Ambiente & Sostenibilità

Il ruolo dell’energia nucleare nella decarbonizzazione globale

Paola La Salvia
 
Il ruolo dell’energia nucleare nella decarbonizzazione globale

L’energia nucleare è considerata un elemento chiave nella decarbonizzazione globale. Essendo a bassa emissione di carbonio (praticamente zero CO2 in fase di produzione), il nucleare condivide con l’idroelettrico il ruolo di spina dorsale delle fonti pulite: insieme forniscono circa il 75% dell’elettricità a basse emissioni mondiali.

Il ruolo dell’energia nucleare nella decarbonizzazione globale

Secondo l’ultimo Report dell’IEA, l’Agenzia Internazionale per l’Energia, negli ultimi 50 anni il nucleare ha evitato l’emissione di oltre 60 gigatonnellate di CO₂ rispetto ai combustibili fossili equivalenti.
Oltre a mitigare il cambiamento climatico, le centrali nucleari offrono energia di base continua e affidabile, supportando la stabilità della rete elettrica. Inoltre possono modulare lievemente la potenza per seguire la domanda, bilanciando l’intermittenza di eolico e solare.

Secondo l’IEA, l’energia atomica aiuta a ''limitare l’impatto delle fluttuazioni stagionali'' delle rinnovabili e accresce la sicurezza energetica riducendo la dipendenza da combustibili fossili importati. Senza un contributo consistente del nucleare gli studi mostrano che obiettivi climatici ambiziosi diventerebbero molto più difficili e costosi da raggiungere.

In Italia, secondo l’ENEA, l’Agenzia Nazionale che svolge attività di ricerca, innovazione tecnologica e servizi avanzati nei settori dell'energia, dell'ambiente e dello sviluppo sostenibile, la percezione pubblica del nucleare dipende in larga misura dalla trasparenza dei processi decisionali e dalla partecipazione consapevole dei cittadini. Il concetto di ''social license'' infatti sottolinea che senza la ''consentience'' sociale i progetti nucleari – pur tecnicamente avanzati – faticano a trovare spazio operativo e normativo.

Bisogna riconoscere che nel nostro Paese la scienza atomica, con le sue straordinarie potenzialità e i rischi intrinseci, è spesso percepita come un campo oscuro e inavvicinabile, avvolto in un alone di timore e disorientamento.
Pertanto l’interrogativo è inevitabile: in un’epoca come quella odierna caratterizzata da connessioni globali senza precedenti, siamo davvero consapevoli delle sfide e delle complessità che si celano dietro l’energia nucleare?

Nel contesto attuale, l’ignoranza di base sui principi e sulle applicazioni dell’energia nucleare non è semplicemente un vuoto culturale, ma una criticità sociale che mina la qualità del dibattito sulle politiche energetiche e ambientali.
È fondamentale, pertanto, trasformare la comunicazione scientifica in un processo inclusivo e comprensibile, per restituire alla scienza il ruolo di terreno di confronto informato.
In tale ottica è quindi imperativo che scuole, istituzioni e media si facciano carico di un’educazione scientifica continua, utilizzando linguaggi semplici e strumenti multimediali per coinvolgere e correttamente informare un pubblico più ampio.

I Vantaggi dell’energia nucleare sono molteplici:

Basse emissioni di CO₂: il nucleare non emette gas serra durante il funzionamento. In oltre mezzo secolo ha ridotto le emissioni globali di CO₂ di decine di gigatonnellate rispetto alle centrali a carbone/gas.

Elevata densità energetica: pochissimo combustibile nucleare genera quantità enormi di energia. 1 kg di U-235 (completamente arricchito) libera un’energia termica dell’ordine di 2×10¹⁰ kWh, ossia migliaia di volte quella ottenibile dalla stessa massa di carbone o petrolio. Ciò rende la produzione energetica estremamente compatta: pochi grammi di combustibile danno più potenza di tonnellate di combustibile fossile.

Continuità e affidabilità: le centrali nucleari forniscono energia di base continua con elevatissimi fattori di capacità (tipicamente ~90% degli USA), di gran lunga superiori a fonti energetiche come eolico o solare. Questo significa produzione stabile giorno e notte, senza interruzioni dovute alle condizioni meteo. Di conseguenza garantiscono sicurezza di approvvigionamento e flusso regolare di elettricità, fondamentali per industrie e rete elettrica.

Ridotta dipendenza da fonti fossili: il nucleare utilizza combustibile (uranio, torio) gestibile e in parte nazionale; non è soggetto alle fluttuazioni dei prezzi del gas o petrolio. Contribuisce dunque a diversificare il mix energetico e a ridurre le importazioni di carbone e gas.

Secondo i dati del World Nuclear Association nel mondo sono 32 i Paesi ove sono operative delle centrali nucleari, che forniscono complessivamente circa il 10 % dell’elettricità globale. In aggiunta ad essi, altre Nazioni stanno al momento sviluppando o hanno in costruzione nuovi reattori, portando a circa ulteriori 30 Paesi con impianti operativi.

Attualmente i Paesi con reattori nucleari in funzione sono: Argentina, Armenia, Bielorussia, Belgio, Brasile, Bulgaria, Canada, Cina, Repubblica Ceca, Finlandia, Francia, Ungheria, India, Iran, Giappone, Messico, Paesi Bassi, Pakistan, Romania, Russia, Slovacchia, Slovenia, Sudafrica, Corea del Sud, Spagna, Svezia, Svizzera, Taiwan, Ucraina, Emirati Arabi Uniti, Regno Unito e Stati Uniti.

