Ambiente & Sostenibilità

Assoimmobiliare, 1.600 miliardi fermi sui conti, serve un ponte tra capitali e bisogni sociali

Redazione
 
Assoimmobiliare, 1.600 miliardi fermi sui conti, serve un ponte tra capitali e bisogni sociali
L’Italia resta una meta privilegiata per gli investimenti internazionali nel real estate, ma il potenziale dei capitali domestici è ancora largamente inespresso. Così si è espressa Confindustria Assoimmobiliare durante l’Assemblea 2025, svoltasi alle Scuderie di Palazzo Altieri, in cui è emerso come solo il 35% degli investimenti immobiliari provenga da risorse italiane, mentre appena il 17% del patrimonio immobiliare terziario sia detenuto da investitori istituzionali. In Francia e Germania la quota supera il 40%.

Assoimmobiliare, 1.600 miliardi fermi sui conti, serve un ponte tra capitali e bisogni sociali

“Per rispondere alla grande sfida dell’affordable housing e alla carenza di offerta abitativa serve rendere il settore immobiliare attrattivo per il mercato dei capitali”, ha dichiarato il presidente Davide Albertini Petroni (in foto). “Negli ultimi dieci anni gli investimenti esteri sono cresciuti e oggi rappresentano il 65% del totale in Italia, ma il vero potenziale risiede nei capitali domestici, che restano in gran parte inattivi: 1.600 miliardi di euro giacciono sui conti correnti, erosi dall’inflazione, mentre potrebbero essere impiegati per sostenere progetti di rigenerazione urbana, housing accessibile e transizione green.”

Secondo le stime presentate in Assemblea, nei prossimi anni il Paese avrà bisogno di oltre 635 mila nuove abitazioni, per un fabbisogno complessivo di 150 miliardi di euro, oltre a studentati, strutture di senior living, presidi sanitari, data center e poli logistici. “Si tratta di investimenti che non possono essere sostenuti dal solo settore pubblico né dalla proprietà individuale, ha proseguito Albertini Petroni, ma richiedono un ponte stabile tra capitali privati e bisogni sociali, con un quadro normativo e fiscale trasparente e incentivante.”

Preoccupano, in questo senso, le misure della legge di Bilancio che prevedono un aumento di due punti percentuali dell’IRAP per banche e assicurazioni, misura che, se applicata ai gestori di fondi immobiliari, rischierebbe di penalizzare il comparto. “Colpire fiscalmente gli OICR significa ridurre la capacità di investire nella rigenerazione del patrimonio e nell’abitare sostenibile”, ha avvertito il presidente, chiedendo di escludere SGR e SICAV dall’applicazione della norma.

Assoimmobiliare ha avanzato una serie di proposte per favorire la crescita del settore: armonizzare le regole per i veicoli di cartolarizzazione, allineare il trattamento fiscale con quello previsto per le SIIQ, confermare la segregazione patrimoniale dei fondi di investimento, aggiornare il regime di trasparenza fiscale, e riconoscere agli immobili abitativi in locazione da parte di investitori professionali la natura di beni strumentali, così da rendere deducibili i costi e stimolare nuovi investimenti.

Infine, la riforma dell’IVA per gli immobili abitativi è indicata come chiave per un mercato più competitivo e inclusivo, rendere opzionale l’imponibilità per operatori professionali e introdurre un’aliquota agevolata per i locatari, spiega l’associazione, consentirebbe di ampliare in modo stabile e sostenibile l’offerta abitativa in locazione a prezzi accessibili.

“Abbiamo messo al centro il settore immobiliare come leva sociale e competitiva, ha concluso Albertini Petroni, ma per passare dalle parole ai fatti servono regole chiare, strumenti competitivi e procedure snelle.”
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