Economia

Report FragilItalia, un nuovo anno di incertezze per gli italiani

Redazione
 

Gli italiani inaugurano il 2025 con un quadro di aspettative tutt'altro che ottimistiche. È quanto emerge dal report "Uno sguardo al futuro" di Area Studi Legacoop e Ipsos, che fotografa una popolazione preoccupata per il contesto generale e, in particolare, per l'economia e le dinamiche sociali. Il dato più emblematico? Due italiani su tre (61%) non prevedono miglioramenti per il Paese, percentuale che schizza all'80% tra le fasce sociali più vulnerabili. Sul fronte economico, il pessimismo domina: il 42% degli intervistati (59% nel ceto popolare) anticipa una fase di recessione, mentre il 34% prevede stagnazione. Il costo della vita è un'altra spina nel fianco: sei italiani su dieci (63%), e il 70% tra il ceto popolare, si aspettano un ulteriore aumento dei prezzi.

Report FragilItalia, un nuovo anno di incertezze per gli italiani

"Dopo la chiusura del ciclo post pandemico - commenta Simone Gamberini, presidente di Legacoop (in foto) - l'anno che inizia inaugurerà una nuova fase. Questo triennio ha costituito una congiuntura eccezionale e, nonostante tutte le difficoltà che si sono manifestate, il nostro Paese ha mostrato una capacità di reazione e una forza costruttiva come non si vedeva da decenni. Nelle opinioni degli italiani leggiamo timori, incertezza e paure per le discontinuità radicali che riguardano il mondo del lavoro, la società, le istituzioni, la politica, l'economia, la quotidianità di ciascuno. A queste si aggiungono le guerre, che ci obbligano a richiamare il valore universale della pace, che è pure precondizione per costruire una società del benessere. Da tutto ciò deriva una ricerca di protezione nel nostro contesto famigliare. Il nuovo anno si annuncia sotto molti aspetti minaccioso; anche per questo è doveroso creare politiche di lungo respiro che mettano al centro lo sviluppo dell'economia sociale, per porre il nostro Paese nelle condizioni di continuare a valorizzare le proprie risorse (che ha mostrato di sapere usare con incredibile forza collettiva e solidale). Le cooperative, esercitando la loro funzione economica e sociale di grande riequilibratore della società italiana, continueranno a lavorare per il bene dell'Italia e per costruire una società più equa e inclusiva, onorando al meglio il 2025 Anno Internazionale ONU delle cooperative".

L’analisi non si ferma alle prospettive economiche. L’86% degli italiani crede che i tassi di violenza sociale resteranno invariati o peggioreranno, una percezione che si intreccia con il timore per le guerre in corso (84%), i cambiamenti climatici (82%) e le disuguaglianze sociali (81%). Questi fattori, indicati come principali ostacoli al progresso, delineano un quadro di sfiducia verso la capacità di affrontare le sfide globali. Nonostante le preoccupazioni per il contesto generale, gli italiani esprimono maggiore fiducia nella propria sfera personale. Le relazioni familiari e sociali emergono come un baluardo di positività: l’83% prevede un andamento positivo per i rapporti familiari, mentre amore, amicizie e salute raccolgono rispettivamente l'80% e il 77% delle aspettative positive. Anche il lavoro, pur con le sue incognite, è visto con un certo ottimismo dal 63% degli intervistati. Tuttavia, il divario sociale incide profondamente. Il 76% del ceto popolare si dice preoccupato per la propria situazione economica familiare, con il 48% che teme di dover accettare lavori precari. Un dato che contrasta con il 63% degli italiani complessivi che non si dichiarano preoccupati.

Il report identifica i principali "nemici del futuro". Al primo posto si trovano le guerre (60%), seguite dai cambiamenti climatici (55%) e dall'accumulo di ricchezze in poche mani (36%, 44% nel ceto popolare). L’inflazione è indicata dal 32% degli intervistati, ma raggiunge il 38% nel ceto popolare. Questi timori si riflettono anche nelle parole chiave che gli italiani associano al futuro: pace (41%), sicurezza (39%), giustizia sociale (38%), democrazia (35%), uguaglianza e stabilità (entrambe al 33%). Un aspetto cruciale che emerge dal report è la percezione di inclusione sociale. Mentre il 54% degli italiani si sente incluso, la percentuale sale al 72% nel ceto medio ma crolla al 29% nel ceto popolare, con il 71% di quest'ultimo gruppo che si sente escluso. Un divario che sottolinea l'urgenza di interventi mirati per ricucire il tessuto sociale.

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