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"La grande fuga", un film epico che nascose l'orrore della realtà

Redazione
 
'La grande fuga', un film epico che nascose l'orrore della realtà

Nel 1963 un film di ambientazione bellica sbancò i botteghini di mezzo mondo. Era ''La grande fuga'', diretto da John Sturges, e aveva un cast di primo livello, con Steve Mc Queen, Richard Attemborough, James Garner, Charles Bronson, James Cobourn, David McCalloum e Donald Pleasence.

"La grande fuga", un film epico che nascose l'orrore della realtà

Raccontava la storia di una tragica evasione di massa da un campo di concentramento nazista dove erano reclusi centinaia di ufficiali alleati. Il 26 marzo del 1944 in 76 riuscirono ad evadere, ma quasi tutti furono ripresi e passati per le armi.

Il racconto filmico, anche a detta di molti dei reclusi che, fermati prima di potere tentare di fuggire, sfuggirono alla morte che i nazisti riservarono a quelli che erano riusciti a scappare, fu aderente alla realtà. Ma altri non condivisero questo giudizio, sostenendo che la sceneggiatura aveva ignorato le condizioni in cui gli ufficiali erano costretti a vivere nel campo di prigionia, lo Stalag Luft III.

Approfittando delle condizioni atmosferiche (nevicava ed era una notte senza luna) più di 200 ufficiali alleati tentarono di evadere, dopo avere portato a termine un piano a dir poco audace, che comportò massacranti turni di lavoro in gallerie scavate nel terreno, realizzazione di documenti falsi per consentire ai fuggitivi di sfuggire ai controlli, così come furono cuciti abiti civili e uniformi.
Tutto nella più totale segretezza per evitare i controlli delle guardie.

Un film ambizioso che, ha detto un critico, si propose come "una strana miscela di creazione meticolosa e pura fantasia hollywoodiana". Oggi la BBC ricorda che a svelare un episodio eroico e, insieme, drammatico fu un libro scritto nel 1950 da Paul Brickhill, uno degli ufficiali che più si spesero nell'organizzazione della fuga e per la sua riuscita, ma che non riuscì a scappare, e forse questo gli salvò la vita.

Ley Kenyon, che era l'esperto della contraffazione dei documenti, nel 1977 definì il film "un buon intrattenimento, ma certamente non esprimeva il vero orrore di essere un prigioniero di guerra. L'orrore era, naturalmente, nei sentimenti personali di chi si trovava dietro il filo spinato: la noia, la fame. La fame era piuttosto cupa".

Ma altri ex prigionieri hanno avuto su ''La grande fuga'' un giudizio positivo, ritenendolo, come Charles Clarke, che nel campo aveva il compito di vedetta, ''un film straordinario".
Per le esigenze dell'opera, nel film i nomi dei protagonisti furono cambiati e alcuni ruoli erano la fusione di più personaggi. Così, ad esempio, nel momento della fuga di massa, non c'era nel campo alcun ufficiale americano. Quindi nessuno aveva ispirato il personaggio dell'ufficiale pilota Virgil Hilts, interpretato da Steve McQueen.

Il piano fu capeggiato dal capo squadrone Roger Bushell , nel film diventato Bartlett e interpretato da Attenborough. Catturato per la prima volta nel 1940 dopo essere stato abbattuto, Bushell aveva un record impressionante di tentativi di fuga, arrivando una volta a pochi metri dalla neutrale Svizzera.
Bushnel, catturato dai nazisti, fu fucilato insieme a tutti quelli che furono ripresi dai nazisti. Sudafricano di nascita, aveva appena 34 anni.

Stalag Luft III fu il tentativo dei tedeschi di creare un campo a prova di fuga, specificamente per ufficiali dell'aeronautica militare di Regno Unito, Canada, Australia, Polonia e altri Paesi alleati. Fu costruito e gestito dalla Luftwaffe come luogo sicuro in cui tenere le persone che ritenevano a rischio di fuga. Ciò che non avevano fatto, tuttavia, era stato considerare le complicazione di mettere in uno stesso luogo così tanti esperti di fuga in un unico posto.

