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Indagata, ma resta al suo posto la consigliera del CSM che parlò con un giudice sotto procedimento

Redazione
Sarà sicuramente effetto del caldo, che non sta concedendo tregua ormai da tempo e che rende difficile l'elaborazione anche dei più elementari processi mentali, ma non riusciamo proprio a capire il motivo per il quale una consigliera del Consiglio superiore della Magistratura, beccata inequivocabilmente a parlare - non potendo farlo - con un giudice sotto procedimento, rimanga abbarbicata alla sua poltrona, senza nemmeno dare a intendere che potrebbe dimettersi. Una cosa che ora sarebbe anche normale sapendo che lei, Rosanna Natoli, consigliera laica del Csm (indicata dalla maggioranza di governo, segnatamente da Fratelli d'Italia) e componente della sezione disciplinare, è ora ufficialmente indagata, dalla procura di Roma.

Indagata, ma resta al suo posto la consigliera del CSM che parlò con un giudice sotto procedimento

Le ipotesi su cui lavora la procura della Capitale sono quelle di rivelazione di segreto d'ufficio e abuso, contestazioni che vengono mosse all'avvocata Natoli che, una volta esploso il caso, si è dimessa non dal Csm, ma solo dalla sezione disciplinare, per avere svelato ad un magistrato catanese, Maria Fascetto Sivillo, i contenuti degli accertamenti che su di essa venivano condotti.
Un comportamento che sarebbe stato irregolare anche se Natoli (amica e compaesana del presidente del Senato, Ignazio La Russa) avesse solo incontrato Fascetto Sivillo per parlare genericamente del caso, quando invece la consigliera ha svelato i contenuti dell'accertamento sulla magistrata, facendo anche imbarazzanti confidenze su chi, dentro il Csm, si stava adoperando in suo favore.

Tutto lascerebbe pensare che, davanti all'accaduto, Rosanna Natoli doveva avere un momento di presa di responsabilità di quanto fatto. Ed invece no, resta al suo dopo avere fatto il "beau gest" di dimettersi dalla sezione disciplinare. E ci sarebbe pure mancato: mantenere un ruolo dopo averne svilito la funzione, che è quella di capire, accertare, chiarire i contorni di vicende che legano magistrati alle loro funzioni.
Tanto per essere chiari l'incontro in questione non è stato casuale, magari davanti ad una tazza di caffè incontrandosi al bar, ma si è svolto nello studio professionale dell'avvocata, nel quale la giudice catanese Fascetto Sivillo fu quasi convocata.

Già il fatto di parlare con un giudice sotto procedimento disciplinare (a fronte di una condanna in primo grado per tentata concussione) sarebbe censurabile. Ma Natoli - per come testimoniato da una registrazione dell'incontro, resa nota dall'avv.Carlo Taormina, che assiste Fascetto Sivillo - ha fatto di più, parlando di cose che dovevano restare segrete, perché vincolate all'obbligo di riservatezza.
Un esempio? Alla magistrata Natoli disse di credere che lei avesse subito "soprusi", ma ora, ecco il "consiglio", "se li deve scordare perché dobbiamo andare avanti... Perché quando ci siamo riuniti, e sto violando il segreto della camera di consiglio, dicono tutti è vero che ha subito un sopruso, ma a me sembra, poverina, che sia andata in tilt".
Una dimostrazione di spirito compassionevole che anche un giudice deve avere, ma senza sentire il bisogno, come ha fatto Natoli, di farne partecipe qualcuno che è sotto inchiesta.
Ma Rosanna Natoli, come la rocca di Gibilterra, resiste ai marosi della contestazione, non solo da parte della Procura, ma anche da vaste porzioni del Csm, organismo che di tutto avrebbe bisogno in questo momento meno che di vedere ancora nel suo organico un consigliere che, per sua stessa ammissione, si è messa al di là della legge.
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