L'Europa sta pagando un prezzo salato per la mancata o insufficiente applicazione delle proprie normative ambientali. È quanto emerge dal quarto riesame sull'attuazione delle politiche ambientali, pubblicato ieri dalla Commissione Europea. Il rapporto non solo ribadisce l'importanza cruciale delle norme ambientali comunitarie per la prosperità, la competitività e la sicurezza ecologica dell'Unione, ma quantifica anche i costi esorbitanti dell'inazione: si stimano ben 180 miliardi di euro all'anno, circa l'1% del PIL dell'UE, a causa di inquinamento atmosferico e idrico, degrado della natura e cattiva gestione dei rifiuti.
L'Europa in ritardo sull'ambiente: la Commissione UE lancia l'allarme sui costi dell'inazione
Una piena attuazione delle politiche, sottolinea la Commissione, non solo ridurrebbe questi oneri, ma garantirebbe anche condizioni di parità per tutte le imprese nel mercato unico. Le nuove relazioni ambientali per Paese tracciano un quadro preoccupante ma chiaro: nonostante qualche timido progresso in settori specifici, i problemi ambientali dell’Unione Europea restano profondi e diffusi, e richiedono un’azione urgente e coordinata.
Sul fronte dell’economia circolare, ad esempio, mentre alcuni Stati membri sembrano aver imboccato la strada giusta verso un uso più efficiente delle risorse, la maggior parte rischia di mancare gli obiettivi di riciclaggio previsti per il 2025. Il documento mette in guardia: serve un impegno deciso per ridurre alla fonte la produzione di rifiuti e intervenire in modo strutturale su quelle discariche che ancora non rispettano le normative europee. Non basta riciclare di più: è fondamentale anche produrre meno rifiuti. Un altro nodo critico è quello dell’acqua, tanto in termini di qualità quanto di quantità.
Con il cambiamento climatico che aggrava fenomeni come la siccità e la scarsità idrica, diventa essenziale migliorare la gestione delle risorse idriche dolci. Eppure, molti Stati non stanno sfruttando appieno i fondi europei disponibili per modernizzare i sistemi di raccolta e trattamento delle acque reflue urbane. Un’occasione mancata che rischia di trasformarsi in una vera e propria emergenza nei prossimi anni. La biodiversità, intanto, continua a scomparire a un ritmo superiore rispetto alla capacità di recupero degli ecosistemi.
Le cause principali restano l’uso intensivo del suolo e le pratiche agricole troppo invasive. A questo ritmo, le aree naturali non avranno il tempo di rigenerarsi. Le autorità europee chiedono quindi di integrare in modo più coerente la protezione della natura in tutte le politiche pubbliche, dall’agricoltura all’urbanistica, e di accelerare l’attuazione delle leggi esistenti. Sul versante dell’inquinamento atmosferico, i dati mostrano qualche miglioramento ma la situazione resta tutt’altro che rassicurante. In molti Paesi i livelli di sostanze nocive nell’aria sono ancora troppo alti, con conseguenze dirette e gravi per la salute dei cittadini.
Il rapporto suggerisce una transizione verso una mobilità più sostenibile, un uso più efficiente dell’energia e pratiche agricole meno inquinanti, in particolare per quanto riguarda la gestione del bestiame e l’uso dei fertilizzanti. La tecnologia c’è, ma manca ancora la volontà politica e la capacità amministrativa per implementarla su vasta scala. Infine, il tema del clima. Anche se l’Unione Europea ha dimostrato di poter separare la crescita economica dall’aumento delle emissioni di gas serra, gli effetti del cambiamento climatico si fanno sempre più evidenti e devastanti.
Gli sforzi per adattarsi ai suoi impatti devono essere intensificati ovunque. Tuttavia, l’implementazione del sistema di scambio delle quote di emissione, fondamentale per ridurre le emissioni nei settori dell’edilizia, del trasporto su strada e della piccola industria, sta incontrando serie difficoltà in molti Stati membri. Serve maggiore ambizione, ma anche strumenti concreti per sostenere i Paesi in difficoltà nella transizione.
In questo contesto, la Commissione ha messo a disposizione degli Stati membri ingenti risorse, circa 122 miliardi di euro all'anno, per coprire il fabbisogno di investimenti necessari a raggiungere gli obiettivi ambientali. Tuttavia, la maggior parte dei Paesi deve ancora sfruttare appieno questi fondi per rafforzare la propria capacità di attuazione. "Investire nell'attuazione del diritto ambientale offre un eccellente rapporto qualità-prezzo," ha dichiarato Jessika Roswall, Commissaria per l'Ambiente, la resilienza idrica e un'economia circolare competitiva (in foto).
"È un tempestivo promemoria del fatto che attuazione e competitività vanno di pari passo per proteggere il nostro ambiente e le risorse di cui abbiamo bisogno per la transizione e per le generazioni future." Sul fronte della governance ambientale, il rapporto evidenzia che molti Stati membri hanno ancora ampi margini di miglioramento per quanto riguarda l'accesso del pubblico ai tribunali, consentendo ai cittadini di contestare decisioni, atti o omissioni, in particolare nei settori della pianificazione legati all'acqua, alla natura e alla qualità dell'aria.