Economia

Deloitte: “Imprese italiane poco preparate alla sfida demografica, necessario nuovo approccio strategico”

Redazione
 
Deloitte: “Imprese italiane poco preparate alla sfida demografica, necessario nuovo approccio strategico”

In base alle stime più recenti, nel 2050 le persone di età pari o superiore a 65 anni rappresenteranno il 34,5% del totale, mentre il rapporto tra gli individui in età lavorativa e quelli in età non-lavorativa passerà dall’attuale 3:2 a 1:1, una prospettiva che chiama urgentemente le imprese italiane a innovare i propri modelli di business e gli assetti organizzativi, programmando investimenti mirati per aumentare la produttività del capitale umano e tecnologico, nonché per adattarsi e prosperare in un contesto di business profondamente diverso per il quale non esistono al momento chiari modelli di riferimento.

Deloitte: “Imprese italiane poco preparate alla sfida demografica, necessario nuovo approccio strategico”

La sfida demografica plasmerà dunque il futuro dell’Italia a livello sociale ed economico, in molteplici ambiti di intervento su cui le imprese dovranno concentrare le proprie riflessioni strategiche. Si tratta di un cambiamento profondo, come evidenziato dal report DeloitteLa sfida demografica italiana. Verso un nuovo modo di fare business”, che analizza quanto le imprese italiane siano pronte a gestire l’impatto della dinamica demografica ripensando le proprie strategie di sviluppo: “La sfida demografica italiana è l’attuale shock irreversibile che si sta abbattendo sulle organizzazioni italiane e determinerà un nuovo modo di fare business – dichiara Stefano Alfonso, Senior Partner e Deloitte Central Mediterranean Growth Leader (in foto) –. Questo scenario è una certezza con cui le imprese dovranno fare i conti ma non si tratta di una disruption come altre. A differenza di specifici “shock” come la recente pandemia, l’inverno demografico è un fenomeno multidimensionale che si sedimenta progressivamente. Le conseguenze sono molto estese, solo in parte prevedibili. Comprendere gli impatti di questo cambiamento è quindi un imperativo per tutte le organizzazioni che vogliono continuare ad essere protagoniste nel mercato negli anni a venire”.

L’inverno demografico è infatti un fenomeno che rimane ancora poco discusso a livelli apicali: nella maggior parte delle interviste condotte da Deloitte si registra una presa di coscienza del potenziale problema che rimane però spesso fuori dagli ordini del giorno dei CdA, focalizzati su altre priorità legate alla profittabilità di breve/medio periodo, denotando una marcata miopia da parte delle organizzazioni. I settori più attenti alle conseguenze delle dinamiche demografiche sono quelli che già oggi hanno un’esposizione più marcata a una clientela senior, come il comparto dei servizi finanziari e assicurativi, il real-estate, la moda e l’agroalimentare.

“Per poter prosperare nel nuovo scenario competitivo, dove il numero di persone in età lavorativa diminuirà di 5,4 milioni di unità nel 2040 con un calo del PIL nella migliore delle ipotesi del 13%, le aziende, devono già oggi investire risorse al fine di aumentare la produttività del proprio capitale umano e tecnologico. Occorre esplorare nuove strade e opportunità di interazione digitali, per aumentare la produttività dei lavoratori e concentrare il loro talento nelle attività a maggiore valore aggiunto. Un altro aspetto cruciale è investire oggi stesso nella formazione continua dei lavoratori di ogni età, in una logica di “lifelong learning”. Devono essere attivati percorsi multidisciplinari e personalizzati volti all’upskilling e reskilling delle competenze, in linea con la trasformazione digitale dell’azienda stessa, anche per attrarre maggiori risorse e talenti.

Le organizzazioni devono anche ripensare strategicamente le modalità di crescita percorribili, in modo tale da avere a disposizione le risorse, le conoscenze e la scala necessaria per progettare un modello di business idoneo a prosperare nel nuovo scenario competitivo” prosegue Alfonso, concludendo con queste parole: “L’invito alle aziendeè quello di ripensare strategicamente le modalità di crescita percorribili nel nuovo scenario, in funzione della loro specifica fase del ciclo di vita aziendale. Ad esempio, si dovranno assumere quanto prima decisioni strategiche per erogare alcune attività standardizzate in appositi “delivery centers”; sarà necessario, da un lato, valutare opportunità di acquisizioni o fusioni al fine di ottenere competenze, risorse, scala e modelli di business fortemente innovativi e, dall’altro, costituire ecosistemi di imprese per una migliore gestione di varie parti della catena del valore come nei famosi distretti e il conseguimento attraverso diversi approcci di economie di scala e di scopo. Tutte queste valutazioni strategiche, infine, dovranno essere allineate a una nuova value proposition coerente con il purpose dell’organizzazione per rafforzare il posizionamento di mercato: a differenza di altre crisi passate, il cambiamento demografico si deposita in modo più intellegibile. È miope rinviare il problema al futuro. Il momento di prepararsi e agire è adesso”.

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