Tra la maggior parte dei 117.000 ebrei che risiedono in Australia crescono le preoccupazioni per il ripetersi di attacchi antisemiti, soprattutto nelle due più grandi città dello Stato, Sydney e Melbourne, tra incendi dolosi alle sinagoghe e svastiche scarabocchiate su edifici e automobili.
Circa una dozzina di persone sono state arrestate, ma i leader ebrei chiedono maggiori provvedimenti da parte dei funzionari governativi, che affermano di non voler vedere il sentimento anti-israeliano sfociare in violenza nelle strade australiane dopo 15 mesi di guerra a Gaza.
Giornata della Memoria: gli ebrei d'Australia oggetto di ripetuti attacchi anti-semiti
Le autorità stanno indagando su 15 "gravi accuse" tra le oltre 166 segnalazioni di attacchi antisemiti ricevute da metà dicembre, quando è stata creata l'operazione speciale Avalite per affrontare il crescente antisemitismo, ha affermato martedì in una nota il commissario della polizia federale australiana Reece Kershaw.
Gli investigatori stanno guardando oltre i sospettati accusati di avere commesso i crimini, anche "attori stranieri" che potrebbero aver pagato per i loro servizi.
Una ipotesi investigativa che ha avuto il fondamentale avallo del primo ministro Anthony Albanese, secondo il quale "non è chiaro da chi o da dove provengano i pagamenti".
Albanese non ha voluto rilasciare dichiarazioni ulteriori sulle indagini della polizia, ma ha affermato che Five Eyes, l'alleanza per la sicurezza dell'Australia con gli Stati Uniti, il Regno Unito, il Canada e la Nuova Zelanda, stava "svolgendo un ruolo".
"Non è qualcosa che è iniziato ieri" , ha aggiunto il primo ministro sottolineando che le persone arrestate sono in prigione senza avere avuto concesso il beneficio della cauzione.
Dieci persone sono state incriminate nell'ambito della Strike Force Pearl, una task force di polizia istituita nello stato del Nuovo Galles del Sud a dicembre per indagare sui crimini d'odio antisemiti nella periferia orientale di Sydney.
Il commissario di polizia del Stato, Karen Webb, che i sospettati sono soggetti di Sydney e che alcuni sembrano essere stati pagati.
"Non sappiamo chi siano i mandanti", ha detto Webb, non escludendo che possano essere stranieri.
I messaggi di testo scambiati tra due uomini che si sono dichiarati colpevoli di uno degli attacchi incendiari di Sydney indicano il coinvolgimento di una terza persona che muoveva i fili.
I media locali, citando documenti del tribunale, hanno riferito che un telefono cellulare sequestrato a uno degli uomini conteneva un riferimento a una terza persona che si faceva chiamare "jamesbond" sull'app crittografata Signal.
Secondo i media locali, che citavano documenti del tribunale, uno degli uomini ha dichiarato alla polizia di aver agito sotto costrizione perché aveva debiti per lo spaccio di droga e aveva ricevuto minacce di morte.
Intanto è stata rafforzata la sicurezza nei luoghi ebraici di Sydney, tra cui sinagoghe, scuole e luoghi commerciali, e le autorità stanno adottando un linguaggio sempre più duro nei confronti di coloro che sono accusati di crimini antisemiti.
"È completamente disgustoso e questi bastardi saranno arrestati dalla polizia del Nuovo Galles del Sud", ha affermato dello Stato, Chris Minns, poche ore dopo che un asilo nido vicino a una sinagoga è stato incendiato.
Alcuni gruppi ebraici hanno accusato il governo di essere lento a reagire, un'affermazione avanzata dal principale partito di opposizione, che ha dato agli attacchi (e alla risposta ad essi) un'ulteriore dimensione politica a pochi mesi dalle elezioni federali.
Il leader del Partito Liberale Peter Dutton ha dichiarato mercoledì a Sky News che l'aumento degli attacchi antisemiti "era del tutto prevedibile a causa di ciò che abbiamo visto sui gradini dell'Opera House", riferendosi agli eventi del 9 ottobre 2023, due giorni dopo il mortale attacco di Hamas contro Israele che diede inizio alla guerra di Gaza. In quell'occasione centinaia di dimostranti sventolarono bandiere palestinesi per protestare contro la decisione di illuminare l'Opera House di Sydney con i colori della bandiera israeliana.
Dutton ha ripetutamente criticato Albanese per quella che lui definisce una risposta "debole" alla protesta, e continua a spingere il governo a intensificare la questione. Albanese, che dovrebbe indire elezioni nelle prossime settimane, nega di essere stato lento ad agire.
"Quello che dobbiamo fare è unire il Paese, non cercare differenze, non cercare divisioni, non cercare vantaggi politici", ha detto.