Tutto era pensato per renderlo a prova di fuga: fu costruito su un terreno sabbioso che era difficile da scavare; le capanne poggiavano su rialzi di mattoni per rendere evidenti la costruzione di eventuali tunnel; il perimetro era protetto con doppia recinzione di filo spinato alta quasi tre metri; appena fuori dal campo c'erano le torrette presidiate da riflettori e mitragliatrici; nel terreno erano stati sepolti microfoni per captare i suoni di qualsiasi scavo.

Per superare gli ostacoli, i militari alleati progettarono di costruire non un tunnel, in modo che se i tedeschi ne avessero trovato uno, non avrebbero mai sospettato che ce ne fossero altri due.

L'obiettivo era far scappare 200 uomini. Si trattava di un'impresa colossale. Ogni uomo aveva bisogno di abiti civili, lasciapassare falsi, una bussola, cibo e altro. Alcuni lasciapassare necessitavano di fotografie, quindi una guardia che era stata corrotta aveva introdotto di nascosto una macchina fotografica.

Kenyon era uno dei falsari che dovevano falsificare le migliaia di documenti necessari. In una intervista ha ricordato come ci riuscirono: "Abbiamo costruito una macchina da stampa, per prima cosa, e ogni lettera doveva essere intagliata a mano nella gomma che prendevamo dal calzolaio - tacchi di gomma - o pezzi di legno tagliati con lamette da barba". Ogni documento doveva essere perfetto. Replicarono lasciapassare e documenti che avevano rubato alle guardie o che avevano convinto le guardie a mostrargli. "Sono stati prodotti circa 7 o 8.000 pezzi di carta", ha detto.

Gli stessi tunnel erano una vera e propria opera di ingegneria, con una pompa ad aria realizzata con sacche da lavoro e legno. L'aria fu pompata attraverso una linea fatta di lattine di latte vuote che erano state inviate dalla Croce Rossa.

Dei tre tunnel, uno fu scoperto dalle guardie poco prima che fosse completato. Dopo una pausa, si decise di continuare solo con un altro, completato nell'inverno del 1943 e sigillato finché le condizioni non furono adatte per un'evasione. Quel momento arrivò finalmente la notte del 24 marzo 1944. Molte cose andarono male, ma alla fine, delle 220 persone scelte, 76 riuscirono a uscire prima che la 77a fosse individuata da una guardia.

Per riacciuffarlo, i tedeschi avviarono una un'operazione massiccia. Tutti i fuggiaschi sapevano che probabilmente sarebbero stati catturati, ma consideravano loro dovere tentare la fuga. Un altro obiettivo degli uomini era far sì che i tedeschi attingessero risorse dal loro sforzo bellico per sorvegliarli e cercarli. Secondo Brickhill, cinque milioni di tedeschi furono coinvolti nella ricerca dei prigionieri fuggiti.
Tutti tranne tre dei 76 fuggiaschi furono catturati. Due riuscirono ad arrivare in Svezia e uno in Spagna, Paesi neutrali.

Hitler voleva che tutti i 73 prigionieri ripresi fossero fucilati, ma i suoi ufficiali lo convinsero a desistere, tenuto conto che molti tedeschi erano prigionieri di guerra degli inglesi, che avrebbero potuto anche vendicarsi.
Gli ufficiali catturati furono tutti fucilati, a piccoli gruppi, durante il tragitto per riportali al campo e il rumore delle sparatorie spiegato con la menzogna che gli ufficiali avevano nuovamente tentato di scappare. Tutti i corpi furono cremati e, come sottolineò il ministro degli Esteri Anthony Eden in un discorso parlamentare tenuto nel giugno 1944, l'unica ragione sarebbe stata quella di nascondere le circostanze delle morti.

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