Non è più soltanto un luogo comune dire che l’Italia non sia un Paese per giovani. Ora lo certificano anche le ricerche scientifiche, e le cifre parlano chiaro. Secondo l’ultima analisi di OpenPolis, basata sui dati della Lancet Commission on Adolescent Health and Wellbeing pubblicata su The Lancet, il quadro che riguarda le nuove generazioni italiane è segnato da povertà crescente, fragilità psicologica e opportunità ridotte rispetto al passato.
Giovani italiani, un futuro in salita: povertà, salute mentale e precarietà fotografati dai dati OpenPolis
Il primo dato allarmante riguarda la mobilità intergenerazionale: il 50,3% dei giovani tra i 18 e i 34 anni vive oggi in condizioni socio-economiche peggiori rispetto ai propri genitori alla loro età. Un segnale evidente che il meccanismo di crescita e miglioramento generazionale, che per decenni aveva funzionato, si è inceppato.
Questa condizione si inserisce in un contesto globale in cui, avverte Lancet, la salute fisica e mentale dei giovani è minacciata da più fronti: conflitti armati, migrazioni forzate, urbanizzazione rapida, pandemie, cambiamento climatico e degrado ambientale. Tutti fattori che, oltre a compromettere il benessere, alimentano incertezza e ansia.
Per anni, l’idea che le nuove generazioni vivessero più a lungo e in salute rispetto alle precedenti è stata data quasi per scontata. Oggi questa certezza vacilla. In Italia, come nel resto del mondo, si registra un rapido aumento delle malattie non trasmissibili - come diabete e malattie cardiovascolari - e dei disturbi mentali. Secondo Lancet, entro il 2030 potrebbero andare persi 42 milioni di anni di vita in buona salute a livello globale a causa di patologie psichiche o suicidi, con un incremento di 2 milioni rispetto al 2015. Numeri che, rapportati alla popolazione italiana, evidenziano un rischio sanitario non trascurabile.
L’Italia continua a distinguersi negativamente anche sul fronte economico e sociale. Nel 2023, secondo Istat, il 13,9% dei minori viveva in povertà assoluta, il dato più alto dal 2014. Sul versante dell’occupazione e della formazione, il Paese è ai vertici in Europa per la quota di Neet - giovani tra 15 e 29 anni che non studiano, non lavorano e non seguono percorsi di formazione - con una percentuale nettamente superiore alla media UE. Questo fenomeno non si traduce soltanto in mancanza di reddito, ma alimenta una spirale di disillusione e inattività che rischia di diventare cronica.
Tra le nuove forme di disagio, cresce quella che viene definita eco-ansia. L’Italian Institute for Planetary Health ha rilevato come eventi estremi - ondate di calore, incendi, crisi idrica - abbiano un impatto diretto sulla salute mentale. Forse anche come risposta, tra i giovanissimi si registra una timida ripresa dell’attivismo: nel 2024 il 3,3% dei 18-19enni ha partecipato ad associazioni ecologiche, per i diritti civili o per la pace, contro il 2,4% del 2023. Una quota doppia rispetto al resto della popolazione (1,6%).
Le piattaforme digitali restano lo spazio privilegiato in cui i giovani esprimono il proprio disagio, ma spesso in forme criptiche o ironiche difficili da interpretare per le generazioni più adulte. Fenomeni come hate speech o Fomo (paura di essere esclusi) sono diventati parte del linguaggio comune e contribuiscono a peggiorare la salute mentale. Uno studio di Sapien Lab condotto in 34 Paesi ha evidenziato come l’aumento dell’uso di smartphone e social media, unito alla riduzione delle interazioni reali, sia correlato a un calo della salute mentale, soprattutto nella fascia 18-24 anni.
La sfiducia è, del resto, radicata. Già nel 2018, una ricerca Demopolis mostrava che il 66% dei giovani italiani immaginava un futuro peggiore rispetto al presente, contro appena il 9% che lo riteneva migliore. Un sentimento confermato oggi, che trova espressione in contenuti virali su TikTok o Instagram, dove l’ironia maschera un senso di immobilità e frustrazione. L’esempio più emblematico lo scorso anno è stato un audio tratto dal film “Twilight”, diventato metafora di una “adolescenza eterna” che molti giovani sentono di vivere, impossibilitati a entrare stabilmente nell’età adulta.