FOTO: Louise Nevelson: Volcanic Magic XXXV, 1985, cartoncino, pittura e legno su tavola
Per molti è stata la “Grande dame della scultura contemporanea”.
“Femminile e femminista”, come scriveva del suo lavoro Germano Celant, A Bologna arriva Louise Nevelson, “grande dame della scultura contemporanea” si è auto-affermata in una cultura maschile.
Per reincorporare l’esperienza femminile nella storia ha portato nella sua scultura quello che la donna esclusa dalla storia ha conservato nei millenni: il rapporto magico, alchemico, astorico primitivo con la natura incontaminata, in contrapposizione al razionalismo tecnologizzato maschile. E per fare questo ha utilizzato una scultura caratterizzata da materiali primigeni come la pietra o il legno, impregnata di miti, pratiche alchemiche, rappresentazioni rituali delle antiche civiltà.
Lija Isaakivna Berljavs'ka, appunto Louise Nevelson, scultrice ucraina naturalizzata statunitense, una delle prime donne artista a ottenere un solido riconoscimento nel sistema artistico contemporaneo già a partire dagli inizi degli anni Quaranta grazie alle sue grandi sculture monocrome nere, bianche, e oro create con assemblaggi di materiali di recupero, arriva a Bologna.
Fino al 20 luglio nelle sale del piano nobile di Palazzo Fava, decorate dal ciclo di affreschi commissionati nel 1584 a Ludovico, Annibale e Agostino Carracci dall’allora proprietario dell’edificio, Filippo Fava, la prima mostra dedicata a Louise Nevelson nella città di Bologna arriva a 120 anni dal suo trasferimento da Kiev, città nella quale nacque, agli Stati Uniti, dove si ricongiunse al padre emigrato qui qualche anno prima. Era l’unico modo per sfuggire al clima persecutorio contro gli ebrei diffusosi nel suo paese di origine. Il trasferimento oltreoceano segnò una svolta nella vita della giovanissima Louise che proprio negli Stati Uniti troverà la sua emancipazione come donna e il suo successo come artista.
Sebbene fosse sposata con Charles Nevelson e nonostante fosse madre di un figlio, la scultrice sentì talmente limitante il ruolo di moglie e madre che nel 1941 divorziò dal marito per dedicarsi completamente all’arte. Negli anni Cinquanta vide le sue opere entrare a far parte delle collezioni dei maggiori musei americani, tra cui il MoMA di New York. Nel 1962 espose nel padiglione statunitense della Biennale di Venezia e nel 1967 ottenne una prima vasta retrospettiva al Whitney Museum di New York a cui seguirono numerose altre mostre nel mondo.
Cuore dell’esposizione bolognese sono le iconiche sculture di grandi dimensioni in legno dipinto.
Se nella prima sala svettano le celebri e monumentali sculture autoportanti, in legno dipinto di nero, come il grande Senza titolo del 1964, la Sala Rubianesca sfodera alcuni esemplari della serie delle cosiddette “porte” in legno dipinto di nero, sospese a parete, realizzate nel 1976 “incastonando”parti di oggetti come schienali, gambe di sedie.
Se la terza sala accoglie sculture in legno dipinto di nero e sospese a parete, formate da assemblaggi di elementi tipografici, la quarta tappa, la Sala Albani ripercorre la stretta relazione tra il lavoro di Louise Nevelson come scultrice e la pratica del collage e degli assemblaggi che l’ha accompagnata per tutta la sua vita.
Nella Sala Cesi, oltre a trovarsi davanti a una “rivelazione” caratterizzata da acqueforti inedite del 1953, unite a serigrafie del 1975, raramente conosciute ed esposte prima, il pubblico si imbatte in una video-intervista del 1978, registrata in occasione dell’apertura della Chapel of the Good Shepherd, a New York. Interamente progettata dall’artista con sculture in legno dipinto di bianco, sancisce il passaggio alla vera e propria trasfigurazione alchemica dal nero del piombo allo scintillio dell’oro.
Ecco nella suggestiva Sala Carracci i grandi collage su legno dipinto sospesi a parete, mentre ad attirare lo sguardo è una grande scultura autoportante (The Golden Pearl, 1962). Lo sguardo si sofferma sulle opere in cui l’oro prende il posto del nero per divenire colore dominante.
La mostra è aperta da martedì a domenica dalle 10 alle 19. Ultimo ingresso alle 18. Chiuso lunedì.