Si è spento ieri a Milano, nella sua casa e ad un passo dal traguardo dei 99 anni che avrebbe compiuto proprio oggi, Arnaldo Pomodoro, gigante della scultura contemporanea che ha disseminato le sue opere nei luoghi simbolo dell’umanità: dalle Nazioni Unite a New York al Cortile della Pigna in Vaticano, dalla Farnesina di Roma alla sede dell’Unesco a Parigi, fino a Los Angeles, Dublino, Brisbane.
Scultura: addio a Arnaldo Pomodoro, ha squarciato la perfezione per cercare il mistero
A darne notizia è stata la Fondazione che porta il suo nome, guidata da Carlotta Montebello, custode e interprete del pensiero del Maestro. “Con la sua scomparsa – ha detto la direttrice – il mondo dell’arte perde una delle sue voci più autorevoli, lucide e visionarie. Ma la sua energia creativa, la forza delle sue idee, continueranno a guidarci”.
Nato a Montefeltro, allora provincia di Rimini, il 23 giugno 1926, Pomodoro ha attraversato quasi un secolo di storia dell’arte mantenendo uno sguardo sempre proiettato al futuro. Geometra di formazione, orafo per vocazione, artista per necessità interiore, ha vissuto a Pesaro durante l’infanzia prima di approdare a Milano nel 1954, città che sarebbe divenuta la sua casa e il fulcro della sua produzione. Nel capoluogo lombardo Pomodoro ha dato forma alle sue prime grandi intuizioni artistiche: superfici incise, rilievi segnici, esplorazioni tra bidimensionalità e profondità. In quegli anni, carichi di fervore culturale, nasce anche il sodalizio con Lucio Fontana e il gruppo “Continuità”, fucina di sperimentazioni e scambi intellettuali che avrebbero segnato la traiettoria della scultura italiana del secondo Novecento.
Pomodoro ha reso riconoscibili nel mondo le sue celebri sfere bronzee, strutture geometriche perfette, eppure sempre ferite, squarciate, incise. Opere che mettono in scena la tensione fra la forma ideale e il caos della materia viva. Un linguaggio unico, capace di raccontare la complessità dell’essere attraverso la scultura. Nel 1966 una delle sue opere più iconiche, una sfera di oltre tre metri di diametro, fu commissionata per l’Expo di Montreal. Da lì iniziò il viaggio internazionale del suo lavoro: Milano, Roma, Copenaghen, Darmstadt, ma anche campus universitari americani come Stanford, Berkeley e il Mills College, dove Pomodoro è stato docente, seminando pensiero artistico tra le nuove generazioni.
Ma il suo impegno non si è limitato alla scultura monumentale: Pomodoro ha anche esplorato il teatro, progettando scenografie per la tragedia greca, l’opera lirica, la musica contemporanea. Ha costruito "macchine sceniche" come lui stesso amava chiamarle, in cui il bronzo prendeva voce nel buio delle quinte. Tra le sue opere ambientali più straordinarie c’è il Labirinto di via Solari, a Milano: un’opera immersiva di 170 metri quadrati, alta quasi quattro metri, nascosta sotto l’ex fabbrica delle Officine Meccaniche Riva Calzoni. Realizzato in vetroresina, con finiture che richiamano il bronzo, il Labirinto è un viaggio nell’immaginario dell’artista, tra riferimenti al teatro, incisioni e rilievi che raccontano la genesi del suo linguaggio.
L’opera, tornata accessibile al pubblico nel marzo scorso dopo un lungo restauro, è il simbolo vivente della visione di Pomodoro: “Non ho mai creduto a fondazioni che celebrano un solo artista come un unicum. L’artista è parte di un tessuto culturale, il suo contributo deve essere attivo, vivo”, scriveva.
Per questo la Fondazione Arnaldo Pomodoro, oggi diretta da Montebello, è più di un archivio: è un laboratorio di idee, una fucina progettuale rivolta al futuro e ai giovani. “Il meglio deve ancora venire – scriveva ancora il Maestro – questo è solo un inizio. Nelle mie intenzioni, il progetto deve radicarsi, fare della continuità un elemento ineludibile”. Un’eredità non solo artistica, dunque, ma culturale, etica, intellettuale.
Numerosi i messaggi di cordoglio. Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha voluto ricordarlo con parole dense: “La sua scomparsa lascia un grande vuoto nel mondo dell’arte. Le sue opere, presenti nei più importanti musei del mondo, hanno inciso profondamente nella storia della scultura contemporanea”. Anche la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha voluto esprimere il suo rammarico: “Con profondo dispiacere ho appreso della scomparsa di Arnaldo Pomodoro, maestro della scultura che ha scolpito l’anima dell’Italia. La sua arte ha dato lustro al genio italiano nel mondo”.
Fratello maggiore di Giorgio ‘Gió’ Pomodoro, anch’egli scultore, Arnaldo ha sempre concepito il proprio lavoro come un dialogo continuo con la materia, il tempo e lo spazio. Persino nei suoi ultimi anni – segnati da una lucidità creativa rara – ha continuato a guardare avanti, come se ogni opera fosse solo l’inizio di un’altra. Nel 2023, una grande retrospettiva promossa da Fendi al Palazzo della Civiltà Italiana aveva celebrato la sua lunga carriera. Non come un bilancio, ma come una tappa ulteriore. Proprio Fendi ha scelto di custodire una delle sue opere più rappresentative, Ingresso nel labirinto, nella sede milanese di via Solari, come testimonianza permanente di una visione che ha unito arte, industria e memoria.