Esteri

Un piano in venti punti: Trump detta le sue condizioni, Netanyahu accetta, Hamas ancora no

di Diego Minuti
 
Un piano in venti punti: Trump detta le sue condizioni, Netanyahu accetta, Hamas ancora no

Donald Trump, accogliendo Benjamin Netanyahu alla Casa Bianca, sapeva di avere in tasca un piano di pace per il Medio Oriente che il suo interlocutore avrebbe accettato, ma solo perché il primo ministro di Israele non potrebbe altrimenti, visto che la guerra a Gaza City e nella Striscia non potrà andare avanti senza l'assenso di Washington.

Il piano, in venti punti, alcuni dei quali certo non facili da attuare, di fatto segnerebbe, se accettato da Hamas, la fine del movimento islamico che, sino ad oggi, è sopravvissuto perché intorno al dramma di Gaza e, più un generale, dei palestinesi le nazioni arabe gli sono state accanto o, almeno, non l'hanno osteggiato apertamente.

Ma il sì al piano di Trump potrebbe non arrivare nel giro di poco tempo e per questo, per renderlo più accettabile da parte di Hamas, il presidente americano ha spinto, insieme, sull'acceleratore della trattiva e sul freno della minaccia palese, quando ha detto che se non arrivasse un sì, toccherà a Netanyahu e al suo esercito finire la partita.

Il piano però parte in salita, e non solo per quello che Hamas dirà o farà. Perché, ad esempio, Netanyahu s'è messo già per traverso rispetto ad un futuro della Striscia in cui anche l'Autorità palestinese reciti un ruolo.
Per lui, l'Autorità Palestinese non può avere un ruolo nel futuro governo di Gaza senza cambiare pelle, riprendendo un pensiero di Trump, che ha sempre chiesto ad Abu Mazen di mostrare un vero interesse alla pace. 

"Apprezzo - ha detto Netanyahu rivolto a Trump - la sua ferma posizione secondo cui l'Autorità Palestinese non potrebbe avere alcun ruolo a Gaza senza subire una trasformazione radicale e genuina". Il che significa che dall'ANP ci si aspetta ben più che un assenso, ma una adesione ad un modello in cui certo oggi non si può riconoscere, cedendo quindi ad una richiesta di Netanyahu che ha il sapore di un meccanismo ad escludendum, se non accettato.

"Non sarà una sorpresa per voi che la stragrande maggioranza degli israeliani non abbia fiducia che il leopardo dell'Autorità Palestinese cambierà le sue macchie - ha affermato Netanyahu -. Ma piuttosto che aspettare questa miracolosa trasformazione, il vostro piano fornisce un percorso pratico e realistico per Gaza nei prossimi anni, in cui Gaza sarà amministrata – né da Hamas né dall'Autorità Palestinese –, ma da coloro che si impegnano per una vera pace con Israele".

Il riferimento del primo ministro di Israele è al punto del piano che prevede un organo di transizione per governare Gaza, in attesa di passare la mano all''Autorità Palestinese, a patto che completi un "programma di riforme". Quali siano le riforme e chi le debba materialmente elaborare resta ancora non chiarito.

Per parte sua, Washington, nel piano, non esclude un ruolo politico dell'Autorità Palestinese nella futuro della Striscia: "Mentre lo sviluppo di Gaza avanza e quando il programma di riforma dell'Autorità Palestinese sarà fedelmente eseguito, potrebbero finalmente esserci le condizioni per un percorso credibile verso l'autodeterminazione e la creazione di uno Stato palestinese, che riconosciamo come l'aspirazione del popolo palestinese".

Di certo nel piano degli Stati Uniti non si pensa nemmeno che Hamas possa avere un ruolo nel futuro di Gaza.

Però Donald Trump ha voluto coinvolgere Hamas - né avrebbe potuto fare altrimenti - nel futuro processo di pace. 

Per Trump, "è tempo" che Hamas accetti un un accordo di pace, e ha motivato il suo auspicio dicendo che nella formazione islamista potrebbe esserci una nuova volontà dopo mesi di pesanti perdite. "Questo è un Hamas diverso da quello con cui avevamo a che fare, perché sono stati uccisi oltre 20.000 persone. La loro leadership è stata uccisa in tre occasioni. Quindi si ha davvero a che fare con persone diverse da quelle con cui abbiamo avuto a che fare negli ultimi quattro-cinque anni".

Trump ha affermato che Israele e altri alleati regionali hanno accettato la sua proposta in 20 punti, ma che dovranno ancora convincere Hamas a firmare.
 
