Datemi un punto d'appoggio e solleverò il mondo, diceva Pitagora che qualche cosa di fisica pure la capiva.
Ma, rispetto a Juan Bernabè è quasi un dilettante. Perché questo signore spagnolo (di cui, confessiamo, ricordiamo solo qualche micro-immagine, tra le quali di certo quella in cui faceva il saluto romano rivolto ad una parte dei tifosi laziali) è riuscito nell'impresa di sollevare un vespaio a livello globale usando come punto d'appoggio qualcosa che, tra le persone normali e che magari non girano film hard per vivere, tendenzialmente si tiene nascosto, mostrandolo solo in certe occasioni, ma non sicuramente esponendolo come fosse un trofeo.
Un volatile di troppo in casa Lazio: Lotito non perdona
Parliamo dell'organo sessuale di Juan Bernabè che, ci pare evidente, non è che negli ultimi tempi gli desse chissà quali soddisfazioni, se alla fine ha deciso di rivolgersi ad un urologo che gli ha impiantato una protesi che (non sappiamo come, non avendo, nel curriculum accademico, anche un diploma in idraulica, non nel senso di ingegneria, ma dell'arte di un idraulico, sempre che lo si trovi) gli consentirà di tornare a rinverdire vecchie performance, che sino a ieri gli erano precluse da qualche problemino.
Ora, vista la delicatezza della materia e con il rischio di fare una figura non onorevole, il succitato signore ha mostrato a tutti i suoi amici, con un video postato sui social, i risultati lusinghieri dell'operazione, lasciando quindi intendere di essere tornato in pista...
Dando per scontato che ciascuno deve sempre perseguire i suoi obiettivi e che, quindi, è padronissimo di fare quel che vuole per raggiungerli, la domanda cruciale, il domandone da quiz televisivo è solo una: ma era necessario renderlo noto, sia pure agli amici, non solo con un testo, ma anche con immagini, come se la gente leggendo non avesse capito il contenuto della comunicazione?
Juan Bernabè lo ha fatto, raffigurando in uno scatto lui, ancora sul letto d'ospedale, e il chirurgo che ha impiantato la protesi, festanti a con tanto di pollice in su (e non solo quello, verrebbe da dire).
Ma, ed era forse una cosa da dire subito, Bernabè fa uno strano, ancorché affascinante mestiere: il falconiere.
E, per questo, da una quindicina d'anni lui e il suo volatile (per favore, non ridete....), l'aquila Olympia hanno trovato casa alla Lazio. In occasione delle partite interne Bernabè fa volare Olympia sugli spalti adoranti, in quello che è ormai un rito beneaugurante.
Quindi, Lazio; quindi Claudio Lotito, uno che, per sua ammissione, riesce a fare più cose contemporaneamente. Quindi capace di parlare al telefono (sempre), di fare il senatore, il presidente della Lazio, l'imprenditore. Ma, al di là delle ormai mitiche penniche che ogni tanto gli tendono agguati, capace anche di incazzature epiche, come quella che ha scatenato la notizia prima e la visione dopo degli exploit comunicativi del suo collaboratore. Quello stesso che andava per le scuole a fare da ambasciatore, con Olympia, della società.
Troppo per uno che ha detto di essere "per un calcio didascalico e moralizzatore" e di avere "un ispiratore nobile, Manzoni". Quindi: apriti cielo. Juan Bernabè ora avrà molto tempo per affrontare la riabilitazione del suo miracolo della chirurgia, essendo stato licenziato. E anche il chirurgo, che comunque non era un dipendente della Lazio, ha visto il suo destino separarsi da quello del club.
La spiegazione è semplice: Lotito non vuole che l'immagine della Lazio sia "contaminata" da questa vicenda, che ha conquistato eco globale, tanto paradossale è, soprattutto perché il "supporto visivo" sta scatenando un'orgia (a ridagli...) di reazioni tutte improntate allo sghignazzo.
Bernabè ha già chiesto scusa, anche se non sembra avere capito il perché di tanto clamore, dicendo che l'organo di cui trattasi "è uno come ne abbiamo tanti". Ragionamento ineccepibile in linea di principio (medico), meno da quello del rispetto degli altri, che non siamo sicuri, anche se sono amici del falconiere, siano stati gratificati dalla vista del "dante causa" al ritorno al fulgore d'un tempo dello spagnolo dal sangue "caliente".