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L'analisi linguistica di Briatore e la sua gerarchia dell'italiano comprensibile

di Redazione
 
L'analisi linguistica di Briatore e la sua gerarchia dell'italiano comprensibile
A quanto pare, l'Italia non è solo unita sotto la bandiera e la passione per la pizza, ma ora anche sotto il metro di giudizio linguistico di Flavio Briatore. L'imprenditore, noto per le sue uscite colorite, si è cimentato in una performance di critica sociolinguistica degna di un dibattito da bar, ma andata in onda su Rete 4 a Realpolitik.

Il protagonista involontario di questa epica gaffe? Il nostro beniamino del tennis, Jannik Sinner. L'altoatesino, fresco di polemiche (oramai croniche) per la mancata partecipazione alla Coppa Davis, ha ricevuto una sperticata lode da Briatore. Una lode così "al miele" da lasciarti la carie: Sinner, a detta del manager, parlerebbe italiano "meglio di certi meridionali".

E qui, cari lettori, dobbiamo inchinarci alla saggezza briatoriana. Dopo anni di studi, dialettologia, e faticose ricerche sull'identità nazionale, arriva l'illuminazione: il test definitivo dell'italianità è la comprensibilità del proprio accento da parte di Flavio Briatore. Un criterio inattaccabile, insomma.

"Io capisco più Sinner che non certa gente del meridione che io non capisco". - Flavio Briatore, eroe della chiarezza linguistica.

A quanto pare, la capacità di Sinner di destreggiarsi tra italiano, tedesco e inglese lo eleva a un livello di purezza linguistica che surclassa intere regioni. Immaginiamo già la scena: Briatore con l'auricolare bilingue per parlare con un cameriere napoletano.

Alla pronta e ironica obiezione del conduttore Tommaso Labate - che, data la sua provenienza, temeva di finire nel "calderone" - Briatore ha rincarato la dose con un'argomentazione granitica. Ha precisato di avere amici napoletani, ma che per comprenderli appieno necessiterebbe di sottotitoli.

Quindi, non è questione di accento, cadenza, o ricchezza del lessico. È proprio che, per l'imprenditore, il dialetto o l'inflessione marcata suonano come una lingua aliena. Dimenticate secoli di storia e cultura, la musica, la poesia, il teatro, o la genialità linguistica dei dialetti italiani. A quanto pare, il problema non è la scarsa familiarità del manager con la fonetica locale, ma l'incredibile incapacità dei meridionali di parlare un "italiano standard-briatoriano".

Alla fine, Briatore ridimensiona la sua affermazione parlando delle qualità umane di Sinner, definendolo "una persona normale, è un ragazzo molto educato". E forse è qui la vera chiave di lettura: il sudore e il talento sportivo di un campione sono macchiati da un accento troppo "impegnativo" per le orecchie del jet-set. Jannik, con la sua educazione teutonica e la sua pronuncia nitida e senza fronzoli regionali, è l'italiano-tipo che vorremmo tutti: un campione di successo che non ci costringe a sforzare troppo l'udito.

Ringraziamo Briatore per questa preziosa lezione di italianità. Ora sappiamo che il passaporto non basta, serve anche un certificato di chiarezza fonetica emesso da un campione di Formula 1 prestato alla ristorazione. E la prossima volta che un napoletano, un calabrese, o un siciliano vorrà esprimersi, magari dovrà prima passare un corso accelerato di pronuncia altoatesina.
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