"Se Hamas rifiuta l'accordo, il che è sempre possibile, sono gli unici rimasti", ha detto Trump, rivolgendosi al primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu. "Ma in caso contrario, come sai Bibi, avresti un sostegno più pieno per fare ciò che dovresti fare". Cioè gli Stati Uniti non si opporrebbero a qualsiasi evoluzione del conflitto sul terreno, pur opponendosi all'annessione della Cisgiordania.

Dell'auspicabile processo di pace Donald Trump sarà parte attiva, poiché, presiederà un "Consiglio di pace" di transizione per supervisionare la riqualificazione di Gaza una volta terminata la guerra.

Trump ha detto che non è stata una sua decisione dirigere l'organismo"Credetemi, sono molto occupato", ha detto – ma ha detto che era comunque d'accordo. I leader del mondo arabo e di Israele e tutte le persone coinvolte mi hanno chiesto di farlo".

Del Consiglio di pace farebbero parte altri capi di Stato e anche l'ex primo ministro britannico Tony Blair, che ha svolto un ruolo importante nello sviluppo del nuovo piano. Rivolgendosi ai palestinesi, Trump ha detto che gli Stati Uniti stanno offrendo loro l'opportunità di "assumersi la responsabilità del loro destino" attraverso il loro piano di pace, aggiungendo che l'Autorità palestinese avrebbe solo se stessa da "incolpare" se la pace non fosse raggiunta.

"Sfido i palestinesi ad assumersi la responsabilità del loro destino, perché è quello che stiamo dando loro", ha detto Trump. ''Non vogliono - ha aggiunto - la vita che hanno avuto. Hanno avuto una vita dura con Hamas. Se l'Autorità palestinese non completerà le riforme che ho delineato, la mia visione per la pace nel 2020, dovrà incolpare solo se stessa".

"Nessuno sa cosa riservi il futuro ai palestinesi, ma il piano che presentiamo oggi - ha detto ancora - è focalizzato sulla fine immediata della guerra, sul recupero di tutti i nostri ostaggi, sulla restituzione di tutto – difficile da credere quando lo si dice – e sulla creazione di condizioni durature, la sicurezza israeliana e il successo palestinese".

Tra i punti del piano, uno prevede che tutti gli ostaggi nelle mani di Hamas siano rilasciati entro 48 ore dall'accordo, stabilendo una tabella di marcia per Gaza una volta terminata la guerra.

Il rilascio degli ostaggi – circa 20 dei quali si pensa siano ancora vivi – sarebbe in cambio di un ritiro graduale delle truppe israeliane da Gaza, secondo la fonte.

Il piano negherebbe ad Hamas qualsiasi ruolo futuro nel governo di Gaza, chiedendo due livelli di governo ad interim nel territorio: un organismo internazionale globale e un comitato palestinese.

Non c'è una tempistica nella proposta per l'organismo internazionale di passare la guida di Gaza all'Autorità Palestinese (ANP), che esercita l'autogoverno nominale in alcune parti della Cisgiordania occupata e deve affrontare pesanti restrizioni da parte di Israele.

Il piano non indica che gli Stati Uniti sosterrebbero la creazione di uno Stato palestinese, ma la riconosce come un'aspirazione dei palestinesi.

  • Non è solo luce e gas, è l'energia di casa tua.
  • Villa Mafalda Radiologia Interventistica
  • Enel Prima Vera - Rata Vera
  • Fineco Change is Good
  • Fineco Change is Good
  • Fineco Change is Good
  • Fineco Change is Good
Rimani sempre aggiornato sulle notizie di tuo interesse iscrivendoti alla nostra Newsletter
Notizie dello stesso argomento
Un piano in venti punti: Trump detta le sue condizioni, Netanyahu accetta, Hamas ancora no
30/09/2025
di Diego Minuti
Un piano in venti punti: Trump detta le sue condizioni, Netanyahu accetta, Hamas ancora no
Usa, il copione di ripete: lo shutdown incombe, e Trump minaccia licenziamenti di massa
29/09/2025
Redazione
Usa, il copione di ripete: lo shutdown incombe, e Trump minaccia licenziamenti di massa
World Media Headlines: Trump-Netanyahu alla Casa Bianca tra guerra e diplomazia
29/09/2025
Barbara Leone
World Media Headlines: Trump-Netanyahu alla Casa Bianca tra guerra e diplomazia
Moldova: larga vittoria degli europeisti, ma i filo-russi non ci stanno
29/09/2025
Redazione
Moldova: larga vittoria degli europeisti, ma i filo-russi non ci stanno