Ambiente & Sostenibilità

Italia che affonda. Entro il 2100 il mare si riprenderà quasi metà delle spiagge

Redazione
 
Italia che affonda. Entro il 2100 il mare si riprenderà quasi metà delle spiagge
Entro la metà del secolo, l’Italia potrebbe perdere il 20% delle sue spiagge, e quasi la metà entro il 2100. È il dato più drammatico del XVII Rapporto Paesaggi sommersi della Società Geografica Italiana, presentato a Roma al Palazzetto Mattei in Villa Celimontana. Lo studio, curato da Filippo Celata (Università “La Sapienza”) e Stefano Soriani (Università Ca’ Foscari di Venezia), è il più completo mai realizzato sulla vulnerabilità delle coste italiane ai cambiamenti climatici.

Italia che affonda. Entro il 2100 il mare si riprenderà quasi metà delle spiagge

Secondo le proiezioni contenute nel documento, oltre 800mila persone abitano in aree che, nel corso dei prossimi decenni, potrebbero essere sommerse o soggette a inondazioni temporanee e permanenti. L’Alto Adriatico emerge come l’area più fragile d’Europa, seguita dal Gargano, dai litorali tirrenici fra Toscana e Campania e da alcune zone della Sardegna, in particolare Cagliari e Oristano. A rischio non ci sono solo abitazioni e infrastrutture, ma anche metà dei porti italiani, diversi aeroporti, oltre il 10% delle superfici agricole e le aree lagunari e paludose, a cominciare dal Delta del Po e dalla Laguna di Venezia.

Le cause sono molteplici, dall’innalzamento del livello del mare, alla subsidenza del terreno, all’erosione costiera, alla pressione antropica di decenni di urbanizzazione e consumo di suolo. “Bonifiche, infrastrutture e abusivismo, spiega Soriani, hanno irrigidito un ambiente naturalmente dinamico, rendendolo fragile e vulnerabile. È indispensabile un profondo cambiamento nella gestione e nella pianificazione costiera”.

Il Rapporto, che si propone di superare la retorica dell’allarmismo, invita ad adottare un approccio operativo e scientificamente fondato. “La crisi climatica, osserva Celata, non è un evento del futuro ma un moltiplicatore di stress già in corso. L’unica risposta possibile è rinaturalizzare i litorali, restituendo al territorio la capacità di adattarsi invece di continuare a irrigidirlo con opere artificiali”.

Oltre ai dati ambientali, il documento affronta gli effetti socio-economici e politici della crisi costiera, evidenziando come la perdita di valore immobiliare, la ricollocazione delle popolazioni e la salinizzazione dei suoli agricoli rischino di alterare profondamente le economie locali e le abitudini di vita. Paesaggi sommersi vuole stimolare una governance più lungimirante e multilivello, in grado di coniugare conoscenza scientifica, responsabilità politica e giustizia ambientale.
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