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El Salvador e la repressione carceraria: tra lotta al crimine e diritti umani

Redazione
 

El Salvador (che si è offerto di ''ospitare'' criminali violenti di ogni nazionalità, compresa statunitense, espulsi dagli Usa) è considerato uno dei Paesi più violenti al mondo a causa della presenza di gang criminali come MS-13 e Barrio-18, che contano oltre 70.000 affiliati, responsabili di reati quali omicidi, traffico di droga ed estorsioni.

El Salvador e la repressione carceraria: tra lotta al crimine e diritti umani

Da oltre due decenni, il Paese ha cercato di limitare l'influenza delle bande, che controllano vaste aree e settori economici cruciali. La pericolosità della vita quotidiana spinge ogni anno migliaia di salvadoregni a fuggire verso gli Stati Uniti e la risposta del governo si è inasprita con una politica di repressione senza precedenti.

Il presidente Nayib Bukele, eletto nel 2019 con il partito Nuevas Ideas, ha avviato una campagna di arresti di massa volta a debellare la criminalità, inaugurando nel gennaio 2023 il Centro de Confinamiento del Terrorismo (Cecot), il più grande carcere dell'America Latina.

Con una capacità dichiarata di 40.000 detenuti, il Cecot è stato progettato per ospitare membri delle tre principali bande salvadoregne. La politica di sicurezza adottata da Bukele ha portato a una drastica riduzione degli omicidi e a un aumento della popolarità del presidente, che all’epoca ha rivendicato il successo del piano con un messaggio su Twitter: "El Salvador è riuscito a passare dall'essere il Paese più insicuro del mondo al Paese più sicuro d'America". Tuttavia, il metodo adottato ha suscitato forti critiche da parte di organizzazioni per i diritti umani. Sotto lo stato di eccezione dichiarato nel marzo 2022, sono state arrestate decine di migliaia di 70.000 persone, con numerose denunce di violazioni, tra cui arresti arbitrari, torture e sparizioni forzate.

Secondo la ONG Crisis Group, la politica di incarcerazione di massa rischia di spingere ex membri delle gang a tornare alla criminalità se non viene offerta loro un'alternativa concreta.
La detenzione indiscriminata ha coinvolto anche ex affiliati che si erano convertiti al cristianesimo per abbandonare la vita criminale. Inoltre, le condizioni del Cecot contravvengono alle Regole Minime per il Trattamento dei Detenuti stabilite dall'ONU nel 2005: il carcere è privo di cortili o aree ricreative, una misura che esaspera le tensioni tra i detenuti e potrebbe portare a rivolte.

Nonostante le denunce, il governo salvadoregno continua a sostenere il suo modello repressivo come l'unico efficace per combattere la violenza endemica: tuttavia, il costo umanitario e reputazionale di questa politica resta elevato. La comunità internazionale osserva con attenzione, mentre le famiglie dei detenuti, alcuni dei quali scomparsi senza alcuna documentazione al riguardo, chiedono giustizia per le violazioni subite.

Due decenni dopo la fine della guerra civile, El Salvador ha cercato di limitare l'influenza e il costo sociale rappresentato dalle bande, che controllano vaste porzioni geografiche e importanti comparti economici del Paese.

Ogni anno, i pericoli della vita quotidiana spingono decine di migliaia di salvadoregni ad azzardare il viaggio a Nord verso il confine con gli Stati Uniti. Attraverso il suo lavoro sul campo e la sua difesa, Crisis Group, ONG fondata nel 1995, che svolge attività di ricerca sul campo in materia di conflitti violenti e avanza politiche per prevenire, mitigare o risolvere conflitti, preme per la prevenzione della criminalità, la riabilitazione e le politiche di riforma socio-economica che possono rendere El Salvador un posto più sicuro in cui vivere.

Il Paese si avvia verso una crisi umanitaria nelle sue carceri, mentre le bande, sebbene ora allo sbando, potrebbero contrattaccare.
"Piuttosto che impegnarsi in tattiche violente a lungo termine
- sostengono le Organizzazioni per la difesa dei diritti umani - , il governo dovrebbe sostenere le migliaia di membri di bande desiderose di costruirsi una nuova vita in una società rispettosa della legge. Non solo: i principali partner stranieri del Paese dovrebbero sostenere questi sforzi e rilanciare la loro cooperazione con San Salvador".

La popolazione carceraria del Paese è proporzionalmente la più alta del mondo, e la politica draconiana in atto solleva altre preoccupazioni che richiedono attenzione. La repressione è tanto più sorprendente alla luce delle aperture segnalate da Bukele alle bande criminali che hanno tormentato El Salvador per oltre due decenni.

Eletto nel 2019 come outsider, il giovane ed estroverso presidente ha potenziato i servizi pubblici là dove c'è povertà e violenza e dove le bande trovano molte delle loro reclute. Secondo i resoconti dei media e le testimonianze di prima mano, raccolte da Crisis Group, il suo governo ha anche avviato discreti colloqui con i leader di bande incarcerati e liberi, stimolando una forte riduzione dei tassi di omicidi.

In cambio, secondo quanto riferito, le autorità hanno concesso a questi leader una serie di concessioni, incluso il rilascio accelerato per alcuni di loro. Attualmente, una più violenta campagna di repressione per arrestare chiunque abbia, abbia avuto o possa aver avuto legami con le bande potrebbe costringere gli ex membri a tornare a delinquere se non vedono altra speranza.

Gli arresti di massa di ex membri di bande che si sono convertiti al cristianesimo per abbandonare la vita di gruppo sono preoccupanti. Il terribile sovraffollamento, combinato con il rifiuto del governo di assumersi la responsabilità di ciò che è andato storto potrebbe alimentare tensioni nelle carceri, segnala la Ong, portando ad ammutinamenti e fughe. I costi umanitari e reputazionali, così come i rischi di un ritorno agli estremi della violenza letale, rendono imperativo che il governo prepari una via d'uscita alternativa per la popolazione incarcerata.

Nonostante aspettative ottimistiche, però, il 31 gennaio 2023 è stata inaugurata una grande prigione diventata il simbolo della lotta alla guerra contro le bande, contestualmente a una politica di sicurezza che gli ha dato popolarità a livello nazionale e internazionale.

Tuttavia, a pochi mesi dalla sua inaugurazione, il Cecot è finito al centro di contestazioni per lo stato di eccezione approvato, dopo che, in 48 ore nel marzo del 2022, si sono registrati 76 omicidi.

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