Con l'annuncio di ieri seri di Benjamin Netanyahu, è ufficiale l'accordo tra Hamas e Israele per il cessate il fuoco, dopo che, anche nelle ultime ore, l'IDF ha continuato a martellare le postazioni nella Striscia di Gaza del gruppo islamista armato, mentre in Libano gli aerei con la stella di David hanno colpito obiettivi di Hezbollah, come risposta a quelle che sono definite ripetute violazioni della tregua.
Per oggi è prevista la riunione del gabinetto di sicurezza, presieduto dal primo ministro, appunto per approvare l'accordo, ovvero dargli ufficialità.
Medio Oriente: c'è l'accordo tra Hamas e Israele per il cessate il fuoco
Stando alle stime fornite dalle autorità palestinesi, almeno 86 gazawi sono stati uccisi e altri 250 sono rimasti feriti negli attacchi israeliani a Gaza da quando è stato annunciato l'accordo di cessate il fuoco mercoledì.
Secondo il Ministero della Difesa, Israele si sta preparando al ritorno degli ostaggi, con il dipartimento di riabilitazione e le Forze di difesa israeliane in stato di massima allerta.
"Forniranno tutta l'assistenza e il supporto necessari agli ostaggi di ritorno e alle loro famiglie sotto ogni aspetto, ponendo l'accento su un'assistenza medica e psicologica ravvicinata e sul supporto, e rafforzeranno il supporto emotivo e la guida per tutte le famiglie", ha affermato il ministero in una nota rilasciata ieri sera.
Il portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale della Casa Bianca, John Kirby ha detto che ora occorrerà elaborato un ''piano collettivo'' che dovrà garantire che "Hamas non possa tornare, non possa essere al potere, non possa minacciare Israele e che, allo stesso tempo, tutte le aspirazioni di sicurezza e protezione del popolo palestinese possano essere soddisfatte, così come quelle del popolo israeliano".
Kirby ha anche spiegato che la Casa Bianca conosce "molti degli ostaggi americani di cui è prevista la possibile liberazione" e che questi sono ancora vivi.
"Non abbiamo una visibilità perfetta su ogni singolo caso, ma penso che abbiamo un buon senso", ha aggiunto. "Sappiamo chi uscirà in questa prima tranche. Ci saranno altri americani che usciranno nelle tranche successive''.
Ma la politica e parte della società israeliane sono spaccate sull'accordo, con Netanyahu a difenderlo, mentre i partiti dell'ultradestra della maggioranza e le famiglie di alcuni ostaggi e di soldati deceduti in azione nella guerra lo contestano. Le motivazioni sono diverse perché gli oppositori politici del primo ministro all'interno del suo governo contestano il fatto che l'accordo giunge quando invece obiettivo primario di Israele dovrebbe essere la totale distruzione di Hamas che, nel tempo, sostengono, tornerà ad essere un pericolo al confine. Le famiglie di ostaggi, invece, sono contrarie all'accordo perché consente ad Hamas di ''gestire'' gli israeliani nelle loro mani da più di un anno senza avere rivelato chi di loro sia ancora in vita e, soprattutto, i tempi dei rilasci e chi ne beneficerà.