo contesto, gli SMR (Small Modular Reactors, reattori avanzati con una capacità massima di 300 MWe per unità ovvero circa un terzo della potenza di un reattore convenzionale), rappresentano una delle opzioni più promettenti per il rilancio del nucleare in Italia, grazie alla loro flessibilità e ai potenziali vantaggi in termini di sicurezza.