Da anni, ormai, il numero delle nascite nel Paese segna un calo, una crisi demografica alla quale nemmeno i ''nuovi italiani'' o gli immigrati possono imprimere un cambio di direzione. I numeri sono drammatici e, quando si legge che lo scorso anno, le nascite sono 370.000, cioè la soglia più bassa dall'Unità d'Italia, quando la popolazione era inferiore, non si ha solo il quadro di un fenomeno demografico, ma la fotografia di come ormai l'orizzonte per le nostre nuove generazioni si faccia sempre più lontano e soprattutto con tinte pessimistiche.
L'inverno demografico non è solo una statistica, ma la sconfitta delle speranze delle nuove generazioni
Perché non si fanno più figli non per mere scelte esistenziali (''non voglio che vivano in questo questo senza valori''), ma perché si ha la consapevolezza di non potere loro offrire un futuro degno di tale nome.
Non un futuro di agiatezza o addirittura ricchezza, ma che valga la pena di essere vissuto.
Oggi non è così e, togliendo dal computo chi è già ricco di suo e sa di potere, quando sarà, lasciare di che vivere ai suoi figli, il panorama è fatto solo di difficoltà, di prospettive oscure, di assenza totale di certezze, che non siano quelle di un mondo dove, se non hai soldi, tutto è enormemente più difficile.
Senza volere fare filosofia spiccia, coloro che oggi sono uomini e donne nella loro età matura, quando erano ragazzi o bambini, raccoglievano le speranze di genitori che vivevano per loro, mettendo da parte soldo dopo soldo, per la casa, per le vacanze, per arricchire la libreria o lo scaffale degli lp.
Sogni di un tempo, che dovrebbero esserci pure oggi, ma che si sono andati appannando, tra le difficoltà di una società e di un Paese che nulla offrono, se non lo spettacolo indecente di una classe politica che non sa regalare certezze, ma solo speranze sparse a piene mani, che nascondono solo bugie.
Con gli stipendi che, nella realtà vera (non in quella che qualcuno che sta in cima alla catena di comando nazionale cerca di ammannirci), hanno perso tantissimo potere d'acquisto, le famiglie stentano a tenere il tenore di vita di un tempo. E, con queste prospettive, leggere che quasi il 70 per cento dei nostri giovani vuole avere dei figli, ma che non ne fanno perché non se lo possono permettere non è solo la sconfitta della macchina economica del Paese, ma di una società che vede sé stessa inaridirsi e non fa nulla per ribellarsi alla morte demografica prossima ventura.
Oggi fare un figlio è una scommessa, ma anche un rischio e soprattutto un investimento al buio. Certo è brutto parlare della nostra speranza di immortalità (questo sono i figli) come di un investimento, ma, a pensarci bene, è proprio questo. Perché questa Italia, questa classe politica ci hanno messo con le spalle al muro, negandoci quello che per i nostri genitori e nonni era la sola ragione d'essere: dare la vita a qualcuno, vederlo crescere e formarsi, per poi passargli il testimone.
Oggi questo è un lusso e quanta amarezza c'è nel doverlo ammettere. Per qualcuno, i numeri di oggi sono solo oggetto di studio, di analisi o soltanto di bieche speculazioni. Per gli altri, per i nostri giovani, sono la conferma che questo Paese non merita chi ci vive, perché gli italiani sono molto migliori di chi li governa, che parla tanto di aiuti alla natalità e poi poco o nulla fa, se non riempirsi la bocca di vuote promesse e consentendo che le sacche di sfruttamento continuino a prosperare. E sì perché è questo il problema.
Un tempo i poveri facevano figli per mandarli a lavorare. Oggi non se ne fanno per l'esatto contrario, perché di lavoro e prospettive non ce ne sono più. E la speranza non la puoi mettere a tavola e mangiarci.