L'impennata dei prezzi di generi alimentari e carburanti ha fatto impennare, a novembre, l'inflazione in Giappone, ponendo, ancora una volta, l'istituto centrale davanti alla decisione se aumentare o meno i tassi di interesse.
Ieri la Banca del Giappone ha ufficializzato la scelta di lasciare invariati i tassi di interesse allo 0,25%.
Peraltro, il processo di indebolimento che sta caratterizzando l'andamento dello yen - con il dollaro oggi al massimo degliultimi cinque mesi, a 157,80 nel raffronto con la moneta giapponese - potrebbero spingere i prezzi al rialzo, con riflessi sui costi delle merci importate.
Giappone: accelera l'inflazione, sotto la spinta dei prezzi di cibo e carburanti
Secondo i dati governativi, l'indice nazionale dei prezzi al consumo (CPI), che include i prodotti petroliferi ma esclude i prezzi dei prodotti alimentari freschi, è aumentato del 2,7% a novembre rispetto all'anno precedente, più o meno in linea con una previsione di mercato mediana di un aumento del 2,6%.
L'aumento è accelerato rispetto al 2,3% di ottobre, in parte a causa dei prezzi elevati del riso e della graduale eliminazione dei sussidi governativi per ridurre le bollette delle utenze.
Un altro indicatore attentamente valutato dalla Banca del Giappone, è l'indice che elimina gli effetti della volatilità dei prodotti alimentari freschi e del carburante e che a novembre è aumentato del 2,4% a novembre rispetto all'anno precedente, dopo un guadagno del 2,3% a ottobre. I dati del governo mostrano, invece, che è rimasta stabile l'inflazione nel settore dei servizi, confermando che le aziende continuano a trasferire l'aumento dei costi del lavoro.
La BOJ ha posto fine ai tassi di interesse negativi a marzo e ha aumentato il tasso di interesse di riferimento a breve termine allo 0,25% a luglio, ritenendo che il Giappone fosse sul punto di raggiungere stabilmente il suo obiettivo di inflazione del 2%.