Le minacce del futuro presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, di ricorrere alla "forza economica" contro il Canada e le sue industrie per spianare la strada ad una ''annessione'', per farlo diventare il 51/mo Stato americano, stanno suscitando preoccupazione e incredulità.
Trump, ieri, nel corso di una conferenza stampa a Mar-a-Lago, in Florida, una delle sue residente, ha affermato che potrebbe usare leve economiche per spingere il Canada a diventare parte degli Stati Uniti, sollevando ancora una volta la questione del deficit commerciale e affermando che gli Usa non hanno bisogno di acquistare legname, latticini o automobili canadesi.
Canada: le mire espansionistiche di Trump provocano rabbia e incredulità
Flavio Volpe, presidente dell'Automotive Parts Manufacturers' Association, di cui fa parte dil 90 per cento dei produttori di componenti per il settore, ha affermato che i commenti di Trump dimostrano che non capisce quanto siano interconnessi il settore automobilistico tra Canada e Stati Uniti.
Trump ha minacciato di imporre una tariffa del 25 per cento sulle merci provenienti da Canada e Messico, citando preoccupazioni relative alla sicurezza dei confini.
Volpe ha affermato che la minaccia è una follia e provocherebbe un'immediata reazione da parte delle case automobilistiche statunitensi e dei loro azionisti, attraverso azioni legali e altri mezzi.
I commenti più ampi di Trump sull'annessione del Canada agli Stati Uniti, insieme alle sue dichiarazioni sull'annessione del Canale di Panama e della Groenlandia, dimostrano che vuole seminare il caos, ha affermato Volpe.
"Cioè, di cosa stiamo parlando?" ha chiesto Volpe, affermando che le minacce sollevano problemi più grandi del settore canadese dei ricambi e del settore automobilistico stesso.
"Si tratta di un'azienda molto, molto più grande di un produttore di utensili a Windsor o di un fornitore di plastica soffiata a Markham", ha affermato Volpe. "Ad alcuni uomini piace semplicemente guardare il mondo bruciare, e credo che lui sia uno di quelli."
Per Volpe ''non abbiamo bisogno di nulla di ciò che hanno loro, Abbiamo più di loro."
Duane Bratt, politologo della Mount Royal University, ha affermato che i commenti di Trump dimostrano che non capisce il commercio: ''lo vede come un bilancio. Se non hanno bisogno di beni canadesi, perché dovrebbero continuare a comprarli? Non è un sussidio. Perché gli americani comprano così tanti prodotti canadesi per centinaia di miliardi di dollari? Perché il prodotto è buono, o il prezzo è buono, o una combinazione dei due."
C'è chi propende per una strategia di attesa, quello che, semplificare, si potrebbe riassumere in un approccio del tipo "aspettiamo e vediamo", evitando al contempo qualsiasi minaccia di ritorsione. Il primo ministro Justin Trudeau ha risposto già ieri ai commenti di Trump affermando che "non c'è la minima possibilità che il Canada diventi parte degli Stati Uniti".
"I lavoratori e le comunità di entrambi i nostri Paesi traggono vantaggio dall'essere reciprocamente i maggiori partner commerciali e di sicurezza", ha aggiunto Trudeau in un post sui social media.
Nel caso in cui Trump dovesse mettere in atto le sue misure protezionistiche, qualche esperto ha suggerito di reagire imponendo tariffe ed embarghi su prodotti come il vino della California o il whisky del Tennessee.
Il governo federale potrebbe anche tassare i servizi digitali utilizzati di frequente dai canadesi, come Netflix, Amazon o Uber, oppure colpire il settore turistico statunitense tassando coloro che trascorrono le vacanze in destinazioni soleggiate come la Florida o la California durante i mesi invernali.