In tale contesto assume un’importanza di rilievo la sicurezza nucleare. Le procedure di sicurezza si basano sul principio della defense in depht (difesa in profondità): ciò significa disporre di barriere multiple (rivestimenti del combustibile, vasca del reattore in acciaio, contenimento di cemento armato) e sistemi ridondanti per il raffreddamento e lo spegnimento di emergenza. Ad esempio, a ogni gruppo di barre di controllo sono affiancati sistemi d’emergenza duplicati (pompe diesel, generatori di vapore d’emergenza, ecc.), in modo da garantire che nessun singolo guasto possa provocare un incidente catastrofico.

Negli ultimi decenni i reattori di nuova generazione hanno introdotto sistemi di sicurezza passivi, che sfruttano forze naturali (gravità, circolazione termica, differenze di pressione) anziché componenti attivi. Ciò consente al nocciolo di raffreddarsi autonomamente anche in assenza di energia elettrica e senza intervento umano. Ad esempio alcuni progetti moderni possono mantenere il nocciolo al sicuro per 48–72 ore in sola modalità passiva. In più, le generazioni III+ e IV prevedono design semplificati, materiali migliorati e “core-catcher” (recettori di fusione) per ridurre drasticamente il rischio di fusione del nocciolo.

In sintesi, i moderni reattori nucleari sono progettati per far fronte a eventi improbabili di guasto multiplo, garantendo che i sistemi di sicurezza operino indipendentemente fra loro.
Il problema principale delle centrali nucleari è quello della gestione delle scorie radioattive: il combustibile esausto contiene materiali molto radioattivi e a lunga vita (plutonio, americio, ecc.). Anche se i volumi complessivi sono modesti, è essenziale mettere in atto un rigido protocollo per il loro confinamento a lungo termine.

La soluzione unanimemente proposta è lo stoccaggio geologico profondo: dopo un periodo di raffreddamento in piscine di cemento, i rifiuti di alta attività verrebbero isolati in formazioni rocciose stabili e monitorate.
Questa modalità è considerata tecnicamente percorribile dall’IAEA e dalla comunità scientifica, e già adottata in paesi come Finlandia e Svezia. Il tempo di pericolosità si riduce infatti al passare delle migliaia di anni, rendendo l’ambiente sicuro anche dopo la chiusura definitiva del sito.

I rischi associati al nucleare generano da sempre preoccupazione nell’opinione pubblica. Incidenti del passato (Chernobyl 1986, Fukushima 2011) hanno contribuito ad alimentare le paure sulla sicurezza.
In tale ottica risulta fondamentale assicurare una comunicazione trasparente, rigidi controlli di sicurezza e il coinvolgimento sociale per costruire fiducia. In pratica, il settore nucleare dovrà continuare a dimostrare l’efficacia dei propri sistemi di sicurezza e a gestire le scorie in modo responsabile per guadagnare consenso pubblico.

L’energia nucleare può giocare un ruolo sostenibile nella transizione energetica solo se ne comprendiamo pienamente i meccanismi fisici, le tecnologie avanzate di reattori e i sistemi di sicurezza. Comprendere questi aspetti è essenziale per valutare realisticamente il contributo del nucleare alla decarbonizzazione, alla stabilità delle reti e alla riduzione delle emissioni fossili, insieme agli inevitabili oneri di gestione e accettazione sociale.

Nel panorama odierno, la mancanza di conoscenze fondamentali sui concetti e gli impieghi dell’energia nucleare non rappresenta solo un gap culturale, ma diventa un problema sociale che indebolisce il dibattito sulle strategie energetiche e ambientali. Diventa quindi imprescindibile rendere la comunicazione scientifica accessibile e inclusiva, affinché la scienza torni a essere uno spazio di confronto ragionato anziché un terreno fertile per timori infondati.

Un dibattito pubblico maturo sull’energia nucleare richiede l’abolizione del linguaggio pseudoscientifico e della retorica dell’allarme, sostituiti da spiegazioni circostanziate sui rischi e sui meccanismi di sicurezza sia normativi e sia ingegneristici. Solo così la scienza tornerà a essere un terreno di discussione razionale, fondato su dati e metodo, anziché un campo minato di paure irrazionali. Un clima di timore diffuso contribuisce, infatti, a un mero coinvolgimento emotivo anziché razionale, in grado di ostacolare decisioni politiche basate su dati scientifici e prospettive a lungo termine.

Questa diffusa apprensione si traduce immediatamente in un calo degli investimenti: fondi privati e pubblici vengono dirottati verso settori percepiti come meno “rischiosi”, lasciando a secco progetti pilota e prototipi di nuova generazione. Allo stesso tempo, la burocrazia si fa più rigida, con iter autorizzativi più lunghi e complessi, che rinviano di anni la costruzione di impianti più efficienti e flessibili. Ne risente anche la ricerca scientifica, che fatica a mantenere personale qualificato e a competere sui bandi internazionali, vanificando anni di studi su materiali avanzati e sistemi di sicurezza passiva.

In questo contesto, è palese come ogni ritardo nell’adozione di soluzioni nucleari innovative pesa sul raggiungimento degli obiettivi climatici e sulla capacità di garantire una fornitura energetica continua, pulita e a costi sostenibili per le future generazioni, e mette a repentaglio la nostra capacità di affrontare con coraggio le sfide energetiche globali.

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