Automotive
Dimissioni Tavares: una decisione arrivata troppo tardi
Redazione
Anche se non c'è una motivazione ufficiale alla decisione di Carlos Tavares di dimettersi da amministratore delegato di Stellantis, appare scontato che alla base c'è stato il forte malumore del CdA davanti al disastro di un calo delle vendite che si è andato accumulando e che ha coinvolto praticamente ogni singolo segmento del portafoglio di marchi e case del gruppo (Jeep, Citroën, Ram, Ddge, Chryslerm Fiat, Peugeot, Maserati, Opel).
La formula usata, cioè quella che il Consiglio di amministrazione di Stellantis, ha ''accettato'' le dimissioni di Tavares poco o nulla racconta del confronto che, in seno al CdA, si è aperto davanti a numeri impietosi ai quali l'amministratore delegato non ha saputo opporre quel cambio di strategia che tutti gli chiedevano per rinvigorire la quarta casa automobilistica al mondo e che ora, nelle more della trafila per individuare il nuovo dominus, si è affidata ad un nuovo comitato esecutivo ad interim, guidato dal presidente John Elkann.
In un panorama complessivamente in affanno, il mercato nordamericano ha meritato le maggiori attenzioni, con l'azienda che, per giustificare le difficoltà, ha citato la crescente concorrenza e i maggiori cambiamenti del mercato. Ma a frenare le vendite sono stati altri fattori, come prezzi di listino elevati e meno opzioni accessibili. Circostanze che hanno fatto restare molti veicoli costosi invenduti nei lotti dei concessionari.
Nel terzo trimestre, Stellantis ha registrato un calo del 27% nei ricavi netti, poiché le lacune nel lancio di nuovi prodotti e le azioni per ridurre gli inventari hanno ridotto del 20% le spedizioni globali di nuovi veicoli.
I ricavi netti sono stati pari a 33 miliardi di euro nel terzo trimestre dell'anno, in vistoso calo rispetto ai 45 miliardi di euro registrati nello stesso periodo dell'anno scorso.
Nel deprimente panorama mondiale - in cui solo il Sud America ha avuto un andamento positivo - tutte le aree geografiche hanno registrato cali a due cifre nei ricavi. Addirittura il mercato del Nord America è crollato del 42% a 12,4 miliardi di euro.
E qui, specificamente negli Stati Uniti, Tavares era stato fortemente contestato sia dai concessionari, che dal sindacato United Auto Workers, che non gli hanno perdonato le pessime performance finanziarie.
Dopo essersi scontrato con Tavares per le sue scelte di gestione e per avere fatto ricorso a licenziamenti di lavoratori, il giudizio sulle sue dimissioni, da parte dell'UAW, non poteva che essere tagliente. Come ha fatto il presidente, Shawn Fain, che ha definito la mossa "un importante passo nella giusta direzione per un'azienda che è stata gestita male e una forza lavoro che è stata maltrattata per troppo tempo". Fain ha anche ricordato che migliaia di membri dell'UAW chiedevano da settimane il licenziamento di Tavares per quella che il sindacalista ha definito la "cattiva gestione sconsiderata dell'azienda" da parte del CEO.
"Tavares si sta lasciando alle spalle un pasticcio di licenziamenti dolorosi e veicoli costosi parcheggiati nei parcheggi dei concessionari", ha affermato Fain in una dichiarazione, aggiungendo che il sindacato non vede l'ora di sedersi con il nuovo amministratore delegato di Stellantis e "continuerà a usare tutti i mezzi disponibili" per chiedere conto all'azienda.
Ma anche in Italia Stellantis ha avuto i suoi problemi, quando molti esponenti politici hanno contestato le scelte dell'azienda, come quella di trasferire gli impianti di assemblaggio in Paesi con un costo del lavoro più basso.
Mentre la barca rischiava di affondare, in ottobre Stellantis, davanti al crollo delle vendite, aveva tagliato e sostituiti i responsabili delle operazioni in Nord America ed Europa.
In una dichiarazione rilasciata domenica, il direttore indipendente senior di Stellantis Henri de Castries ha affermato che il successo di Stellantis è "radicato in un perfetto allineamento" tra azionisti, consiglio di amministrazione della società e CEO, ma ha osservato che nelle ultime settimane erano emersi "punti di vista diversi", che hanno portato alla decisione di approvare le dimissioni di Tavares. Di fatto, quindi, ufficializzando che le dimissioni forse non sono state un gesto spontaneo di Tavares, ma la presa d'atto delle insanabilità delle divergenze con azionisti e CdA.