"Ogni uomo vorrebbe essere come Gerard Butler in 300", ammettono candidamente gli intervistati dal Guardian che, invece di chiudersi in palestra e buttare la chiave per conquistare i muscoli sfavillanti dell’attore quando ahilui (per la fatica) ha deciso di interpretare Leonida di Sparta, l’eroe delle Termopili, preferiscono dedicarsi ad altro: pelle lucida e tesa? Macché.
Barba, baffi e le sosia di Angelina: come prendere il meglio della chirurgia plastica ed evitare illusioni
Capelli folti e svettanti su una capa di tutto rispetto? Nemmeno. I poverini, incredibile, ma vero, hanno deciso di emulare la star per la barba. Ebbene sì. E per ottenerla sono pronti a sfidare fobie (l’aereo) e dolore (chi bello vuole apparire…) anche per transumare in massa verso la Turchia, nuova patria della chirurgia estetica e, soprattutto, dei trapianti. E citano Arora, 47enne dell’Essex, vittima come tutti noi dell’estetica anni Novanta, tra supermodel e popstar. Nel suo caso, galeotto fu il pizzetto di George Michael, oggetto del desiderio per chi aveva sempre avuto "baffetti a chiazze".
Così, durante la pandemia, periodo in cui la richiesta di interventi di chirurgia estetica è schizzata alle stelle (nessuno può essere bello su Zoom. Nessuno), i lockdown, con la loro irresistibile combinazione di tempo libero e reddito disponibile, hanno reso il desiderio di Arora realtà.
E pure a due passi da casa sua: la Harley Street Hair Clinic, nel centro di Londra, esegue trapianti di capelli da oltre 15 anni. Le procedure per la barba seguono lo stesso principio: i chirurghi usano un ago per estrarre i peli, o "unità follicolari", in genere dalle aree più spesse dei capelli nella parte posteriore della testa. Questi innesti possono quindi essere inseriti in aree meno pelose del cuoio capelluto o del viso tramite piccoli tagli nella pelle.
Khan, direttore esecutivo della clinica, afferma che l'estrazione di unità follicolari era inizialmente utilizzata solo per le barbe delle vittime di traumi, come i soldati con ferite da schegge. La sua clinica avrebbe avuto una mezza dozzina di pazienti di questo tipo all'anno, ma con l'aumento della consapevolezza del trapianto di capelli, grazie in parte a celebrità come Wayne Rooney, che ha ripristinato la sua attaccatura dei capelli nel 2011, l'interesse per il ripristino della barba ha iniziato a crescere, prima di esplodere dal 2020 in poi.
Ovviamente, e in particolare in questo campo, non è però tutto oro quello che riluce e i cialtroni sono sempre dietro l’angolo come conferma Spencer Stevenson, importante mentore per uomini calvi noto online come Spex: "È ancora un Far West, questo settore", dice ricordando che "puoi fare un brutto trapianto di capelli e a volte farla franca, ma con la barba è tutta un'altra storia perché è sul viso", afferma. "Non puoi metterci un cappello".
Greg Williams, ex chirurgo che si occupava di ustionati passato al trapianto di capelli nel 2012, afferma che la chirurgia spesso non è una buona opzione per uomini con una significativa mancanza di “copertura” e mette in guardia dai rischi connessi al turismo dei trapianti, dall'aumento di cliniche illegali nel Regno Unito e dagli agenti di vendita aggressivi che prendono commissioni per le procedure senza offrire ai pazienti la possibilità di incontrare i chirurghi: "È chiaro che esiste un mercato nero e che ci sono persone non formate che usano i pazienti solo per fare soldi", afferma Özlem Biçer, un chirurgo per il ripristino dei capelli che opera a Istanbul dal 1998. Con il suo team cura solo un paziente al giorno e i suoi prezzi sono paragonabili a quelli dei chirurghi nel Regno Unito: "Ma il mercato nero è un problema in tutto il mondo, non solo in Turchia".
Per le donne, da secoli valutate per bellezza e giovinezza (inutile prendersi in giro), il discorso è ancora più complesso: si abbassa l’età in cui si ricorre per la prima volta al chirurgo plastico, i social promuovono visioni del tutto avulse dalla realtà, i trend si susseguono a ritmo vorticoso ed è difficile mantenersi al passo.
In più, il mercato presenta migliaia di improvvisati attratti da guadagni facili che mettono costantemente a repentaglio la salute delle pazienti. L’ultimo caso è avvenuto a Roma dove una donna è deceduta a causa della sepsi insorta per una liposuzione effettuata in ambulatorio, si sospetta senza le necessarie misure igieniche e preventive atte ad arginare i danni di un’operazione chirurgica non effettuata dove dovrebbe esserlo: in sala operatoria.
Allora, come difendersi?
A cosa si deve stare attenti prima di un intervento di chirurgia plastica? La dottoressa Stefania Bizzarri, medico estetico a Roma, avverte: "Innanzitutto, il chirurgo plastico non può essere scelto su Instagram o Tiktok: il chirurgo bravo e di fama difficilmente ricorre a questi canali per farsi pubblicità. È essenziale che sia uno specialista in chirurgia plastica, perciò controllare sempre l’appartenenza all’Ordine dei medici e le specializzazioni sul curriculum, che è sempre pubblico, quindi si trova anche in internet. Poi, informarsi dove opera il medico: un’operazione deve essere sempre fatta in una sala operatoria con caratteristiche specifiche e dove sia presente anche un anestesista, non presso uno studio medico. È molto importante anche quello che il medico dice rispetto a un intervento: quindi, seguire una certa prassi. A seconda dell’intervento, a volte è importante anche dormire nella struttura e non tornare a casa, come per esempio nel caso di una mastoplastica additiva, un'addominoplastica o una liposuzione, un intervento da non sottovalutare poiché possono formarsi emboli. Infine, il costo dell’operazione: se è troppo basso insospettirsi perché la sala operatoria ha un costo, la degenza ha un costo, l’aiuto del chirurgo ha un costo così come l’anestesista. Quando il prezzo è troppo basso c’è un risparmio da qualche parte e già questo è un allarme".
Ma anche parlare con il medico e stabilire un rapporto di fiducia è essenziale. Il medico "deve dare rassicurazioni, spiegando l’intervento nei dettagli", prosegue Bizzarri, sottolineando anche l’importanza del consenso informato e dei risultati.
''Il medico - spiega - deve essere onesto e dire cosa si può ottenere e cosa no. Non fidarsi di chi dice, sarà un intervento al top e avrai risultati eclatanti: questo no. Il corpo umano non è un computer e non si può mai essere al cento per cento certi di un risultato, ma non si deve mai far sperare il paziente con l’illusione di un risultato che non potrà mai raggiungere". Insomma, non tutti possono diventare Angelina Jolie o Gerard Butler ed è bene farsene una ragione: pena denaro e speranze sprecate.