Cresce l’attenzione dei Consigli di amministrazione delle società italiane quotate in Borsa per i temi della sostenibilità, mentre si attenuano gli squilibri di genere negli organi di vertice con una presenza femminile nei board oltre la percentuale minima fissata per legge. In aumento la partecipazione degli azionisti alle assemblee. Stabile, invece, la situazione degli assetti proprietari, che confermano la scarsa contendibilità del controllo delle imprese.
Questi, in sintesi, alcuni degli elementi principali tratti dalla fotografia scattata per il 2023 nell’ultimo Rapporto sulla corporate governance delle società italiane quotate a Piazza Affari, pubblicato dalla Consob.
L’interesse crescente per il complesso tematico sintetizzato nell’acronimo Esg (Environmental, Social and Governance, cioè ambiente, sociale e governo delle imprese) si riflette nell’incremento dei comitati cosiddetti endoconsiliari, istituiti all’interno dei Consigli di amministrazione. Da segnalare, in particolare, la diffusione del comitato sostenibilità, presente a fine 2022 in 123 società che rappresentano il 94,5% della capitalizzazione di Borsa. Cinque anni prima, nel 2017, si erano dotate di un comitato sostenibilità solo 45 aziende pari al 61% della capitalizzazione.
Si rafforza in parallelo anche la presenza delle donne negli organi di amministrazione e di controllo delle quotate. Alla fine del 2023 la quota degli incarichi di amministrazione ricoperti da donne ha raggiunto il 43% a fronte di una soglia minima del 40% normativamente prescritta. Resta, però, minoritaria la presenza delle donne nei ruoli apicali, cioè nella posizione di amministratore delegato (20 casi) e di presidente (31); in crescita, tuttavia, rispetto ai dati corrispondenti del 2019, rispettivamente 17 e 26. L’attenuazione degli squilibri di genere ha comportato, tra l’altro, un innalzamento del livello di istruzione e una diversificazione del background professionale negli organi di vertice.
Per quanto riguarda le assemblee, il Rapporto - giunto quest’anno alla sua dodicesima edizione – evidenzia per le 100 società a più alta capitalizzazione un tasso medio di partecipazione pari al 78% del capitale, il livello più alto dal 2012, primo anno di rilevazione. In calo la presenza degli investitori istituzionali esteri, scesa nella stagione assembleare 2023 al 18,2% del capitale (dal 19,3% di un anno prima), mentre è in lieve crescita la quota degli investitori istituzionali italiani (3% nel 2023 dal precedente 2,6%).
La fotografia del Rapporto conferma l’elevata concentrazione proprietaria che caratterizza il sistema finanziario domestico. Nel 2023 la quota del maggiore azionista risulta pari in media al 49% in linea con il valore del 2021 e in lieve aumento rispetto al 46% del 2011. Si riduce nel 2023 la componente degli investitori istituzionali nell’azionariato delle quotate italiane, presenti in 51 società (-24% rispetto alle 64 del 2019). Il calo riguarda, in particolare, gli istituzionali esteri, che compaiono in 40 società contro le 55 del 2019, mentre è in lieve aumento la presenza degli istituzionali italiani, rilevata in 17 società (14 nel 2019).