Economia

​Il manifatturiero italiano riparte tra luci e qualche ombra: l’analisi di Intesa Sanpaolo e Prometeia

Barbara Leone
 
Il settore manifatturiero italiano, dopo un 2023 segnato da incertezze e rallentamenti, è destinato a riprendersi nei prossimi anni. È quanto emerge dall'analisi congiunta di Intesa Sanpaolo e Prometeia, presentata nel recente Rapporto sui Settori Industriali. Il documento offre uno sguardo approfondito sulla situazione attuale e sulle prospettive future del comparto, evidenziando i punti di forza e le sfide che dovranno essere affrontate. Nonostante le difficoltà legate all'inflazione e alle tensioni geopolitiche, il manifatturiero italiano ha dimostrato una notevole resilienza nel 2023. L’analisi dei bilanci 2023 indica una crescita di margini e redditività diffusa tra settori e classi dimensionali. L’Ebitda ha superato i livelli del 2022 attestandosi sull’11,1%, un risultato al di sopra delle aspettative favorito dall’alleggerimento complessivo dei costi e da prezzi che sono rimasti elevati, anche a scapito dei volumi di vendita. La compressione dei costi sembrerebbe essere un effetto della ricerca di maggior efficienza, stimolata dalla volatilità che ha caratterizzato la fase pandemica e di crisi energetica, e favorita dalle robuste politiche di investimento degli ultimi anni. L’analisi delle imprese top performer, che si sono distinte per marginalità nell’intero quadriennio 2019-23, evidenzia, infatti, come queste realtà abbiano puntato più di altre sugli investimenti volti all’efficientamento energetico.

Il manifatturiero italiano riparte tra luci e qualche ombra: l’analisi di Intesa Sanpaolo e Prometeia

Risulta particolarmente significativo l’aumento della quota di imprese manifatturiere con redditività elevata (Roi superiore al 10%), che è salita rapidamente dal 32% del 2020 al 46% del 2023, con miglioramenti trasversali per dimensione e specializzazione produttiva. Si tratta della quota in assoluto più elevata dell’ultimo quindicennio. Al contempo, la percentuale di imprese con cash flow negativo si è ridotta ulteriormente, rispetto ai livelli già bassi del 2022, toccando il punto di minimo degli ultimi 15 anni. Per il 2024 ci si attende una parziale erosione dei risultati messi a segno lo scorso anno, con una riduzione dei margini unitari di 1,1 punti percentuali a livello aggregato, che comunque manterrà l’Ebitda del manifatturiero su livelli storicamente elevati e sarà in parte recuperata nell’orizzonte di previsione.

Sicuramente, le crescenti tensioni geopolitiche hanno condizionato lo scenario macroeconomico internazionale, penalizzando l’evoluzione degli scambi commerciali e, di riflesso, il ciclo manifatturiero, soprattutto europeo. I dati di export dell’Italia risentono della debolezza degli scambi intra-UE, e in particolare del ridimensionamento della domanda tedesca. Nei primi 7 mesi del 2024 si è osservato un calo intenso delle esportazioni Italia-Germania del settore automotive (-19% tendenziale, a valori correnti) e nei settori della filiera metalmeccanica (Metallurgia -15%, Prodotti in metallo -9,8%, che risentono però di un trend più marcato di rientro dei prezzi). Al contempo, però, la buona diversificazione geografica e merceologica dell’export italiano risulterà premiante, potendo contare anche sulla conferma di buoni ritmi di crescita delle vendite verso gli Stati Uniti e sulla tenuta dei mercati asiatici. Nel complesso del 2024, pertanto, le esportazioni italiane sono attese stabilizzarsi sui livelli record dell’ultimo biennio, a prezzi costanti (+0,2% secondo le nostre stime). Sul fronte interno, invece, l’incertezza sta frenando sia il recupero dei consumi, che ancora risentono del deterioramento del potere d’acquisto delle famiglie, sia gli investimenti, penalizzati dalla rimodulazione del Superbonus e dal ritardato arrivo dei decreti attuativi del piano Transizione 5.0.

In questo contesto, l’industria manifatturiera italiana è attesa chiudere il 2024 con un fatturato ancora in calo a prezzi costanti: -0,9% su base tendenziale, dopo il -2,1% del 2023. Più intensa la contrazione a valori correnti (-1,7%), che riflette il trend di rientro dei prezzi di vendita. In molti settori, infatti, soprattutto quelli posizionati a valle della filiera, il 2023 aveva rappresentato un anno di picco per il ritocco al rialzo dei listini. Saranno i settori più orientati all’export e con una domanda meno sensibile al ciclo economico a confermare un fatturato in crescita nel 2024, su ritmi superiori al 4% (a prezzi costanti) per Farmaceutica e Largo consumo, e più modesti per l’Alimentare e bevande (+0,8%). Tra i produttori di beni di investimento, solo l’Elettrotecnica si confermerà dinamica nel 2024 (+1,8%), grazie al traino degli investimenti finalizzati alla transizione energetica. Positiva anche l’evoluzione di alcuni settori produttori di beni intermedi, Intermedi chimici +1,5% e Metallurgia +0,9%, in ripresa dai bassi livelli del 2023. Un sostegno è giunto dalla ricostituzione del ciclo delle scorte lungo le filiere, che però è ancora improntato alla cautela.

