Politica

Ma è veramente impossibile impedire le intrusioni illecite nei nostri conti bancari?

Redazione
L'ultima vicenda di intrusioni illecite nei conti bancari di privati cittadini ha dell'incredibile.
Incredibile non tanto per le vittime di queste scorribande (tra le quali lo stesso presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, la sorella, Arianna e persino l'ex compagno, Andrea Giambruno), quanto per la facilità con cui esse sono state messe a segno non da un hacker di quelli bravi, quelli da film (come l'ultimo, beccato a violare le banche dati e le ''casseforti'' dei documenti di procure e forze di polizia) , ma da un semplice funzionario di banca che, così pare dalle indagini, per due anni ha curiosato in casa d'altri.

Ma è veramente impossibile impedire le intrusioni illecite nei nostri conti bancari?

Nella rete di questo travet di Banca Intesa - della sede di Bitonto, quindi periferica rispetto ai gangli importanti del colosso bancario - sono finiti, secondo quanto scrive il quotidiano Domani, oltre alla famiglia Meloni, annessi compresi, anche uomini politici: dal presidente della Giunta regionale della Puglia, Michele Emiliano, e di quello del Veneto, Luca Zaia, al ministro Raffaele Fitto, in rampa di lancio per diventare commissario europeo, e ai suoi colleghi Guido Crosetto (Difesa) e Daniela Santanché (Turismo). Per non parlare del fatto che, tra coloro che hanno visto ''controllati'' i conti in banca ci sono stati il procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo e di quello di Trani, Renato Nitti.

Dire che questa storia è singolare non cancella la sensazione di sorpresa e sbigottimento che genera apprendere che un funzionario di una filiale, non della sede centrale (dove si presuppone che il meccanismo delle credenziali di accesso al sistema interno sia ai massimi livelli), ma di una filiale, fosse nella condizione di fare quel che gli pareva, peraltro senza che, al momento, se ne capiscano le ragioni.
Lo poteva fare perché, essendo Banca Intesa la tesoriera dei parlamentari, è anche la custode dei loro ''segreti'' in termini di consistenza dei depositi e di quant'altro gravita intorno.

Per due anni, dice oggi la procura di Bari che sta indagando, questa attività illecita è andata avanti, senza che nessuno si avvedesse che, celato dietro codici e tastiera, qualcuno spiava. Per fare cosa delle informazioni è quello che ora cercano di capire gli inquirenti, messi sull'avviso dalla segnalazione di un cliente di Banca Intesa che ha chiesto un accertamento sugli accessi al suo conto tenendo che qualcuno lo stesse spiando. L'indagine interna ha portato all'identificazione del ''reprobo'', immediatamente licenziato. Ma se le sue finalità erano illegali, il danno è stato già fatto, anche per i numeri degli accessi (che sarebbero enormi), che, lo ha scritto Domani, hanno coinvolto, oltre a politici e magistrati, anche imprenditori, militari, sportivi.
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