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Stop all’accattonaggio con gli animali, il Consiglio comunale di Trento approva la stretta

Redazione
 
Stop all’accattonaggio con gli animali, il Consiglio comunale di Trento approva la stretta

A Trento l’uso dei cani durante la richiesta di elemosina non sarà più ammesso. La decisione è arrivata al termine di una seduta consiliare sorprendentemente compatta, con 37 voti favorevoli e un’unica astensione, e segna un cambio netto nel Regolamento di polizia urbana. È stata infatti cancellata la parte dell’articolo 85 bis che, per anni, aveva consentito a chi chiedeva aiuto in strada di dichiarare un “legame autentico con il proprio cane” e di impedire così qualsiasi sequestro dell’animale, purché indicato come “compagno di vita”.

 

Stop all’accattonaggio con gli animali, il Consiglio comunale di Trento approva la stretta

 

Un inciso che, nella quotidianità, aveva finito per svuotare ogni possibilità di verifica, perché bastava quella semplice autodichiarazione per fermare gli agenti della polizia locale. La modifica non nasce dal nulla, ma da un accumularsi di segnalazioni e inchieste informali che negli ultimi anni hanno messo in luce un fenomeno sempre più preoccupante. I controlli hanno infatti portato alla luce cani trasportati da un comune all’altro, spesso in condizioni precarie, talvolta addirittura sedati per suscitare maggiore compassione. Un contesto che ha convinto l’amministrazione a intervenire, nel tentativo di sgretolare una zona grigia normativa che, di fatto, permetteva abusi difficili da contrastare.

 

In aula, il primo firmatario della proposta, Renato Tomasi del Gruppo Misto, ha voluto riportare l’attenzione sull’urgenza del tema, sottolineando che “le persone chiedono elemosina per i motivi più disparati. Ma non c'è motivo per compiere crudeltà sugli animali. Non è possibile verificare in strada se l'animale sia davvero un compagno di vita”. Un passaggio che fotografa la radice del problema: l’impossibilità, per chi interviene sul territorio, di distinguere un vero rapporto affettivo da un uso strumentale dell’animale. Nel dibattito si sono inserite proposte operative da più parti politiche.

Giuseppe Urbani, esponente di Fratelli d’Italia, ha chiesto che il Comune valuti “la creazione di oasi temporanee nei canili per accogliere i cani sequestrati”, immaginando una rete di accoglienza che protegga gli animali nell’immediato senza appesantire le strutture già esistenti. Sul fronte dei controlli è intervenuta Filomena Chilà per il Pd-Psi, presentando un ordine del giorno che mira a rafforzare la vigilanza e suggerendo che “si valuti l'affidamento temporaneo del cane al canile e la redazione di un report sugli effetti su persona e animale”. Tra gli interventi più duri figurano quelli di alcuni consiglieri della Lega, convinti che dietro a molte delle presenze in strada ci siano movimenti organizzati difficili da intercettare.

La loro posizione è rimasta ferma: “la maggior parte delle persone che elemosinano con i cani vengono dal nord-est con i furgoni. È giusto levare loro quelle povere creature”. Un giudizio netto, che interpreta la delibera come un necessario strappo rispetto a un sistema che, secondo loro, tutela più gli sfruttatori che gli animali coinvolti. La città di Trento, ora, si prepara a dare attuazione alla nuova norma, con la consapevolezza che l’intervento non risolverà da solo il fenomeno dell’accattonaggio organizzato, ma potrà quantomeno garantire una protezione immediata a cani spesso impiegati come strumenti di persuasione. Resta da capire come verrà strutturata la rete di controllo e quali effetti concreti produrrà la misura nei prossimi mesi, ma il segnale politico è arrivato forte e chiaro. Almeno si spera.

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