Attualità
Incidenti stradali: quando il criminale alla guida indossa una divisa
Redazione
Quello accaduto, mercoledì sera, a Roma, non è stato il ''solito'' incidente stradale, dovuto all'incoscienza di un automobilista o alla casualità (una parola cui si ricorre per pudore). Non è stato il solito incidente perché a restare feriti (uno in modo gravissimo: gli hanno amputato una gamba) sono stati tre vigili urbani, che stavano effettuando i rilievi per un sinistro stradale. E non è nemmeno stato il solito incidente perché alla guida della vettura che ha colpito il gruppetto di agenti della Polizia municipale c'era un ubriaco. No, anche questo, purtroppo, rientra in una casistica sin troppo frequente.
La cosa inaccettabile è che chi s'era messo alla guida, con un tasso di alcool nel sangue rilevato come quattro volte superiore al limite massimo tollerato, è un carabiniere in forza al Ros, il Raggruppamento operativo speciale, la punta di lancia degli investigatori dell'Arma.
Incidenti stradali: quando il criminale alla guida indossa una divisa
Quindi, se ne capiamo qualcosa (e qualcosa la capiamo), un uomo con una grande preparazione e addestramento e che è stato scelto per le sue qualità umane. Nelle quali non era certo contemplata quella di ingoiare tanto di quell'alcool da intorpidirgli i riflessi e la mente, da impedirgli di capire che non avrebbe dovuto pigiare l'acceleratore in una strada cittadina, passando da una corsia all'altra senza un motivo.
Lui lo ha fatto e, nel giro di pochi secondi, ha distrutto i sogni di un ragazzo che, da sempre, ha avuto, coltivato, perseguito con caparbietà e sacrificio il sogno di entrare nel Corpo, indossare l'elmetto bianco, diventare un ''pizzardone'', ma non quello reso famoso dai film, ma per mettersi al servizio della sua città.
I medici del San Camillo, uno degli ospedali di Roma, sono stati costretti ad amputargli una gamba, devastata nell'impatto causato dall'auto del carabinieri e in queste ore stanno facendo di tutto per salvargli l'altra.
Ora Daniele Virgili, che nelle foto pubblicate dai siti dei media cittadini, ha il volto di un ragazzo sorridente e compunto nella sua divisa, sta combattendo per la sua vita, senza ancora avere forse capito quel che è accaduto e speriamo che le cure dei medici gli diano modo di capirlo.
Che il carabiniere abbia trent'anni, che fosse libero dal servizio, che, a detta del padre di Virgili, dopo l'incidente aveva un'espressione come di chi non si fosse reso conto di quello di cui si era appena reso responsabile, nulla sposta davanti all'orrore che questa storia ci racconta e che avrebbe potuto avere un bilancio ancora più terribile, perché gli altri due feriti, due vigilesse, non fanno temere per la loro vita.
Ma è stato un caso, un miracolo per chi ci crede, perché la velocità dell'auto che li ha colpiti era tale che la vettura sulla quale stavano facendo accertamenti è volata per aria, capovolgendosi, così come l'auto di servizio.
L'amministrazione capitolina, dal sindaco Roberto Gualtieri al comandante generale della Municipale, Mario De Sclavis, è stata accanto a Virgili e alla sua famiglia, accorrendo al San Camillo per rappresentare la vicinanza della città. In mattinata lo stesso ha fatto il presidente della Giunta Regionale, Francesco Rocca.
In quanto accaduto c'è un elemento che rende la vicenda ancora più amara: Daniele Virgili non aveva completato il periodo di prova. Cosa che poco importa, ma sarebbe bene, conoscendo la burocrazia di casa nostra, che questa condizione non crei alcun problema di carattere amministrativo. Daniele è un vigile e, anche se il suo corpo porterà sempre i segni della follia di un altro, tale deve restare, quali che saranno le sue condizioni. Un ultimo pensiero deve andare al carabiniere - non sappiamo se lo resterà ancora in futuro - che speriamo si renda conto del male che ha fatto a Daniele, ma anche a sé stesso e alla divisa che indossa.