La strage di carabinieri a Castel d'Azzano e il commento che, parlando d'altro, ha ritenuto di dovere fare l'europarlamentare di Avs Silvia Salis, dimostra ancora una volta che il giusto diritto di tutti di esprimere idee e fare commenti non si traduce, automaticamente, nel parlare sempre e comunque, anche non avendo argomenti.
Strage di carabinieri: per Ilaria Salis, la colpa è della politica. Come sempre...
Salis, in un post, ha affermato che, dietro la strage di Castel d'Azzano, come dietro il suicidio di un pensionato, a Sesto San Giovanni, costretto allo sfratto ( ''gesti disperati e terribili'', dice l'europarlamentare), ''c’è una questione sistemica: la negazione di un diritto fondamentale, che genera sofferenza e disagio in fasce sempre più ampie della popolazione. E se la politica continuerà a non affrontare le cause profonde di questa crisi, dovrà considerarsi corresponsabile, insieme a quel capitalismo che ha trasformato la casa da bene essenziale a bene speculativo, di ciò che di orribile accade. E dovrà assumersene la responsabilità politica''.
Ora, l'onorevole Salis può dire quel che vuole.
Ma, nel momento in cui fa un collegamento, non tanto per il suicidio del pensionato, quanto per la strage dei carabinieri (e il ferimento di un'altra ventina di persone, molte delle quali delle forze dell'ordine) tra quella che definisce ''questione sistemica'' e la politica, mischia cose diverse, lanciandosi in una interpretazione dell'accaduto che invece ha radici e motivazioni diverse. Tacendo del fatto che ormai, per i nostri politici, tutto è ''sistemico'', che suona bene, lo ammettiamo, ma significa poco o nulla.
Nel caso dei tre fratelli che hanno fatto saltare la casa, sapendo che avrebbero ucciso, si deve parlare di una vicenda privata - debiti non onorati, prestiti ottenuti in modo forse non lineare - che ha avuto un drammatico esito pubblico.
Quindi, non c'entra nulla la carenza di abitazioni, ma si tratta di persone che, pur di non cederla a chi ne aveva acquisito il diritto alla proprietà, hanno preferito distruggere la loro casa e, con essa, delle vite.
È questa ricerca continua di motivazioni, da collegare al tema della casa (fondamentale per l'on.Salis), ma che nella realtà non ci sono, che induce ad essere perplessi, perché il dramma in Veneto è cosa diversa, perché loro, i fratelli Ramponi, una casa ce l'avevano ed era anche loro.
Poi, per errori, umani, ma pur sempre errori, l'hanno persa, con quel che ne è drammaticamente seguito, con la morte di Marco Piffari, Valerio Daprà e Davide Bernardello, di cui l'esponente di AVS non menziona nemmeno i nomi, quasi siano stati un semplice corollario al suo ragionamento.
Definire, poi, allo stesso modo, disperati il suicidio del pensionato di Sesto San Giovanni e il gesto dei tre fratelli veneti è un accostamento spericolato.
Il pensionato si è tolto la vita, non potendo restare a casa sua, con un gesto motivato dal dolore e dalla frustrazione. I fratelli Ramponi una vita, anzi tre le hanno spezzate, e non erano le loro.
Ogni tanto tacere non sarebbe male, soprattutto quando, davanti ad una tragedia, ci si dovrebbe imporre il silenzio e la riflessione.
Ma questo dovrebbe valere per tutti, ma non evidentemente per l'on.Salis che, replicando alle critiche degli esponenti del centro-destra, ha tirato fuori l'argomento che si usa ormai come condimento per tutte le questioni politiche: ''È in corso una campagna d’odio promossa dai soliti giornali — se così vogliamo definirli — e rilanciata dalle forze politiche di destra di questo povero Paese, che meriterebbe ben altro dibattito''.
Per poi aggiungere che il suo post ''è stato strumentalizzato in modo indecente e usato per incitare centinaia di utenti, molti dei quali profili fake e a libro paga, a invadere i miei social vomitando odio e stupidità''.
Ma, dopo avere detto che ''quella di Castel d’Azzano è un dramma, una tragedia'', aggiunge, lapalissianamente, che ''non sarebbe dovuto accadere'', per poi ribadire che ''la politica deve assumersi la propria corresponsabilità e affrontare le cause profonde del disagio''.
Ma, ci si permetta, ma dove sta il disagio sociale nella follia di tre fratelli, autoemarginatisi, ma che volevano soltanto uccidere, e ci sono riusciti?