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Eurispes, uomini in crisi: sempre più fragili e spaesati

Redazione
 
Eurispes, uomini in crisi: sempre più fragili e spaesati

L’Eurispes, in collaborazione con l’Associazione Filocolo, ha condotto un’ampia indagine dedicata all’universo maschile, coinvolgendo un campione di 1.018 uomini italiani e indagando aspetti profondi e spesso inesplorati del corpo, dell’identità, delle emozioni, della percezione sociale e dei rapporti con l’altro genere.

Eurispes, uomini in crisi: sempre più fragili e spaesati

Il risultato è un affresco complesso che restituisce l’immagine di una maschilità non più ancorata a certezze incrollabili, ma scossa da una tensione costante tra i dettami del passato e la spinta al rinnovamento. Un uomo che, pur ancora condizionato dai canoni tradizionali quali l’estetica del corpo prestante, la competizione sociale, l’aspettativa della dominanza, si apre progressivamente alla consapevolezza del proprio mondo emotivo, alla fragilità, al bisogno di relazione e autenticità. L’immaginario collettivo continua a esercitare una forza formidabile sulla percezione del sé maschile, ma inizia a incrinarsi sotto l’urto di nuove sensibilità.

Poco meno di tre uomini su dieci (28,2%) dichiarano di avere un rapporto problematico con il proprio corpo, mentre il 63,1% afferma di piacersi almeno in parte, con picchi del 71,1% tra i più giovani (18-24 anni). La cura dell’aspetto esteriore assume rilievo per il 66,5% degli intervistati, ma solo una minoranza (45,1%) modifica dieta o attività fisica per migliorare l’immagine di sé. La seduzione rimane ambivalente: se da un lato il 67,3% riconosce il potere attrattivo del fisico, dall’altro il 64,1% crede che sia la personalità a conquistare.

Il senso di insicurezza sociale legato all’aspetto è diffuso: il 37,6% degli uomini riferisce disagio nelle interazioni sociali quando non si sente avvenente, il 31,6% lo sperimenta sul piano lavorativo. L’adesione a pratiche estetiche più incisive non è marginale: il 14,1% ha fatto ricorso a trattamenti estetici non chirurgici, il 15,3% si è sottoposto a interventi di chirurgia estetica, tra cui rinoplastica (23,1%), trapianto di capelli (19,9%), liposuzione e lifting (14,7%).

Un uomo su cinque (20,9%) pratica esercizio fisico regolarmente; il 24,3% spesso, il 34,3% qualche volta, mentre un altro quinto dichiara di non farlo mai. Sul piano delle emozioni, emerge una crescente alfabetizzazione affettiva, ma ancora frammentata: il 60,8% si dice in grado di identificare e descrivere ciò che prova, mentre il 39,2% dichiara difficoltà. L’86,3% si dice sicuro della propria identità sessuale, ma il 13,6% esprime incertezze. Il 71% si sente a proprio agio con il corpo durante l’intimità, mentre quasi un terzo (29%) manifesta disagio. La soddisfazione nella vita sessuale raggiunge il 61,1%, ma il 28,5% dichiara ansia o stress legati alle aspettative in questo ambito. Una quota significativa (26,3%) si sente costretta a reprimere emozioni per mantenere una facciata di forza o virilità.

Il corpo maschile diventa oggetto di valutazione pubblica: il 52,3% ha ricevuto commenti negativi sull’aspetto nell’ultimo anno, il 56,3% è stato spronato a prendersene maggior cura, mentre il 28,8% è stato incoraggiato a considerare la chirurgia estetica.
L’impatto dei media è pervasivo: il 75,4% ritiene che diffondano canoni estetici maschili irraggiungibili. La fame nervosa affligge il 18,3% degli uomini, l’ortoressia il 6,7%, l’anoressia il 3,6%, la bulimia il 2,3%. Il vissuto del maschile è attraversato da una tensione competitiva: il 61,2% si percepisce in gara con altri uomini per il successo personale; il 56,9% si sente dire di “comportarsi da vero uomo” in momenti di difficoltà. Tuttavia, si apre uno spiraglio verso una nuova socialità maschile: il 71,7% confida le proprie difficoltà agli amici, il 65,2% condivide anche problematiche sentimentali. Il 59,1% si sente emotivamente sostenuto dagli amici uomini, ma il 40,9% denuncia una carenza, segnale di relazioni non sempre capaci di accogliere la vulnerabilità.

Un uomo su tre (33%) ha difficoltà a esprimere emozioni al partner, con punte del 44,5% tra i 18-24enni. La costruzione dell’identità maschile si radica negli esempi familiari (64,4%) più che nei media (31,5%), anche se questi ultimi influenzano maggiormente i più giovani (50,6%).

L’aspetto esteriore conta per il successo sentimentale per il 60,4% degli uomini, mentre il 57,4% si sente a proprio agio con il numero di partner sessuali avuti; tuttavia, il 42,6% vive con disagio questo parametro. Il 35,3% ha sperimentato un senso di inadeguatezza fisica di fronte a un rifiuto. Il 70,6% si riconosce nei ruoli tradizionali di protezione e sostegno nella coppia. La monogamia appare parzialmente superata: il 26,4% ritiene l’uomo naturalmente poligamo. Le donne vengono percepite come giudicanti in base al successo economico (63,5%) e all’aspetto (66,3%). Sul piano del rapporto con il femminismo contemporaneo, il quadro è spaccato: il 51,7% non si sente vicino, il 48,3% sì mentre fra i giovani nella fascia compresa tra i 18 e i 24 anni prevale la distanza (59,1%).

Il 56% non crede che i diritti delle donne ricevano più tutela di quelli maschili, ma il 44% percepisce uno squilibrio. Il 48% degli uomini ritiene che si parli troppo poco di violenza femminile contro gli uomini; il 58,9% auspica che si affronti anche il tema della “femminilità tossica”. La convinzione che gli uomini paghino il prezzo più alto in caso di separazione è condivisa dal 61,2%. Il 67% degli uomini si sente libero di sfidare gli stereotipi maschili nel proprio gruppo sociale; il 53,4% prova disagio di fronte a commenti sessisti, ma il 46,6% mostra una minore sensibilità al tema.

L’aggressività maschile è percepita come una zona d’ombra da una parte significativa del campione: il 35,2% ha avuto paura della propria aggressività almeno una volta, l’11,5% frequentemente, il 2,8% abitualmente. La maschilità, nel suo insieme, appare dunque come una costruzione in transizione, attraversata da crepe, aperture, domande inevase: non più fortezza impenetrabile ma paesaggio in mutazione, terreno fertile per un discorso sociale capace di includere, ascoltare, trasformare.

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