Cinema & Co.
Ci sono così tante scene, così tanti film che hanno avuto come protagonista Robert Redford e che sono entrati nella storia, non solo della cinematografia, ma anche di quella vera, quella che racconta il passato, o almeno cerca di farlo, che elencarli è opera difficile.
È morto Robert Redford
Robert Redford, morto oggi ad 89 anni, nello Utah, è stato l'America ''buona'', quella che si ritrovava un tempo intorno alla tavola, a infilzare il tacchino per il Ringraziamento e che gioisce nel gesto di un giocatore che colpisce una pallina spedendola in cielo, ma anche quella che vede, sempre, anche nelle circostanze peggiori, una opportunità per migliorare e migliorarsi.
L'elenco dei film che lo hanno visto protagonista, in una carriera lunga molti decenni, cominciata nel 1960, è sterminato. Ma alcuni più di altri sono entrati nel nostro cuore e nella nostra mente.
Nel nostro cuore, ad esempio, resterà sempre il grigio impiegato di ''A piedi nudi nel parco'', metodico e monotono, che vede la sua vita stravolta da una ragazza - una meravigliosa Jane Fonda - che lo porta ad abbandonare la sua confort zone fatta di lavoro e regole per abbracciare la filosofia del ''tutto e subito''.
Ma il bravo ragazzo che cammina sull'erba di Central Park, dopo essersi sfilato scarpe e calzini - lui sempre perfettino ed elegante - è lo stesso che un anno prima, nel 1966, interpreta, in ''La caccia'' di Arthur Penn, Bubber, un evaso destinato ad una fine atroce, nonostante il tentativo di redimersi.
L'elenco, come detto, sarebbe lunghissimo, ma nel ricordare qualcuna delle pellicole che lo hanno visto protagonista, bisogna sottolineare la capacità di Redford di calarsi completamente nei personaggi, vestendo la loro pelle e regalando sempre, o quasi, interpretazioni memorabili.
Come Johnny Hooker, il mascalzone de ''La stangata'', in cui, con Paul Newman, ingaggia un duello artistico a colpi di ammiccamenti, sfumature, grandi intuizioni.
Una coppia che si era formata qualche anno prima, con ''Butch Cassidy and Sundance Kid'', con l'epica scena finale quando i due protagonisti, armi praticamente scariche in pugno, vanno incontro alla morte, contro i soldati boliviani, certi che alla fine ne usciranno vivi, come sempre.
Scene iconiche, come quelle che punteggiano altri film, altri capolavori che lo hanno visto protagonista.
Come ''Tutti gli uomini del presidente'': gigante lui, gigante Dustin Hofmann, gigante Jason Robards.
I ''Woodstein'', Woodward e Bernstein, e il loro direttore, che, sul Washington Post, descrissero il degrado autocratico del Paese, sotto la presidenza Nixon, in una della pagine epiche della cinematografia dedicata al giornalismo.
Nella carriera di Redford ogni sua interpretazione ha portato il segno di una solida preparazione, quella che lo accompagnò all'inizio della carriera e che gli avrebbe permesso, negli anni, di spaziare nell'universo del ''topos'' a stelle e strisce.
Passando, quindi, da personaggi positivi, icone della nascita del Paese (come l'uomo della frontiera di ''Jeremiah Johnson'', cui in Italia venne attribuito l'orrido titolo ''Corvo Rosso non avrai il mio scalpo'') ad altri controversi, ma non meno affascinanti (come John Gage, il miliardario di ''Proposta indecente''), passando per ''Il grande Gatsby'' alla spia suo malgrado (''I tre giorni del condor''), alla struggente e malinconica storia d'amore di ''Come eravamo''. E, ancora, film di ambientazione carceraria (come ''Brubaker'' e ''Il castello''), dove ha vissuto, artisticamente, i due lati della barricata, da direttore a recluso.
E quindi la celebrazione dell'America, quella bianca e rurale, ma che riesce a perseguire e realizzare i suoi sogni, con ''Il migliore'', un film che ha al centro il baseball come metafora del ''nulla è impossibile'', come storia personale nella storia del Paese.
Negli ultimi anni le apparizioni di Redford sono diventate rare sullo schermo, non nella quotidianità dell'America, di cui è stato interprete, ma anche attento osservatore, non mancando mai di fare sentire la sua voce, critica - da democratico vero e convinto - contro chi usa il potere per abusarne.
L'età prima e la malattia poi lo hanno allontanato dai riflettori, ma la sua figura resterà per gli anni a venire. Perché Robert Redford non è stato solo un attore, ma anche un feroce difensore della libertà dell'arte e degli artisti rispetto al Potere. In questa ottica volle fortemente dare alla cinematografia indipendente e libera un'occasione, con il Sundance Film Festival. Sundance come il suo personaggio; Sundance come celebrazione del sole.