In Francia, la patria della sigaretta romantica e ribelle, dove il fumo ha scolpito decenni di immaginario collettivo – dal cinema alla letteratura, dalla moda al costume – si volta pagina. Da ieri, una nuova normativa sancisce un divieto esteso di fumo all’aperto in una lunga serie di luoghi pubblici: spiagge, parchi, giardini comunali, ma anche le aree vicine a scuole, fermate dell’autobus, biblioteche e impianti sportivi. Un giro di vite senza precedenti, che mira a proteggere soprattutto i più giovani dal fumo passivo, ma anche a spingere i fumatori verso un lento, definitivo addio al tabacco.
Francia, scatta il divieto di fumo all’aperto. Addio alla sigaretta glamour dei boulevard
Non si tratta di una semplice norma sanitaria, ma di un cambio di paradigma culturale. "Dove ci sono bambini, il tabacco deve sparire. Un parco, una scuola, una spiaggia: sono luoghi per respirare, non per fumare", ha dichiarato la ministra della Salute Catherine Vautrin, affiancata da Yannick Neuder, sottosegretario alla Sanità. Una presa di posizione netta, che si fa portavoce di un nuovo ideale: quello di una generazione che possa crescere senza mai associare una sigaretta alla bellezza, alla libertà o alla seduzione.
Il provvedimento, parte del piano nazionale di contrasto al tabagismo per il periodo 2023-2027, si inserisce in un contesto ambizioso: liberare il Paese dal tabacco entro il 2032. Nonostante il tono fermo, la fase iniziale sarà più pedagogica che punitiva: nessuna sanzione immediata, ma solo avvertimenti per educare i cittadini alla nuova norma. Tuttavia, la legge prevede multe che partono da 135 euro e possono arrivare fino a 750 euro per i trasgressori più ostinati. Non mancano le polemiche. Il divieto non si applica alle sigarette elettroniche – assai diffuse tra gli adolescenti – né ai dehors dei bar e dei ristoranti, spazi simbolo della socialità francese dove il fumo regna ancora sovrano. L’Alleanza contro il Tabacco ha criticato queste eccezioni, pur riconoscendo l’importanza storica della legge.
In una nazione dove il gesto di accendere una sigaretta è stato per decenni sinonimo di charme, anticonformismo e riflessione esistenziale, l’entrata in vigore di questo divieto rappresenta un vero e proprio scossone simbolico. Perché la Francia, in fondo, è anche la patria di Brigitte Bardot che fumava con eleganza indolente in E Dio creò la donna, di Jean-Paul Belmondo in À bout de souffle, con la sigaretta tra le labbra come manifesto di una gioventù sfrontata, di Jeanne Moreau e la sua voce graffiata dalla nicotina.
Tra il 2015 e il 2019, secondo la Ligue contre le cancer, oltre il 90% dei film francesi mostrava scene con il fumo – il doppio rispetto a Hollywood. Ogni pellicola regalava in media tre minuti di sigarette sullo schermo. Immagini che hanno fatto scuola, ma che oggi rischiano di diventare reliquie di un’altra epoca. La resistenza al cambiamento non è casuale. In Francia, il legame con il tabacco è stratificato e profondo. Basti pensare che Air France vietò il fumo sui voli solo nel 2000, ben più tardi rispetto alle principali compagnie internazionali. Tuttavia, i dati raccontano anche un’altra verità: meno del 25% degli adulti francesi fuma quotidianamente, secondo i più recenti dati dell’Osservatorio sulle dipendenze: il livello più basso mai registrato. E un sondaggio della Lega contro il cancro conferma che oltre il 60% della popolazione è favorevole a un ampliamento dei divieti nei luoghi pubblici. C’è infine da ricordare, che la Francia non è un caso isolato.
Da tempo, in tutta Europa si moltiplicano i divieti di fumo all’aperto. A Milano, ad esempio, il bando copre la quasi totalità degli spazi pubblici. La Svezia ha vietato le sigarette nei pressi delle scuole e alle fermate dei mezzi pubblici dal 2019 mentre in Spagna città come Barcellona e Maiorca hanno dichiarato le loro spiagge smoke-free. Un segnale sempre più potente, insomma, che rappresenta una vera e propria frattura con un passato fumoso, tanto affascinante quanto tossico.