Nell’aprile del 1945, Doris Zinkeisen varca i cancelli appena spalancati del campo di concentramento di Bergen-Belsen, muto di un orrore fino a quel momento senza nome, mentre la voce inconfondibile di Richard Dimbleby traduceva la desolazione per la BBC.
Tra memoria e rinascita: le artiste che hanno vissuto la Seconda Guerra Mondiale in mostra a Londra
Formata alla Royal Academy e impegnata come infermiera per la Croce Rossa Britannica, Zinkeisen divenne una cronista visiva di un’epoca in frantumi, incaricata di fissare su tela l’indicibile, dando vita a Human Laundry, opera straziante in cui alcune infermiere, con gesti al contempo freddi e devoti, lavano i corpi scheletrici dei sopravvissuti, trasformando l’atto pittorico in un memoriale di resistenza all’oblio.
Oggi, ottanta anni dopo il Giorno della Vittoria in Europa, la sua opera, che include alcuni dei suoi dipinti della Croce Rossa, come l'incendio di Belsen nel maggio 1945 e gli ospedali militari in Francia e Belgio, oltre a rappresentazioni di guerra di proprietà del Museum of the Order of St. John, risuona con rinnovata forza nella suggestiva cornice della Oxo Tower di Londra, in una mostra curata da Mehzebin Adam-Suter per il Museo della Croce Rossa Britannica.
Nella suggestione dell’arte, fiamme, volti segnati e memorie dolorose si fondono in un affresco potente, alimentato da aneddoti che raccontano del viaggio verso Belsen su un’auto requisita a Himmler e di visioni spettrali impresse nell’anima, mentre il suo nome, insieme a quello di altre artiste della Seconda guerra mondiale, si erge contro un sistema che a lungo aveva relegato le donne alla mera rappresentazione del dramma domestico o delle corsie d’ospedale, ritrovando nuova luce in opere e documentari, come War Paint – Women at War di Margy Kinmonth, che ridestano la forza di uno sguardo femminile in un mondo in continua trasformazione.
Testimonianze emblematiche di questa visione sono anche quelle di Rachel Reckitt, di Gladys Hynes con la sua Crucifixion, che mostra un aviatore disteso sulla fusoliera di un aereo, di Priscilla Thorneycroft e di Olga Lehmann, pittrice e muralista, la cui vita cambiò quando la sua casa e il suo studio nel nord di Londra furono distrutti nel giorno del suo primo anniversario di matrimonio nell'ottobre del 1940: "Ciò la spinse a diventare un'artista di guerra", raccontò all'Observer suo figlio Paul Huson, autore di fiction televisive. Verso la fine della sua vita, Lehmann scrisse le sue memorie, pubblicate privatamente per alcuni amici e familiari.
Ricordando il blitz sulla capitale britannica, scrisse di "essere tornata a casa una sera con un brivido minaccioso prima di realizzare che era stata colpita direttamente e giaceva in macerie. Nel mio stordimento, ho salvato alcuni quadri, portandoli fuori sottobraccio": un episodio che la segnò per sempre, trasformandosi poi in arte rivoluzionaria e memoria indelebile di un’epoca il cui eco sussurra ancora oggi, soprattutto in un’Europa pronta al riarmo.