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L'IA contro i ritardi nei pagamenti, Intrum: potenziale per il 60% delle aziende, ma senza competenze (>50%)

Redazione
 
L'IA contro i ritardi nei pagamenti, Intrum: potenziale per il 60% delle aziende, ma senza competenze (>50%)

Le aziende italiane mostrano un quadro economico in chiaroscuro: da un lato, un sorprendente ottimismo sulla crescita dei ricavi, che le posiziona al vertice in Europa; dall'altro, persistono significative difficoltà nella gestione dei pagamenti e nell'integrazione dell'Intelligenza Artificiale, con particolare carenza di competenze interne.

L'IA contro i ritardi nei pagamenti, Intrum: potenziale per il 60% delle aziende, ma senza competenze (>50%)

È quanto emerge dall'ultima edizione dello European Payment Report (EPR) di Intrum, gruppo leader nella gestione del credito in Europa. Lo studio ha analizzato le risposte di circa 10.000 aziende in 25 paesi europei, incluse 800 in Italia, fornendo un quadro approfondito sui comportamenti e le tendenze relative ai pagamenti, ai ritardi, alle pratiche di fatturazione e al rischio finanziario. Secondo il report Intrum, il 77% delle aziende italiane ritiene che i propri ricavi siano in linea o superiori alle aspettative rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. Questo dato rappresenta la percentuale più alta registrata a livello europeo, segnalando una notevole resilienza del tessuto imprenditoriale nazionale sul fronte del fatturato. Tuttavia, questa percezione positiva convive con criticità operative concrete: il 54% delle imprese italiane fatica a rispettare le scadenze di pagamento verso i propri fornitori, e il 21% si trova sotto pressione a causa dell'insolvenza dei clienti. Di fronte a queste difficoltà, una su due ha già introdotto termini di pagamento più stretti, una percentuale superiore alla media europea (48%). Permane inoltre una certa cautela sul fronte macroeconomico, con il 46% delle aziende che si aspetta che l'economia italiana rimanga ferma o si contragga nel prossimo anno.

L'Intelligenza Artificiale è vista da molte aziende come una leva per migliorare la gestione dei ritardi di pagamento: il 60% del campione italiano ritiene che l'IA potrà rafforzare questa capacità. Nonostante l'interesse, oltre una azienda su due non dispone delle competenze interne necessarie per implementare soluzioni di IA e trasformarle in valore concreto. La paura di un impatto negativo sull'occupazione è diffusa, sebbene il 40% delle aziende creda in un saldo netto positivo dei posti di lavoro derivanti dall'adozione dell'IA.

Attualmente, solo il 25% delle imprese italiane ritiene che l'IA possa già oggi incrementare l'efficienza e aiutare a prevenire i ritardi, che per le aziende italiane incidono sull'11,3% dei ricavi totali, un dato sostanzialmente in linea con la media europea. L'adozione dell'IA è frenata anche dalla nuova normativa europea. Il 54% delle aziende italiane la vede come una sfida in termini di conformità, non sentendosi pronte a garantire il pieno rispetto dei requisiti, mentre il 44% la percepisce come un ostacolo che potrebbe limitare la capacità di innovazione. Nonostante queste preoccupazioni, l'Italia si distingue positivamente in Europa per la percentuale di aziende (34%) che dichiara di avere una comprensione chiara di cosa sia necessario fare per conformarsi alla legge europea sull'IA, sebbene questo dato assoluto sia comunque basso.

La riscossione dei crediti si conferma una delle aree più critiche per le imprese: solo il 36% registra performance superiori alle aspettative in questo ambito. In merito ai comportamenti di pagamento, emerge una tendenza, superiore alla media europea (58%), ad accettare termini più lunghi per non danneggiare i clienti, anche se una larga maggioranza (68%) ritiene che questi termini siano eccessivamente generosi e finiscano per penalizzare l'azienda stessa.

Questo conflitto spinge il 44% delle aziende a cercare attivamente di imporre condizioni di pagamento più rigide. Il report Intrum evidenzia inoltre gli scarti tra i termini di pagamento offerti e quelli effettivamente rispettati: nel settore B2C lo scarto è di 10 giorni (in calo rispetto ai 14 del 2024), allineato alla media europea (11 giorni). Nel B2B lo scarto è di 17 giorni, stabile rispetto al 2024 e in linea con il dato europeo. Significativo il calo nel settore pubblico, dove lo scarto è sceso a 13 giorni (dai 18 del 2024), attestandosi al di sotto della media europea (14 giorni). La preoccupazione per l'aumento del rischio di insolvenza da parte dei clienti è ancora presente per una azienda su due, sebbene il dato sia diminuito rispetto al 62% del 2023.

Anche l'impatto dei ritardi sui piani di investimento aziendali risulta in calo, citato come ostacolo dal 25% delle imprese (era il 37% nel 2023). Quando un cliente richiede termini di pagamento più lunghi, il 28% delle aziende italiane (in crescita) dichiara di non negoziare, mentre aumenta (dal 14% al 18%) il ricorso a software di gestione del credito e registri di pagamento per valutare l'affidabilità del cliente. Le attività di sollecito e recupero crediti assorbono in media circa dieci ore settimanali per azienda, complice il fatto che il 76% delle imprese gestisce internamente queste pratiche.

A livello europeo, Intrum stima in 71 giorni lavorativi all'anno il tempo complessivamente dedicato a queste attività, risorse che potrebbero essere impiegate diversamente. Guardando al futuro, le aziende italiane prevedono di aumentare il ricorso al factoring (vendita dei crediti) nei prossimi due anni (passando dal 19% al 24%), riducendo lievemente il peso della gestione interna (dal 76% al 74%). Infine, il 43% delle aziende italiane utilizza o prevede di implementare soluzioni Buy Now/Pay Later (BNPL) per aumentare la fedeltà dei clienti, un dato stabile dal 2023. Sul fronte della responsabilità sociale, il 69% del campione ritiene che le grandi imprese abbiano un ruolo cruciale nel garantire pagamenti puntuali alle attività più piccole.

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