Economia

In attesa della Fed: quanto sarà rapido il ritmo dei tagli?

Jeffrey Cleveland, Chief Economist di Payden & Rygel
 

In vista della riunione della Federal Reserve di questa sera, l’attenzione degli analisti sembra diretta più che altro all’entità della variazione dei tassi di interesse. I mercati attualmente vedono l’ipotesi di un taglio da 50 punti base come più probabile, anche se storicamente la Fed tende a muoversi più lentamente e la lettura dell’inflazione core di agosto, superiore alle attese, potrebbe giocare a favore dell’ipotesi di un taglio da soli 25 punti base. Inoltre, il dato delle vendite al dettaglio per il mese scorso evidenzia la resilienza dei consumi Usa, sostenuti da un numero di licenziamenti relativamente basso, da un tasso di disoccupazione contenuto e dalla continua crescita del reddito medio disponibile. In assenza di segnali di una recessione o di una crisi finanziaria imminenti, con le azioni statunitensi ai massimi storici, siamo inclini a ritenere che la Fed opterà per un taglio di soli 25 punti base questa sera

Più che l’entità del taglio di oggi, però, ad essere decisivo sarà il ritmo dell’allentamento della stretta monetaria: alla riunione del FOMC di giugno, in condizioni di “atterraggio morbido”, le proiezioni mediane della Fed segnalavano una riduzione del tasso di policy di soli 100 punti base all’anno per il 2025 e il 2026 – ovvero 25 punti base a trimestre – per arrivare a un tasso finale sui Fed Funds vicino al 3%. Nel frattempo, il mercato obbligazionario prezza un ritorno al 3% già entro il luglio 2025. I policymaker rivedranno probabilmente al ribasso le proiezioni del tasso sui Fed Funds, ma sembra che il mercato obbligazionario sia destinato a rimanere deluso.  

Infine, sarà fondamentale il contenuto del messaggio rilasciato dal presidente Powell nel corso della conferenza stampa post-riunione. Il tono del suo intervento a Jackson Hole è stato più dovish del previsto, discostandosi del tutto da quello tenuto alla riunione del FOMC di luglio e ribadendo che le tempistiche dei tagli dipenderanno dai dati in arrivo. In quell’occasione Powell ha dichiarato che la Fed farà “tutto il possibile per supportare il mercato del lavoro” e che qualsiasi ulteriore indebolimento su questo fronte non sarebbe ben accolto. Ora che la minaccia dell’inflazione sembra rientrata, Powell potrebbe quindi ambire ad un ritorno più rapido alla neutralità. 

La nostra è dunque una posizione più ottimista sull’economia Usa rispetto a quella di molti investitori: con un “atterraggio morbido” in stile anni ’90 come ipotesi di base (disoccupazione al 4,1% e crescita intorno al 2-2,5%), un ritmo modesto di allentamento da parte della Fed dovrebbe essere più che giustificato. Tuttavia, se anche i policymaker optassero per un ritmo più veloce, si tratterebbe comunque di una buona notizia sia per le azioni che per le obbligazioni. In conclusione, sarà il messaggio sull’entità e sulla rapidità dei tagli fino al 2025, più che la singola decisione di questa sera, ad essere decisivo per i mercati.

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