Attualità
L'esplosione del deposito Eni di Calenzano fa una strage
Redazione
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Ma cos'è realmente accaduto nel deposito Eni di Calenzano, dove un'esplosione questa mattina ha ucciso almeno due persone, ferendone gravemente altre tre e causando lesioni ad almeno una decina?
Mentre la magistratura è a lavoro per chiarire le cause dello scoppio, nella zona di Calenzano, in quella che viene chiamata la Piana fiorentina, si parla di qualcosa che ci si attendeva.
E non per un passaparola tra la gente, ma per le conclusioni di uno studio commissionato dal Comune, nel quale si riferiva di insediamenti industriali - tra cui quello della tragedia di oggi - ''a rischio di incidente rilevante''.
L'incertezza sull'accertamento della dinamica del disastro di intreccia a quella sull'identità dei morti, dei dispersi e dei feriti, anche perché le notizie si susseguono, mischiandosi a voci incontrollate.
L'impianto di Calenzano, per il suo profilo operativo (cioè per tipo e quantità del materiale infiammabile stoccato) viene considerato, ai sensi della normativa adottata dopo il caso di Seveso, tra quelli di maggiore rilevanza. E un potenziale pericolo era stato segnalato, oltre che per la natura delle sostanza custodite nell'impianto, anche per la salute pubblica.
Quattro anni fa, Maurizio Marchi, della sezione di Livorno della onlus Medicina democratica, aveva lanciato un dettagliato allarme: ''A Calenzano sono stoccati da Eni 162mila tonnellate di combustibili fossili, tra benzina, gasolio e petrolio (probabilmente kerosene). Se avvenisse un incidente rilevante (incendio o esplosione) sarebbe tagliata in due l’Italia, data la presenza dell’autostrada A1 (del sole) e la ferrovia Firenze-Bologna, oltre alla fermata dell’aeroporto di Peretola, oltre ai danni (per noi prioritari) alle persone e ai lavoratori''.
Oggi, dice il presidente nazionale di Medicina democratica, Marco Caldiroli, ''l'entità dell'evento, ovvero dell'esplosione, denota un mancato intervento tempestivo dai sistemi di sicurezza interni e una impossibilità da parte degli stessi di affrontare l'evento. Dimostra purtroppo una inadeguata protezione dei lavoratori stessi e insufficienti misure di sicurezza a loro dedicate''.
Maurizio Marchi, oggi, dice che già quattro anno fa a a Calenzano risultavano, dai dati ufficiali, eccessi di mortalità e morbilità rispetto al resto della Toscana.
Nei comuni di Calenzano, Sesto Fiorentino, Campi Bisenzio, per Marchi, sono coinvolte oltre 100.000 persone in emissioni tossiche. Affermazioni basate dopo avere incrociato dati che evidenziano ''mortalità in eccesso sia a Calenzano che a Sesto Fiorentino per malattie dell’apparato respiratorio, mentre la mortalità per tumore del polmone è in eccesso sulla Toscana in tutti i quattro comuni esaminati''.
Secondo le notizie, ancora frammentarie, l'esplosione è accaduta nell'area dove le autocisterne si riforniscono, anche se non sono chiare le cause. L'esplosione ha investito un gruppo di persone, alcune dentro una palazzina, anche se altre che si trovavano a distanza sono rimaste ferite per lo spostamento d'aria, che ha anche mandato in frantumi vetri e divelto strutture, a centinaia di metri, danneggiando infissi e vetrate. In queste ore le ricerche dei dispersi sono ancora in corso e, in aiuto dei soccorritori, è giunta una escavatrice, che sta rimuovendo le macerie della palazzina che è stata distrutta dalla fortissima esplosione.
Quindici aziende che si trovano nella zona vicina all'impianto dell'Eni sono state evacuate, precauzionalmente, avendo subito danni e in attesa della verifica della stabilità. Evacuati anche una piscina e il locale Palazzetto dello sport. Comunque, anche se dal luogo dello scoppio si è levata un'alta colonna di fumo, non ci sono problemi per la qualità dell'aria, secondo l'assessore regionale alla Protezione civile Monia Monni.