Politica

Europa, "Whatever it takes": Draghi traccia la strada, alla politica il compito di dar seguito alle sue indicazioni

Alessandro Amati
 

Europa, ‘whatever it takes’. Si potrebbe replicare la celebre frase pronunciata da Mario Draghi da presidente della Bce, per sintetizzare con un titolo il rapporto sul futuro della competitività europea, illustrato a Bruxelles. Draghi ha individuato con precisione i rischi che tutta l’Ue e tutti i paesi corrono in termini di declino se non troveranno il modo di dare risposte comuni alle sfide globali.

Europa, "Whatever it takes": Draghi traccia la strada

E ha fornito anche dettagliati obiettivi nei settori decisivi per la competitività. Ma la responsabilità sul futuro della Ue è tutta politica, come ha anche sottolineato Mattarella nei giorni scorsi; il rapporto di Draghi, (come anche quello di Letta), traccia la direzione delle politiche europee che per avere successo dovranno essere comuni e contare su risorse comuni, magari cercando una qualche unità politica su una maggiore integrazione, nonostante gli Orbaniani, i Lepenisti ed alcuni settori sovranisti del centrodestra italiano. (Afd, per questa legislatura europea, è ancora insignificante). Bisognerebbe infatti capire se sussistono le condizioni politiche per maggiori spese coordinate per investimenti, e magari per il superamento del vincolo dell’unanimità, almeno per alcune decisioni. Tutto questo, con ogni probabilità comporterebbe un qualche - improbabile - stravolgimento delle politiche nazionali di bilancio dei paesi membri.

E qui si arriva a casa nostra e alla prossima legge di bilancio. ‘Basta con bonus e con i soldi buttati dalla finestra’, ha ripetuto più volte Giorgia Meloni. Ma i suoi ministri continuano a promettere riduzioni di tasse e aumento di pensioni, in un quadro in cui il ministro Giorgetti dovrà presentare un Piano strutturale di riduzione di deficit e debito di 7 anni (cioè fino al 2032). Per tornare a Draghi, sembra evidente che per finanziare il piano esposto dall’ex presidente del Consiglio sarà necessario un “finanziamento comune”, probabilmente con formule di debito comune o strumenti come il Recovery Fund.

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