Meno favorevole l’andamento dei restanti settori. Meccanica ed Elettronica chiuderanno il 2024 con un calo di fatturato, rispettivamente del -1,6% e -2,9% (sempre a prezzi costanti), penalizzate dall’incertezza cha ancora frena le decisioni di investimento delle imprese. La rimodulazione degli incentivi e il lento esaurirsi della spinta del Superbonus 110% stanno contribuendo a una normalizzazione degli ordini rivolti alle costruzioni, con effetti visibili lungo tutta la filiera, dai Prodotti e materiali da costruzione (+0,3%, sintesi di una crescita dei comparti legati alle Opere Pubbliche e di un netto calo di Vetro e Ceramica) ai settori produttori di durevoli per la casa, Mobili (-1,5%) ed Elettrodomestici (-0,6%). La flessione degli Elettrodomestici riflette anche la fase di difficoltà e di riassetto che sta interessando importanti operatori del settore. Cali più intensi per il Sistema Moda (-5,5%), alle prese con consumi di abbigliamento e calzature che faticano a ripartire, sia in Italia sia nei principali mercati di sbocco, e per gli Autoveicoli e moto (-6,6%), penalizzati dal difficile processo di transizione verso l’alimentazione elettrica.

Nonostante uno scenario internazionale che resterà instabile e dominato dall’incertezza, il rientro dell’inflazione (e dei tassi d’interesse) e la ripresa della domanda europea, dopo il difficile biennio 2023-24, dovrebbero sostenere un rafforzamento del commercio mondiale nel periodo 2025-26, favorendo un’offerta italiana ben posizionata nell’alto di gamma e in numerose nicchie a elevato valore aggiunto. Le esportazioni italiane di beni manufatti potranno tornare a crescere a ritmi del 2,3% medio annuo a prezzi costanti, sostenendo anche un aumento del saldo commerciale, che nelle nostre previsioni supererà la soglia dei 124 miliardi di euro nel 2026. L’allentamento delle pressioni inflative determinerà anche un rafforzamento del mercato interno, dove i consumi potranno beneficiare dell’evoluzione favorevole dell’occupazione e degli effetti positivi dei rinnovi contrattuali. Inoltre, il supporto di Transizione 5.0 unito al taglio dei tassi e alle ottime condizioni di autofinanziamento che caratterizzano il nostro manifatturiero, sono attesi sostenere il ciclo degli investimenti. Fondamentale sarà anche l’accelerazione attesa nell’implementazione del PNRR.

Il ranking settoriale 2025-26 continuerà a riflettere la diversa capacità di competere sui mercati esteri e di adeguare l’offerta dei prodotti, in linea con la doppia transizione digitale e ambientale. Meccanica ed Elettronica sono attese recuperare slancio in termini di crescita del fatturato (rispettivamente +2,5% e +2,3% medio annuo nel biennio, a prezzi costanti), grazie anche a un maggior dinamismo del commercio mondiale, accanto all’Elettrotecnica che resterà ampiamente tonica (+3,3% medio annuo l’aumento atteso del fatturato deflazionato). I mercati esteri saranno un importante volano di crescita anche per Largo Consumo (+2,7%), Farmaceutica (+2,6%) e Alimentare e bevande (+1,1%). Nell’orizzonte al 2026, questi settori si posizioneranno su livelli superiori al 2019, non solo in termini di fatturato ma anche di redditività. Tra i settori produttori di beni di investimento, solo gli Autoveicoli e moto continueranno a scontare una transizione difficile, anche per via di una domanda interna per beni durevoli che resterà più debole di quella rivolta ad altri comparti, in tutto il periodo di previsione.

Prospettive meno brillanti anche per i settori legati all’edilizia, a iniziare dai Prodotti e materiali da costruzione, l’unico settore che presenta un outlook negativo nel nostro ranking settoriale (con un fatturato deflazionato in calo del -2,4% medio annuo nel periodo 2025-26). La tonicità del comparto infrastrutture e opere pubbliche non sarà in grado di compensare del tutto l’affievolirsi degli ordini legati al segmento delle ristrutturazioni, che penalizzerà anche i produttori di beni durevoli per la casa, Mobili (in crescita del +0,7% medio annuo, sotto la media manifatturiera, nonostante previsioni di export in miglioramento dai bassi livelli del biennio 2023-24) ed Elettrodomestici (solo in parziale rimbalzo dai livelli deteriorati degli anni passati). Anche gli altri produttori di beni intermedi (Metallurgia, Intermedi chimici, Altri intermedi, Prodotti in metallo), pur beneficiando della fase di ripresa ciclica 2025-26, risentiranno del traino più modesto offerto dalle costruzioni e dall’automotive. Nel caso delle costruzioni, e nello specifico delle ristrutturazioni, si tratta però anche di un fisiologico rallentamento dai massimi raggiunti negli ultimi anni in presenza del Superbonus 110%, che hanno favorito l’intera rete di fornitura. Un’analisi eseguita sui dati di bilancio incrociati con i dati di pagamento tra imprese, per ricostruire la catena dei fornitori delle costruzioni (che include Elettrotecnica e Meccanica tra i settori più direttamente connessi, oltre ai produttori di intermedi), dimostra come l’essere stati parte di una filiera così trainante dal punto di vista della domanda abbia portato, a parità di specializzazione produttiva e di dimensioni aziendali, a una crescita dei margini più elevata nel quadriennio 2019-23, rispetto al resto del campione. Le differenze più marcate si riscontrano nei settori dell’Elettrotecnica, degli Intermedi chimici e dei Prodotti in metallo, in particolare in corrispondenza dei fornitori che vedono nelle costruzioni il loro core business (o uno dei principali settori di sbocco), dove il miglioramento dei margini tra 2019 e 2023 è più che doppio rispetto al resto del campione.

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