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Apple sfida Bruxelles con un ricorso da 500 milioni di euro e accende il dibattito sulla libertà degli sviluppatori

Redazione
 
Apple sfida Bruxelles con un ricorso da 500 milioni di euro e accende il dibattito sulla libertà degli sviluppatori
Apple ha ufficialmente impugnato davanti al Tribunale dell’Unione Europea la maxi-multa da 500 milioni di euro inflitta ad aprile dalla Commissione europea. Al centro della contesa ci sono le restrizioni “anti-steering” che, secondo Bruxelles, avrebbero impedito agli sviluppatori di informare liberamente gli utenti su modalità di acquisto alternative al di fuori dell’App Store. La sanzione rappresenta una delle prime applicazioni concrete del Digital Markets Act (DMA), il regolamento europeo nato per frenare gli abusi di posizione dominante dei big tech.

Apple sfida Bruxelles con un ricorso da 500 milioni di euro e accende il dibattito sulla libertà degli sviluppatori

La risposta di Apple non si è fatta attendere. In una nota inviata a Bloomberg, l’azienda ha definito la multa “senza precedenti” e ha accusato la Commissione di imporre regole che creano confusione per sviluppatori e utenti, andando “oltre quanto previsto dalla legge”. Il gruppo di Cupertino contesta in particolare l’obbligo di gestire l’App Store con modalità che, a suo avviso, comprometterebbero l’esperienza utente e metterebbero a rischio la sicurezza.

Pur avendo presentato ricorso entro la scadenza del 7 luglio, Apple si è adeguata formalmente alle nuove disposizioni europee per evitare sanzioni giornaliere fino a 50 milioni di euro. A fine giugno, infatti, la società ha introdotto una struttura tariffaria complessa che permette agli sviluppatori di inserire link attivi verso canali di pagamento esterni, ma con condizioni economiche articolate: commissioni che vanno da un 2% iniziale a un 13% a seconda dei servizi scelti. Chi decide di non inserire link attivi ma solo di menzionare offerte esterne paga invece una tariffa forfettaria ridotta.

Queste modifiche, tuttavia, non hanno convinto del tutto gli sviluppatori. Epic Games, storica rivale di Apple, ha definito le nuove regole “una farsa”, criticando la continua imposizione di costi e vincoli. Anche tra gli utenti si registra un dibattito acceso: da un lato la possibilità di accedere a metodi di pagamento esterni potrebbe favorire una maggiore concorrenza e prezzi più competitivi, dall’altro rimane il timore per potenziali rischi legati alla sicurezza delle transazioni.

Parallelamente, la Commissione europea ha avviato una fase di consultazione per verificare la conformità delle modifiche introdotte da Apple, riservandosi la possibilità di ulteriori interventi. In gioco non c’è solo il rispetto delle regole europee, ma anche il futuro della gestione dei marketplace digitali, sempre più centrale nelle dinamiche economiche globali.

La battaglia legale si inserisce in un contesto internazionale in fermento. Negli Stati Uniti, la storica causa Epic Games vs Apple ha già messo in discussione il modello chiuso dell’App Store: la giudice Yvonne Gonzalez Rogers ha vietato a Apple di impedire agli sviluppatori di indicare opzioni di acquisto alternative e ha definito il comportamento dell’azienda “anti-competitivo”. Sebbene la sentenza americana non abbia smantellato completamente il sistema di Cupertino, ha aperto la strada a una maggiore libertà per sviluppatori e utenti, alimentando un dibattito che oggi risuona anche in Europa.

Il parallelismo tra Bruxelles e Washington è indicativo di un cambiamento globale, e cioè la crescente pressione dei regolatori contro il controllo totale delle big tech. Se in Europa il DMA fornisce una cornice normativa vincolante, negli USA la questione resta più legata alle decisioni giurisprudenziali, in attesa di eventuali leggi federali che potrebbero ridefinire le regole del gioco.
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