Economia
Imprese italiane e digitale, più IA ma restano freni culturali e normativi
Redazione

L’Italia delle imprese sta vivendo una fase di forte accelerazione sul fronte della digitalizzazione, ma il percorso verso una piena maturità tecnologica resta diseguale e irto di ostacoli. A descrivere questa dinamica è il report “Imprese e ICT - Anno 2025” diffuso dall’Istat, che evidenzia come l’utilizzo dell’intelligenza artificiale sia raddoppiato in un solo anno, passando dall’8,2% del 2024 al 16,4% del 2025 tra le imprese con almeno 10 addetti.
Imprese italiane e digitale, più IA ma restano freni culturali e normativi
Il dato più significativo riguarda le grandi imprese, dove l’adozione dell’IA supera ormai la soglia del 50%, ampliando però il divario con le PMI. Se da un lato anche le piccole e medie aziende mostrano segnali di crescita, dall’altro la distanza tecnologica aumenta proprio sulle applicazioni più avanzate, come l’analisi dei dati e l’intelligenza artificiale. Un segnale che interroga non solo il sistema produttivo, ma anche le politiche industriali e formative.
Parallelamente cresce l’ecosistema digitale di base. Nel 2025 il 56% delle imprese utilizza software gestionali come ERP, CRM o strumenti di business intelligence, con un aumento di circa sette punti percentuali rispetto al 2023. Ancora più marcata è la diffusione del cloud computing, il 68,1% delle imprese acquista servizi di livello intermedio o avanzato, superando già gli obiettivi europei fissati per il 2030.
Il rafforzamento delle competenze digitali emerge anche nell’uso dei dati. Nell’ultimo biennio, la quota di imprese che svolge attività di data analysis è salita dal 26,6% al 42,7%, segnalando una progressiva integrazione delle informazioni nei processi decisionali. Questa crescita, però, non è accompagnata da una pari diffusione dell’e-commerce, che mostra segnali di stagnazione, soprattutto tra le PMI, solo il 20,1% delle imprese con almeno 10 addetti ha effettuato vendite online nell’anno precedente, un dato sostanzialmente stabile rispetto al 2024.
Accanto ai progressi, il report Istat mette in luce i principali fattori di freno. Quasi il 60% delle imprese che hanno valutato l’adozione dell’IA ma hanno rinunciato indica la mancanza di competenze come ostacolo principale. A questo si aggiunge un elemento particolarmente rilevante: il 47,3% segnala l’assenza di chiarezza sulle conseguenze legali come motivo della rinuncia, in netto aumento rispetto al 2023. Un dato che conferma come l’innovazione tecnologica, senza un quadro normativo certo e comprensibile, rischi di rallentare anziché accelerare.
L’Italia, dunque, migliora il proprio posizionamento rispetto agli obiettivi del “Decennio Digitale” europeo, soprattutto sul fronte della digitalizzazione di base. Ma l’ampliarsi del divario tra grandi imprese e PMI sull’IA indica che il tema dei prossimi anni non sarà solo di carattere tecnologico, ma culturale, formativo e giuridico: creare le condizioni perché l’innovazione sia accessibile, governabile e sostenibile per l’intero tessuto produttivo.