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Prima visita di Leone XIV al Quirinale: occasione per parlare con Mattarella di pace, diritti e speranza

Redazione
 
Prima visita di Leone XIV al Quirinale: occasione per parlare con Mattarella di pace, diritti e speranza

La forma è stata quella della visita di Stato, come si confà ai capi di due nazioni. Ma quella tra Leone XIV e Sergio Mattarella, che lo ha accolto al Quirinale, sede dei pontefici fino all'arrivo dei bersaglieri a Roma, è stata più che una semplice visita di cortesia, ma l'occasione per rinsaldare i fortissimi legami tra Italia e Vaticano, soprattutto in un momento storico in cui le tensioni internazionali si mischiano con i problemi delle singole nazioni.

Prima visita di Leone XIV al Quirinale: occasione per parlare con Mattarella di pace, diritti e speranza

Quindi, pace, ma anche emigrazione, integrazione, problemi demografici, rispetto dei diritti, tutela della persona ed economia. La pace, di cui tanto si sta parlando in queste ore, quando le armi sembrano tacere in Medio Oriente, è stato l'argomento che il pontefice ha preso come spunto per spiegare il suo ''apprezzamento per l'impegno del governo italiano in favore di tante situazioni di disagio legate alla guerra e alla miseria, in particolare nei confronti dei bambini di Gaza, anche in collaborazione con l'ospedale Bambino Gesù. Si tratta di contributi forti ed efficaci per la costruzione di una convivenza dignitosa, pacifica e prospera per tutti i membri della famiglia umana''.

E l'emigrazione, sulla quale papa Prevost ha ripetuto la sua attenzione, è stata l'occasione per ringraziare l'Italia per la sua ''grande generosità ai migranti, che sempre più bussano alle sue porte, come pure il suo impegno nella lotta contro il traffico di esseri umani. Si tratta di sfide complesse dei nostri tempi, di fronte alle quali l'Italia non si è mai tirata indietro''.

Emigrazione che si coniuga alla solidarietà e quindi all'integrazione, ha detto il papa, incoraggiando l'Italia ''a mantenere sempre vivo l'atteggiamento di apertura e solidarietà. Al tempo stesso vorrei richiamare l'importanza di una costruttiva integrazione di chi arriva nei valori e nelle tradizioni della società italiana - aggiunge - perché il dono reciproco che si realizza in questo incontro di popoli sia veramente per l'arricchimento e il bene di tutti. In proposito, sottolineo quanto sia prezioso, per ciascuno, amare e comunicare la propria storia e cultura, con i suoi segni e le sue espressioni: più si riconosce e si ama serenamente ciò che si è, più è facile incontrare e integrare l'altro senza paura e a cuore aperto''.

Leone XIV ha anche toccato il tema di come la società spesso non tenga in considerazione l'identità culturale ''addirittura a volte pretendendo di cancellarne la rilevanza storica e umana. Non disprezziamo ciò che i nostri padri hanno vissuto e ciò che ci hanno trasmesso, anche a costo di grandi sacrifici. Non lasciamoci affascinare da modelli massificanti e fluidi, che promuovono solo una parvenza di libertà, per rendere poi invece le persone dipendenti da forme di controllo come le mode del momento, le strategie di commercio o altro. Avere a cuore la memoria di chi ci ha preceduto, far tesoro delle tradizioni che ci hanno portato ad essere ciò che siamo è importante per guardare al presente e al futuro con consapevolezza, serenità, responsabilità e senso di prospettiva''.

Sull'inverno demografico che investe l'Italia, come molte altre nazioni industrializzare, il pontefice ha chiesto ''impegno nel promuovere scelte a vari livelli in favore della famiglia, sostenendone gli sforzi, promuovendone i valori, tutelandone i bisogni e i diritti. Padre, madre, figlio, figlia, nonno, nonna, sono, nella tradizione italiana, parole che esprimono e suscitano naturalmente sentimenti di amore, rispetto e dedizione, a volte eroica, al bene della comunità domestica e dunque a quello di tutta la società''.

Leone XIV quindi ha sottolineato ''l'importanza di garantire a tutte le famiglie il sostegno indispensabile di un lavoro dignitoso, in condizioni eque e con attenzione alle esigenze legate alla maternità e alla paternità. Facciamo tutto il possibile per dare fiducia alle famiglie, soprattutto alle giovani famiglie, perché possano guardare serenamente al futuro e crescere in armonia''.

Il pontefice ha anche parlato della vita, per la quale ha chiesto il rispetto, dal concepimento alla morte: ''Auspico che continui a crescere questa sensibilità, anche per ciò che riguarda l'accessibilità delle cure mediche e dei medicinali, secondo le necessità di ciascuno''.

Da parte sua, il presidente della Repubblica ha parlato di pace. Di quella ''vera, duratura'' che ''risiede nell'animo dei popoli. Diversamente, sotto la cenere della fine delle violenze cova il rancore, pronto a divampare nuovamente alla prima occasione che possa essere sfruttata, per rendersi conto allora che la fine delle violenze si trasforma, purtroppo, in una parentesi tra due esplosioni''.

Prima del pontefice, nel suo discorso Mattarella ha parlato di ''dignità, solidarietà e giustizia'' come ''l'anima delle democrazie'', ricordando che ''un’indicazione di grande significato proviene dall’Europa e dalla sua storica svolta che ha visto popoli che si erano a lungo duramente combattuti raccogliersi insieme intorno ai principi di pace e di collaborazione per un futuro comune''.

''Non vogliamo arrenderci - ha detto ancora il Presidente della Repubblica - ad una prospettiva di una società dominata da oligarchi o, meglio, da privilegiati, in base al censo, alla spregiudicatezza, all’indifferenza verso gli altri, che si profila rimuovendo i valori di uguaglianza, di solidarietà, di libertà''.

Dopo avere approfondito le tematiche della pace, Mattarella ha detto che ''alla ferita atroce dell’attacco terroristico del 7 ottobre 2023, ha fatto seguito una reazione, che ha superato non soltanto criteri di proporzionalità, ma anche i confini di umanità'', parlando della liberazione degli ostaggi rimasti in vita come di un avvenimento ''di grande valore e che coinvolge quanti hanno a cuore civiltà e dignità delle persone, rivolgendo un pensiero a coloro che sono morti in quella crudele condizione di prigionia''.

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