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Al capezzale della traballante galassia Ferragni arriva Claudio Calabi

Redazione
 
La notizia che Claudio Calabi è stato chiamato per rianimare il boccheggiante impero commercial-finanziario di Chiara Ferragli ha fatto subito correre il pensiero, a noi come pensiamo a tanti altri, all'apparizione di Harvey Keitel in ''Pulp fiction''. Perché ci siamo immaginati il manager, magari non indossando abito nero e papillon dello stesso colore di Keitel, bussare alla porta di casa Ferragni e, a chi gli apre, dire semplicemente, ''sono mister Calabi e risolvo problemi''.

Al capezzale della traballante galassia Ferragni arriva Claudio Calabi

E sì, perché Calabi sembra essere preceduto, in ogni sua nuova avventura, dalla fama di raddrizzare società piegate pericolosamente verso il fallimento o, allo stesso modo, di rilanciarle, che è poi la cosa più difficile.
La nuova scommessa che Calabi ha accettato, insieme alla nomina di amministratore unico della società di Chiara Ferragni, La Fenice, è di quelle che hanno il profilo di una sfida che si gioca su due diversi piani.
Quello squisitamente economico, ma anche un altro, per così dire, di immagine, essendo l'evidente attuale declino della società legato, a doppio filo, con le vicende giudiziarie che hanno mandato a picco la fama di Chiara Ferragni, tra ''errori di comunicazione'' e disinvolto uso del messaggio audiovisivo, lo stesso che ne avevano fatto la fortuna.

Il quadro che Calabi si trova davanti non è che induca a facili ottimismi, perché la strada per recuperare il consenso evaporato tra pandori, uova pasquali, liti para-coniugali e sovraesposizione ''sentimentale'', è in salita perché, al di là del ''brand Ferragni'', oggi l'influencer cremonese non è un prodotto molto spendibile.

Come testimoniano i tanti follower che hanno deciso di girarle le spalle. Che la situazione che Calabi dovrà sbrogliare sia complessa lo dice Pasquale Morgese che, avendo in mano il 27,5% del capitale azionario della Felice, ha seguito la società sin da quando Chiara Ferragni ha capito di potere essere un brand, dodici anni fa.

Ma da qualche mese a questa parte, con l'esplodere del caso della beneficienza ''taroccata'', a detta dei magistrati, tutto è cambiato, rapidamente e radicalmente.
''Ho investito 12 anni della mia vita in questa società che da quasi un anno, da quando è scoppiato il ‘pandoro-gate’, è bloccata. Il business nel 2024 è crollato drammaticamente, ma in questi mesi nessuno ha mosso un dito. Ora serve un piano industriale e trovare nuove risorse, anche all’esterno''. Parole che pesano e che danno un quadro esatto dell'impegno che Calabi dovrà affrontare, a fronte di una stagnazione del fatturato e con l'urgenza di recuperare lo smalto perduto.

Lo stesso Morgese dice che Calabi ha davanti ''un compito impegnativo, però nella sua carriera ha avuto problematiche ben maggiori da risolvere e ci è sempre riuscito benissimo. Spero faccia lo stesso lavoro anche su Fenice''.

Chiedersi come mai la scelta di affidarsi a Claudio Calabi significa non conoscere la carriera del manager, sul cui nome tutti gli azionisti dell'holding di Chiara Ferragni si sono trovati d'accordo.

76 anni, torinese, Calabi è laureato in Economia e Commercio e, nel suo percorso professionale, ha affinato la capacità rilanciare aziende in difficoltà o fare decollare quelle che, affacciandosi sul mondo della finanza, dell'economia e dell'industria, si sono affidate alla sua capacità di elaborare progetti e strategie, ma soprattutto di portarli a compimento.

Solo a dare un'occhiata superficiale al suo curriculum, si possono leggere i nomi di società importantissime nel panorama italiano (è stato Ad, tra gli altri, anche di RCS Editori e del Sole 24 Ore, tanto per limitarsi al solo campo editoriale, di cui resta voce molto ascoltata).

Per non parlare delle cariche che detiene oggi, molte e qualificate.
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