Economia

Mutui, la Bce lascia i tassi fermi al 2%: rate variabili giù di 2.500 € l’anno, fissi ancora in salita

Redazione
 
Mutui, la Bce lascia i tassi fermi al 2%: rate variabili giù di 2.500 € l’anno, fissi ancora in salita

L’Eurotower ha scelto la prudenza. Nella riunione dell’11 settembre 2025 la Banca centrale europea ha lasciato invariati i tre tassi di riferimento: il tasso sui depositi resta fermo al 2 per cento, quello sui rifinanziamenti principali al 2,15 e quello sui prestiti marginali al 2,40.

 

Mutui, la Bce lascia i tassi fermi al 2%

 

Una decisione che conferma l’approccio attendista della politica monetaria europea, con l’inflazione che oscilla attorno al target del 2 per cento e un quadro macroeconomico ancora incerto. Le nuove proiezioni diffuse dall’istituto di Francoforte delineano una crescita economica dell’1,2 per cento per il 2025, leggermente più brillante rispetto alle stime precedenti, mentre per il 2026 il Pil dovrebbe salire solo dell’1 per cento e per il 2027 dell’1,3.

 

Sul fronte prezzi, l’inflazione complessiva è attesa al 2,1 per cento quest’anno, per poi scendere all’1,7 nel 2026 e risalire all’1,9 nel 2027. Numeri che spingono la Bce a confermare la rotta, evitando scossoni. Dal portale Idealista/mutui arriva una lettura che riflette cautela ma anche un certo sollievo. «La Bce non si è discostata dalle attese e ha mantenuto i tassi invariati», spiega Fabio Femiani, responsabile del portale, «trasmettendo un messaggio di prudenza di fronte ai rischi inflazionistici che potrebbero emergere in futuro. Un taglio troppo precoce, infatti, rischiava di dover essere corretto rapidamente se i dazi dovessero alimentare tensioni sui consumi». Per chi ha un mutuo a tasso variabile, al momento non sono previsti contraccolpi significativi: l’Euribor, parametro di riferimento, non dovrebbe subire scossoni. Più attenzione va riservata invece all’IRS, l’indice che guida i mutui a tasso fisso, già in rialzo di 65 punti base da inizio anno. «L’attuale livello dei tassi, unito alla forte competizione tra le banche, mantiene però ancora appetibili le offerte, soprattutto per i prodotti destinati agli immobili green, dove si trovano soluzioni anche al di sotto del 3 per cento», aggiunge Femiani.

 

A confermare la linea di “wait-and-see” è anche Kaspar Hense, Senior Portfolio Manager di RBC BlueBay. «Il rischio di pressioni inflazionistiche legate a deglobalizzazione, dazi più elevati e un mercato del lavoro teso giustifica per ora la stabilità», osserva, «ma la riduzione delle aspettative di inflazione segnala che un ulteriore taglio non è da escludere nei prossimi mesi». 

 

 Dal mondo italiano arrivano segnali misti. Simone Capecchi di Crif sottolinea che «nonostante il contesto globale incerto, la domanda di mutui in Italia è cresciuta del 20 per cento nei primi sei mesi del 2025 rispetto all’anno precedente», trainata dalle surroghe (+63 per cento nel primo trimestre) e dalla ricerca di condizioni più favorevoli. Un segnale che testimonia la resilienza delle famiglie, anche se il potere d’acquisto resta sotto pressione.

 

 Il Codacons, invece, interpreta la decisione come una frenata per i nuclei familiari più fragili. «Il mancato taglio dei tassi rappresenta una notizia negativa per milioni di famiglie che hanno acceso un mutuo a tasso variabile», denuncia l’associazione, ricordando che in Italia i tassi effettivi sui finanziamenti sono passati dal 3,50 per cento di gennaio al 3,61 di luglio, con un aggravio medio di circa 120 euro l’anno su un mutuo standard da 150mila euro.

 

 Uno sguardo più ampio lo offre la Fabi, il sindacato bancario, che mette in luce un paradosso: la politica monetaria espansiva della Bce non viene trasferita pienamente alle famiglie. «Dal 2024 a oggi i tassi ufficiali sono scesi fino al 2 per cento, ma i mutui restano stabilmente tra il 3,6 e il 3,9», osservano gli analisti. «Il differenziale con il costo del denaro supera 1,6 punti percentuali, segno che le banche preferiscono preservare i margini di profitto anziché girare i benefici ai clienti». Nonostante ciò, il mercato è ripartito: lo stock dei mutui alle famiglie è salito dai 423 miliardi del luglio 2024 ai 435,1 miliardi di luglio 2025, un incremento di oltre 12 miliardi in dodici mesi.

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