In Italia ci sono oltre mille cadaveri che nessuno ha mai cercato, nessuno ha pianto e nessuno ha rivendicato. Persone scomparse dal mondo in silenzio, private persino dell’ultimo gesto d’amore: un nome sulla tomba.
Secondo i dati del Commissario straordinario per le persone scomparse, aggiornati al 30 aprile di quest'anno, sono 1.108 i corpi senza identità custoditi negli obitori o già tumulati in tombe anonime, spesso segnate soltanto da una croce di legno scheggiata, povera come le vite che rappresentano.
L’Italia dei corpi dimenticati
Una strage silenziosa che non fa notizia, ma racconta molto di noi. La società che dimentica i suoi ultimi è una società che dimentica se stessa. La regione più colpita è il Lazio, con 269 corpi non identificati, di cui 251 solo nella capitale. Numeri che fanno impressione e che confermano quanto Roma, città millenaria e madre di tanti, possa diventare anche cimitero senza nome.
In Lombardia si contano 180 corpi senza identità, più della metà solo a Milano (101). Poi c’è la Puglia con 65, di cui 25 a Foggia, e ancora la Toscana, la Liguria, la Sardegna.
Statistiche, queste, che tracciano una geografia della solitudine e dell’abbandono.
I profili delle vittime sono i più disparati: migranti dispersi nei loro viaggi della speranza, senzatetto morti per strada o in rifugi di fortuna, anziani smarritisi e mai più ritrovati, suicidi silenziosi. Altri vengono trovati nei boschi, lungo i binari, sulle rive dei fiumi, o persino nei letti di ospedali in cui hanno esalato l’ultimo respiro senza che nessuno li venisse a riconoscere.
Per restituire a queste persone almeno un nome e una storia, nove Regioni italiane hanno siglato un protocollo operativo con l’obiettivo di identificare i cadaveri abbandonati. Tutto parte dalla Lombardia, che nel 2024 ha fatto da apripista. A seguire: Lazio, Liguria, Abruzzo, Puglia, Molise, Basilicata, Toscana e, più recentemente, anche la Sardegna.
Il cuore del progetto è la creazione di una procedura uniforme a livello nazionale, fondata sulla raccolta di campioni biologici dai cadaveri e dalle persone scomparse, da inserire nella banca dati del DNA del Ministero dell’Interno. Un’operazione complessa, che coinvolge prefetture, procure, istituti di medicina legale, comuni e forze dell’ordine.
''L'obiettivo è estendere questa iniziativa a tutte le regioni" - ha dichiarato all’Adnkronos il vicequestore Angelo Casto, dell’Ufficio del Commissario straordinario per le persone scomparse . "Vogliamo creare le basi per un protocollo nazionale unificato. Le procedure stabiliscono regole precise per l’acquisizione dei campioni biologici, che, previa autorizzazione dell’autorità giudiziaria, vengono inseriti nella banca dati del DNA. Questo database è uno strumento cruciale per dare finalmente un’identità ai cadaveri senza nome''.
Ma, anche se le procedure per consentire un futuro riconoscimento, come il prelievo di reperti da cui estrarre il DNA, più della metà di questi corpi rimane ancora senza identità. A oggi, sono circa 650 quelli che hanno ricevuto una sepoltura grazie all’intervento economico dei Comuni, in un atto di pietà che supplisce alla mancanza delle famiglie.