Cultura

Fotografo, artista, poeta. L’omaggio di Roma e Milano a Mario Giacomelli

Samantha De Martin
 
Fotografo, artista, poeta. L’omaggio di Roma e Milano a Mario Giacomelli

FOTO: Mario Giacomelli, Io non ho mani che mi accarezzino il volto, 1961-63 © Archivio Mario Giacomelli

Fotografie come tele, racconti poetici, alchemici con cui l’artista mette in gioco se stesso, il proprio percorso esistenziale.

A cento anni dalla nascita, Mario Giacomelli è al centro di due percorsi complementari, a Roma e a Milano, che approfondiscono le molteplici sfaccettature del lavoro dell’artista, offrendo un’opportunità unica per riscoprire Giacomelli non solo come fotografo, ma come figura centrale nel panorama artistico e culturale del Novecento, capace di costruire un ponte tra fotografia, pittura, scultura, poesia.

Iniziamo da Milano dove fino al 7 settembre Palazzo Reale ospita il percorso “Mario Giacomelli. Il fotografo e il poeta” a cura di Bartolomeo Pietromarchi e Katiuscia Biondi Giacomelli. Il progetto milanese mette sotto la lente il profondo legame tra Mario Giacomelli e la poesia, un dialogo viscerale che ne permea l’intera opera.

Se la serie Per poesie (‘60/’90) propone un ampio repertorio di immagini che diventa materia prima per le sue composizioni, e nella serie Favola, verso possibili significati interiori (1983/84) la fotografia si fa segno, simbolo e narrazione visiva, la sezione dedicata a L’Infinito di Giacomo Leopardi restituisce l’essenza più profonda della contemplazione leopardiana, trasformando luce e ombra in un canto visivo.

C’è una sala interamente dedicata alla serie Bando (1997/99) dalla poesia omonima di Sergio Corazzini, che suggella il legame tra fotografia e poesia con una forza espressiva unica, mentre fulcro dell’esposizione è una sala dedicata alla straordinaria serie Io non ho mani che mi accarezzino il volto (1961/63), ispirata alla poesia di Padre David Maria Turoldo. Le immagini dei giovani seminaristi, come fluttuanti tra innocenza e inquietudine, movimento e contemplazione, trasformano il quotidiano in una danza che oscilla tra laico e spirituale.

A Palazzo Reale il tema dell’amore risuona attraverso la serie Passato (1986/90), ispirata ai versi di Vincenzo Cardarelli, mentre la fotografia di Giacomelli si fonde con la parola poetica, restituendo immagini cariche di malinconia e memoria.

Spetta a due lavori della maturità - Ninna nanna (1985/87), ispirata a Leonie Adams, e Felicità raggiunta, si cammina (1986/88), nata dai versi di Eugenio Montale - concludere il percorso espositivo, espressione di un’arte sempre più essenziale e profonda.

L’omaggio al fotografo di Senigallia prosegue nella capitale con la mostra “Mario Giacomelli. Il fotografo e l’artista” in corso fino al 3 agosto a Palazzo Esposizioni Roma, promossa da Assessorato alla Cultura di Roma Capitale e AziendaSpeciale Palaexpo, prodotta e organizzata da Azienda Speciale Palaexpo in collaborazione con Archivio Mario Giacomelli, con la stessa curatela di Bartolomeo Pietromarchi e Katiuscia Biondi Giacomelli.

Il pubblico romano potrà apprezzare un’ampia selezione dell'intera opera fotografica di Giacomelli e la straordinaria capacità con la quale l’autore ha attraversato e contaminato diverse discipline artistiche. Oltre 300 stampe originali, molte delle quali inedite e mai esposte, offrono un focus sulle relazioni tra l'opera di Giacomelli e le arti visive contemporanee, con l'esposizione, lungo il percorso, di lavori di Afro (Afro Basaldella), Roger Ballen, Alberto Burri, Enzo Cucchi, Jannis Kounellis che dialogano con la poetica e la visione del fotografo.

Le ricerche materiche, alchemiche e pittoriche di Afro e Burri riecheggiano sulla superficie fotografica di Giacomelli , in una comune indagine sulla densità del nero e del bianco, sul contrasto e sul segno.

Profondamente attratto dall’arte di Afro e amico personale di Burri, Giacomelli ha trovato nell’arte un costante punto di riferimento, visibile nelle sue sperimentazioni, soprattutto in camera oscura. Da non perdere le sue celebri serie paesaggistiche (dagli anni ‘50 al 2000), Motivo suggerito

dal taglio dell’albero (1966/1968), Territorio del linguaggio (1994) e Bando (1997/1999).

Nel percorso romano Giacomelli si confronta con l’opera di Jannis Kounellis, in una vicinanza all’Arte Povera evidente nei costanti riferimenti alla cultura contadina, alla materia e a una visione artistica fortemente improntata al realismo. Il pubblico apprezza il confronto con Enzo Cucchi, in materie di paesaggio, inteso non solo come rappresentazione del territorio, ma come espressione culturale, visione ed elemento identitario che definisce il legame tra l’uomo e la terra, mentre a concludere il percorso tematico è un dialogo diretto con Roger Ballen, uno dei grandi interpreti della fotografia contemporanea. Il dialogo ruota attorno alle ultime opere del maestro marchigiano, tra cui Questo ricordo lo vorrei raccontare (2000), La domenica prima (2000), Astratte

(’90) e Per poesie (ferri e lenzuola) (‘60/’90), in un intenso scambio tra linguaggi e sensibilità artistiche.

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