C'è qualcosa di profondamente macabro nel nostro modo di salutare l'anno vecchio. Un bisogno ancestrale di rumore, di luce che squarcia il buio, di fragore che segna un confine. Eppure, mentre noi brindiamo sotto una pioggia di scintille colorate, un mondo parallelo al nostro vive l'incubo. Animali che si nascondono terrorizzati, cuori che battono all'impazzata, ali che si spezzano contro vetrate invisibili nel buio.
Botti di Capodanno: la strage invisibile
Il WWF torna a lanciare il suo appello, come ogni anno che si avvicina al 31 dicembre. Chiede a tutti i Comuni di vietare i botti di Capodanno con apposite ordinanze, una misura che molte città hanno già adottato. Ma, come ricorda l'associazione ambientalista, "il livello di rispetto delle regole è ancora troppo basso da parte dei cittadini". E così, nonostante i divieti, nonostante le campagne di sensibilizzazione, la notte di San Silvestro continua a trasformarsi in un campo di battaglia acustico. Petardi e fuochi d'artificio non sono solo un fastidio passeggero. Provocano traumi profondi, disorientamento totale, fughe disperate. Gli animali domestici e selvatici vivono uno shock che spesso ha conseguenze mortali. Ma c'è di più. Anche la vegetazione paga il suo tributo: le temperature elevatissime e le scintille possono innescare incendi, bruciare chiome e tronchi. I residui chimici poi ricadono sul suolo, compromettendo la salute di alberi e aiuole urbane, quelle stesse che ci ostiniamo a piantare per rendere le nostre città più verdi. E poi c'è l'inquinamento atmosferico, tutt'altro che trascurabile. Metalli pesanti, particolato, perclorati: un cocktail tossico che aleggia nell'aria mentre noi festeggiamo. Una tradizione che nel corso degli anni ha lasciato dietro di sé anche morti e feriti gravi tra le persone. Viene da chiedersi: non è forse giunto il momento di abbandonarla? Di trovare alternative più dolci, per noi e per chi ci vive accanto senza poter protestare? Esistono fuochi a basso rumore, giochi di luci silenziose che sanno essere altrettanto spettacolari.
La scienza ha iniziato a mappare l'impatto di questa nostra tradizione. Uno studio condotto a Valencia, in Spagna – dove in primavera si svolgono manifestazioni pirotecniche – ha scoperto che gli effetti ecologici del rumore possono protrarsi nel lungo periodo, influenzando negativamente il ciclo riproduttivo dei passeri. Non è un fastidio momentaneo, dunque. È un trauma che si insinua nelle vite di creature che già devono affrontare mille altre sfide per sopravvivere. In Austria, i ricercatori hanno monitorato venti oche selvatiche durante la notte di Capodanno.
I risultati sono agghiaccianti: il battito cardiaco medio è schizzato del 96%, passando da 63 a 124 battiti al minuto. La temperatura corporea è salita da 38°C a 39°C, e questi effetti si sono protratti fino al mattino successivo. Bang e flash di luce interferiscono con comportamenti delicatissimi come l'accoppiamento o le migrazioni, lasciando strascichi che possono manifestarsi anche nei mesi e negli anni a venire. E i nostri amici a quattro zampe? Un'indagine dell'azienda Weenect del 2024, condotta su 652 animali domestici tra cani e gatti, ha rivelato dati inquietanti: il 26% si nasconde, il 20% tenta di fuggire, e tra il 16% e il 24% manifesta uno stress persistente, anche diverse ore dopo i fuochi. C'è una ragione fisiologica precisa. Cani e gatti possiedono un udito molto più affinato del nostro. Noi percepiamo suoni tra circa 20 e 20.000 Hz, ma un cane può udire frequenze fino a 60.000 Hz e un gatto fino a 70.000 Hz. Quello che per noi è un botto festoso, per loro è un'esplosione devastante. Anche gli animali d'allevamento – mucche, cavalli, conigli – subiscono conseguenze gravi: lo spavento intenso può provocare traumi, stress elevato e, nei casi estremi, persino l'aborto.
Le stime parlano chiaro, anche se troppo spesso ignorate. Ogni anno in Italia migliaia di animali muoiono a causa dei botti di fine anno. Di questi, circa l'80% sono animali selvatici, soprattutto uccelli. Rapaci che, spaventati, perdono l'orientamento e finiscono contro ostacoli invisibili nella notte. Molti abbandonano improvvisamente il loro dormitorio invernale – alberi, siepi, tetti – e vagano al buio senza trovare riparo. Muoiono per il freddo, esausti per il dispendio energetico improvviso in una stagione già crudele, caratterizzata da basse temperature e scarsità di cibo. Sono vittime silenziose di una festa che non gli appartiene. Creature che pagano con la vita il nostro bisogno di rumore e spettacolo. Forse è davvero arrivato il momento di ripensare le nostre tradizioni. Non si tratta di rinunciare alla gioia, al desiderio di celebrare il passaggio verso l'ignoto di un anno nuovo. Si tratta di farlo con maggiore consapevolezza, con quella sensibilità che ci rende veramente umani.
Esistono alternative meravigliose: fuochi silenziosi, spettacoli di luci che incantano senza ferire, modi per salutare l'anno che arriva senza seminare terrore in chi ci vive accanto. Perché se c'è una cosa che dovremmo augurarci per l'anno nuovo, è un mondo in cui la nostra felicità non debba costare così tanto agli altri. Un mondo in cui il cielo notturno possa restare un luogo di pace, dove ogni creatura – che abbia due o quattro zampe, piume o pelliccia – possa guardare alle stelle senza paura. E forse, in quel silenzio ritrovato, scopriremo che anche per noi c'è una festa più vera, più profonda. Una festa che non ha bisogno di esplodere per essere ricordata.